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Segnalazione  compromissione sito di ricovero e svernamento di Chirotteri [Gennaio 2024]

                                                                                                                                                                                                                                                 Venezia, lì 9 gennaio 2024

Spett.le Ufficio Biodiversità Regione del Veneto
turismo@pec.regione.veneto.it

Spett.le Polizia Metropolitana di Venezia
Dirigente Nicola Torricella
Nicola.torricella@cittametropolitana.it

Oggetto: LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli Sezione di Venezia,  segnalazione  compromissione sito di ricovero e svernamento di Chirotteri in località Venezia – Dese, richiesta accertamenti.

Spett.li Uffici,

e’ giunta segnalazione alla Sezione Lipu di Venezia dell’abbattimento in corso di una vecchia siepe – boschetto con alberature di 15 – 18 metri situata nell’ambito stradale di Venezia – Marcon precisamente all’uscita tangenziale in direzione Marcon (VE). Detto sito risulta quasi completamente isolato in quanto oltre alle strade è perimetrato da un canale CUAI Consorzio Unico Acquedotti Industriali. Veniva descritto, nonostante l’isolamento detto, sito di circa ha 0,5,  ha sviluppato delle caratteristiche proprie di conservazione di diverse specie probabilmente anche rettili ed anfibi in Allegato Direttiva Habitat in quanto presenti nelle aree attigue quali il Bosco di Mestre, l’Oasi Cave Gaggio Nord, il sito SIC ZPS Cave Gaggio – Praello Sud, Bosco di Meolo, Bosco delle Crete di Quarto d’Altino.  Dal momento il fondo rimane chiuso e recintato rimane impossibile effettuare un accertamento o censimento delle specie presenti. Veniva segnalato dal richiedente come desunto da osservazioni esterne, che  il sito rappresenti un rifugio per diversi esemplari  di Chirotteri, con alberi vecchi portatori di  seccume ed incavi, alberi con marciume,  esteso strato di copertura di Edera helix, ed altri elementi riconducibili ad un sito per il ricovero e  svernamento per dette specie.

In considerazione di quanto esposto si richiede alle ss.vv. l’effettuazione di un sopralluogo al fine di valutare l’effettiva consistenza della segnalazione circa la presenza in loco, di Pipistrelli, ad ora in letargo entro le cavità. Nonché appurare le condizioni e le autorizzazioni per cui  il sito viene smantellato nonostante la sua importanza come elemento di discontinuità, per tutela della biodiversità in un area fortemente antropizzata ed urbanizzata.

All’uopo si rammenta che i Chirotteri sono  tutelati da Leggi nazionali e da Direttive e Convenzioni Internazionali:

La Legge 11 febbraio 1992, n°157  “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio“, la legge quadro in materia di fauna selvatica e attività venatoria, che identifica i Chirotteri come appartenenti alla fauna “particolarmente protetta”.

La Convenzione di Berna, “Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa”, elaborata nel 1979 e resa esecutiva in Italia dalla Legge 5 agosto 1981, n°503. Per questa convenzione le specie “minacciate d’estinzione e vulnerabili” meritano particolari attenzioni di conservazione (art. 1, comma 2) e vengono individuate nell’Allegato II (“Specie di fauna rigorosamente protette”). In tale Allegato sono elencati tutti i Chirotteri europei ad eccezione di Pipistrellus pipistrellus.

La Convenzione di Bonn sulle specie migratrici appartenenti alla fauna selvatica, resa esecutiva in Italia dalla Legge 25 gennaio 1983, n. 42, che promuove la periodica valutazione dello stato di conservazione delle specie, le attività di monitoraggio e di approfondimento delle conoscenze sulle popolazioni.

Il Bat Agreement, “Accordo sulla conservazione delle popolazioni di pipistrelli europei – EUROBATS“, reso esecutivo in Italia con la Legge 27 maggio 2005, n. 104. È un testo normativo nato per concretizzare gli obiettivi della Convenzione di Bonn relativamente alle specie di Chirotteri europei, definite “seriamente minacciate dal degrado degli habitat, dal disturbo dei siti di rifugio e da determinati pesticidi”.

La Direttiva 92/43/CEE relativa alla “Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche“, nota come Direttiva Habitat attuata in via con D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, integrato e modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120.


Sulla base delle norme citate è quindi vietato abbattere, catturare, detenere e commerciare esemplari di qualsiasi specie di Chirottero italiano (artt. 21 e 30 della L. 157/92; art. III del Bat Agreement – EUROBATS; art. 6 della Convenzione di Berna; art. 8 del D.P.R. 357/1997 e ss.mm.).
Deroghe possono essere ottenute per catture a scopo di studio, attraverso la richiesta specifica alle autorità predisposte.
Le violazioni sono sanzionate penalmente in base all’art. 30 della L. 157/92 e alle successive integrazioni.

E’ inoltre vietato arrecare disturbo agli esemplari, in particolare durante le varie fasi del periodo riproduttivo e durante l’ibernazione, nonché alterare o distruggere i siti di rifugio (art. 6, cap. III della Convenzione di Berna; art. 8 del D.P.R. 357/97 modificato con D.P.R. 120/2003). Relativamente a quest’ultimo aspetto, sono citati i “siti di riproduzione”, “di sosta” e “di riposo”, e quindi tutte le tipologie di siti di rifugio utilizzate dai Chirotteri risultano interessate dalla disposizione.
Cordialmente

Il delegato  Lipu Sez. Venezia

Dr. Gianpaolo Pamio

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Notizie dal territorio

Oasi Lycaena ex “Cave di Salzano”: rilevazioni e osservazioni

Venezia, li 31 agosto 2024 

Alla Regione del Veneto Direzione Turismo U.O. Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi turismo@regione.veneto.it 

Direzione Foreste, Selvicoltura e Sistemazioni Idraulico Forestali Unità Organizzativa Foreste e Selvicoltura direzioneforeste@regione.veneto.it 

All’Amministrazione Comunale di Salzano 
Sindaco del Comune di Salzano Luciano Betteto 
luciano.betteto@comune.salzano.ve.it 

Assessore all’Ambiente del Comune di Salzano 
Vecchiato Stefano 
stefano.vecchiato@comune.salzano.ve.it 

Alla Città Metropolitana di Venezia 
Funzionari politiche ambientali 
Direttore Generale dott. Nicola Torricella 
nicola.torricella@cittametropolitana.ve.it 

Responsabile Politiche ambientali 
Dott.ssa Annamaria Pastore 
annamaria.pastore@cittametropolitana.ve.it 

Dott. Diego Frasson 
guido.frasson@cittametropolitana.ve.it 

Associazione Napea 
napeaoasi@gmail.com 

Osservazioni presso l’OASI LYCAENA “EX CAVE DI SALZANO” – Sito IT3250008 della rete Natura 2000 con classificazione di ZPS e SIC 

Spettabili Enti, 

Si invia in allegato relazione tecnica inerente le rilevazioni relative alla fauna ornitica effettuate presso l’Oasi Lycaena di Salzano, sito Natura 2000 con classificazione di Zona di Protezione Speciale e Sito di Interesse Comunitario. 

Come illustrato nella check list fenologica si evidenzia che nell’anno in corso è stata riscontrata la presenza delle specie di seguito riportate, che richiedono particolare tutela in quanto elencate nell’allegato I della Direttiva 79/409/CE “Uccelli”, così come modificata con Direttiva 2009/147/CE, di cui si riporta estratto in calce alla presente (1): 

  • Sterna comune (Sterna hirundo
  • Nitticora (Nycticorax nycticorax
  • Airone bianco maggiore (Ardea alba
  • Garzetta (Egretta garzetta
  • Nibbio bruno (Milvus migrans
  • Martin pescatore (Alcedo atthis
  • Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major
  • Averla piccola (Lanius collurio
  • Marangone minore (Phalacrocorax pygmaeus o Microcarbo pygmaeus

Si evidenzia con allarme inoltre che negli ultimi anni la presenza di alcune specie nidificanti, con particolare riferimento al cannareccione (Acrocephalus arundinaceus) e alla cannaiola comune (Acrocephalus scripaceus) o alla cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris), tipiche delle aree umide, non è stata rilevata. 

Non è stata altresì rilevata la presenza di altre specie, come la poiana comune (Buteo buteo), che nidificano nelle zone boschive. 

Si rammenta che “Birds in Europe 4”, lo studio sullo stato di conservazione degli uccelli selvatici nel nostro continente realizzato nel corso del 2023 dalle associazioni partner di BirdLife Europe, ha rivelato che il 38% del totale delle specie di uccelli selvatici che si riproducono in Europa si trova in un cattivo stato di conservazione. 

Alla luce di quanto sopra esposto le scriventi Associazioni intendono pertanto porre in evidenza l’importanza strategica di questo sito, che rappresenta un habitat di vitale importanza per specie tutelate 

dalle normative europee ed altre specie la cui conservazione è a rischio, nonché un importante anello di congiunzione con gli altri siti della rete Natura 2000. 

In particolare evidenziano la rapida e preoccupante regressione dei canneti, che sta interessando tutta la zona mediterranea, che rischia di compromettere la biodiversità favorita dalla vegetazione di cui sono costituiti. 

Manifestano inoltre preoccupazione per l’impatto ambientale che potrebbero avere eventuali interventi edilizi e/o l’avvio di attività commerciali e/o industriali nelle aree situate nelle immediate vicinanze del sito. 

Ringraziando per l’attenzione si porgono distinti Saluti. 

Il delegato della Sezione Lipu di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio 

Il presidente della OdV WWF Venezia e Territorio 
Dr. Roberto Sinibaldi 

Il presidente del Circolo Legambiente del Miranese
Dr. Pierluigi Paloscia 

Il presidente dell’associazione Venezia Birdwatching
Emanuele Stival 

Allegato: Check list fenologica dell’oasi Lycaena – cave di Salzano (VE) aggiornata al 2024 

(1) DIRETTIVA 2009/147/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 30.11.2009 concernente la conservazione degli uccelli selvatici – Estratto 

“ Articolo 4 

  1. Per le specie elencate nell’allegato I sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per garantire la sopravvivenza e la riproduzione di dette specie nella loro area di distribuzione. 

(omissis) 

  1. Gli Stati membri adottano misure analoghe per le specie migratrici non menzionate all’allegato I che ritornano regolarmente, tenuto conto delle esigenze di protezione nella zona geografica marittima e terrestre a cui si applica la presente direttiva per quanto riguarda le aree di riproduzione, di muta e di svernamento e le zone in cui si trovano le stazioni lungo le rotte di migrazione. A tale scopo, gli Stati membri attribuiscono un’importanza particolare alla protezione delle zone umide e specialmente delle zone d’importanza internazionale. “ 
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Notizie dal territorio

Apre la stagione di caccia: emergono già le prime criticità

Venezia, settembre 2024

La scrivente Associazione, trae delle considerazioni a seguito i giorni di preapertura della stagione venatoria prevista nel Calendario 2024 – 2025 per la Regione Veneto. I giorni considerati sono (dopo la bocciatura del TAR circa l’ apertura alla Tortora selvatica nonché con un ulteriore sentenza la sospensione di gran parte del Calendario Venatorio per il mese di settembre) il 7 e 8 settembre per la caccia in appostamento a Ghiandaia, Gazza, Cornacchia nera, Cornacchia grigia, Colombaccio.  La stagione venatoria si è aperta domenica 15 settembre, giorni di riposo venatorio il martedì e venerdì.  Nel territorio veneziano sono svariate le richieste di intervento e di lamentale dei cittadini giunte ai telefoni cellulari dei volontari  LIPU.  Alcuni erano addirittura increduli si potesse sparare con tanta intensità, nei primi due giorni in certe zone si è sparato ininterrottamente dall’alba al tramonto, spaventando ed intimorendo i cittadini che erano all’aria aperta. Al Bosco di Mestre, cui a debita distanza era stata installata un sistema denominato a “giostra” perfettamente legale  ove con finti uccelli, roteando, richiamano altri esemplari da colpire, si è sparato moltissimo. Nella zona di Camponogara (VE) veniva segnalato il primo giorno di apertura che un cacciatore per inseguire la preda si era addentrato sin davanti l’uscio di casa, creando allarme tra gli occupanti dell’abitazione.

Balia nera femmina © Zanforlin Antonio

Sono anche arrivate notizie che non si sono rispettati i giorni di preapertura, e si è sparato anche in altri giorni non consentiti. La pratica della caccia in preapertura anche solo nei confronti  di specie che non rappresentano criticità numeriche, se non il fatto che molti esemplari sono giovani od addirittura appena usciti dal nido, rimane un forte elemento di disturbo per tutte le specie, valutando anche possono essere  

colpite accidentalmente. Il territorio della penisola italiana si presta per vocazione morfologica all’accoglienza  e transito di centinaia di specie di uccelli, trovandosi in piena rotta migratoria dal Nord Europa al Sud Mediterraneo, Africa e Medio Oriente e viceversa. La caccia di pre-apertura va ad incidere sul patrimonio aviario in migrazione in maniera significativa, anche su specie particolarmente protette, uccelli già stremati dalla sottrazione di habitat, incendi, alluvioni, da corridoi sicuri sempre più ridotti, da estremi climatici come trombe d’aria, che possono distruggere migliaia di esemplari in volo in pochi minuti, a questo si aggiunge un’azione di disturbo a terra: al punto che gli esemplari non possono riposare od alimentarsi in tranquillità. Nelle  migrazioni di migliaia di chilometri verso il sito di svernamento,  l’insufficiente forma fisica, sovente porta alla morte dell’esemplare.  Per i motivi su elencati l’ISPRA l’Istituto Superiore di Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente, nel parere obbligatorio, ma non vincolante,  richiesto nella stesura dei Calendari Venatori  come previsto dall’art. 18 comma 4 Legge 157- 1992 si esprime negativamente nell’esecuzione di questa pratica. 

Circa le criticità nelle migrazioni dovute ai cambiamenti climatici rimane esaustiva la scheda aggiornata al 31.12.2023 dell’ ISPRA  sullo “STATO DI SALUTE DELLE POPOLAZIONI DI UCCELLI MIGRATORI” autori Jacopo G. Cecere, Simona Imperio:

“(…) L’indicatore fornisce un quadro dello stato di salute delle popolazioni di uccelli passeriformi migratori comuni in Europa attraverso una valutazione della resilienza delle specie migratrici al cambiamento climatico. L’aumento delle temperature primaverili dovute al riscaldamento globale comporta un anticipo stagionale dell’attività vegetativa e quindi del picco di presenza di insetti. Di conseguenza, se i migratori non anticipano in ugual misura l’arrivo ai siti riproduttivi non trovano abbondanza di prede nel momento in cui devono alimentare i pulcini. Un mancato anticipo della data di migrazione si traduce quindi in una bassa resilienza delle popolazioni migratrici ai cambiamenti climatici, con effetti negativi sulla loro sopravvivenza. Viene quindi analizzatala la variazione temporale della data di arrivo dei passeriformi migratori presso i siti di sosta utilizzati dopo l’attraversamento del Sahara e del Mar Mediterraneo durante il viaggio primaverile dall’Africa verso i siti riproduttivi europei. Sulla base dell’analisi della data di migrazione di 10 specie di uccelli contattate in 26 stazioni di inanellamento aderenti al Progetto Piccole Isole di ISPRA nel periodo 1988-2022 (35 anni), si rileva che il 50% delle specie prese in considerazione mostra un anticipo della data di migrazione troppo lento (di circa 1 giorno ogni 7+ anni) per essere definito sufficiente a contrastare gli effetti del cambiamento climatico”.

Principali riferimenti normativi e obiettivi

Direttiva Uccelli (2009/147/CE). Obiettivo: mantenere le specie di uccelli in uno stato di conservazione soddisfacente. 

Convenzione di Bonn – CMS – Convenzione sulle Specie Migratrici appartenenti alla fauna selvatica. Obiettivo: garantire alle specie migratrici un buon stato di conservazione. 

Legge 157/92 – Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Obiettivo: mantenere le specie di uccelli in uno stato di conservazione soddisfacente (…).

Nelle nostre zone gli ornitologi hanno censito delle forti migrazioni in anticipo di piccoli passeriformi come la Balia nera Ficedula hypoleuca, migratore di lungo raggio (dai 5000 ai 9.000 km.) proveniente dalla Penisola Scandinava e dalla Russia e diretta nell’Africa Subsahariana. 

Tantissimi sono i passeracei in transito nella nostra Penisola in questo periodo, anche poco noti come il Beccafico Sylvia borin, Forapaglie comune Acrocephalus schoenobaenus,  Saltimpalo Saxicola torquatus, Stiaccino Saxicola rubetra Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros, Pettazzurro Luscinia svecica, Culbianco Oenanthe oenanthe, Salciaiola Locustella luscinioides, Sterpazzolina comune Sylvia cantillans, Bigiarella, Occhiocotto Sylvia melanocephala, Magnanina Sylvia undata, e molte altre.

Nei Piani Faunistici Venatori non vengono considerati i cosiddetti “effetti collaterali”: dati di BirdLife International e dell’IUCN Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, designano inconfutabilmente uno scenario per un prossimo rischio rarefazione e successivamente  estinzione per  molte specie di uccelli.

Il delegato della Sezione LIPU di Venezia

Dr. Gianpaolo PAMIO

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LIPU su Bosco di Carpenedo

Venezia, li  26 giugno 2024

GRUPPO CARABINIERI FORESTALE VENEZIA
Via Altobello, 14 – 30172 Mestre (VE)
Fve43681@pec.carabinieri.it

Al COMUNE di VENEZIA 
protocollogenerale@comune.venezia.it
Ufficio Protocollo con preghiera di invio a:
Direzione Edilizia Privata
Direzione Ambiente
Ufficio Atti Repressivi / Servizio Accertamenti Edilizi e Provvedimenti Terraferma
Sede di Mestre – Viale Ancona n.° 59
30172 Mestre (VE)

Alla Regione del Veneto
Direzione Turismo
U.O. Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi
Palazzo Sceriman – Venezia
turismo@pec.regione.veneto.it

SPISAL AULSS 3 VENEZIANA 
Piazzale San Lorenzo Giustiniani 11/D – 30174 Mestre (VE)
protocollo.alss3@pecveneto.it

Prot. 230/2024

OGGETTO: Permesso di costruire, riguardante Variante al progetto Opere di urbanizzazione C2 RS 99 – Piano di lottizzazione di iniziativa privata (P. di L.)”, rilasciato dalla Direzione Servizi al Cittadino e Imprese – Settore Sportello Unico Edilizia del COMUNE DI VENEZIA in data 04/07/2023 -Ditta DreamHouse s.r.l: 12 Permessi di costruire, datati 22.02.2023, per l’edificazione di edifici unifamiliari e condominiali in zona C2 RS 99-Ditta DreamHouse s.r.l..

Via del Tinto-Carpenedo – ZSC e ZPS IT3250010 “Bosco di Carpenedo”

Rispetto Direttive Comunitarie “Habitat e Uccelli” e D.P. R. n. 357/1997 e s.m.i.  – Periodo riproduttivo degli uccelli allo stato selvatico, cantiere operativo.

Gentili in indirizzo, 

a seguito la segnalazione di un socio dell’Associazione è stato effettuato un sopralluogo esterno al cantiere,  in cui si appurava una tabella affissa sul cancello d’ingresso del cantiere edile presente in Via del Tinto . Venezia – Mestre, rilevata il giorno 7.06 u.s. (vedere foto 1 allegata), informava che “riprenderanno a breve” i lavori sospesi per il “periodo di nidificazione ed accoppiamento delle specie faunistiche locali”. Si poteva dedurre la sospensione dei lavori in applicazione della Direttiva 2009/147/CE , concernente la conservazione degli uccelli selvatici “in particolare durante il periodo di riproduzione e dipendenza”, nonostante la mancanza di corrispondenza tra “nidificazione ed accoppiamento”, nella tabella, e “periodo di riproduzione e dipendenza” nella Direttiva. Di contro già dal giorno 19.06 u.s., è documentabile ( foto nr. 2 e video 3 allegati) la piena fase attuativa dei lavori, con dispiegamento di mezzi meccanici e personale addetto, nonostante la fase riproduttiva e di dipendenza  ancora in pieno svolgimento. Come in piena attività  sono stati i lavori nei giorni seguenti, compreso il giorno festivo, domenica 23.06 ( foto nr. 4), ieri.

Si rilevano degli elementi inapplicativi  della prescritta norma di tutela dell’avifauna, si richiede pertanto un accertamento per stabilire le modalità operative proprie del cantiere nel rispetto della prescrizioni.

Si evidenzia oltrechè l’inapplicazione della citata Direttiva 2009/147/CE come elemento aggiuntivo di una più estesa non aderenza alle  norme per la tutela ambientale e della biodiversità di cui alle citate Direttive CE  e al D.P. R. n. 357/1997 e s.m.i.  Già con precedenti comunicazioni la scrivente Associazione sull’argomento, le ultime in data 15.03.2021 e 9.06.2021 (vedere allegati 5 e 6), era segnalata l’omessa applicazione delle fasce di inedificabilità e della salvaguardia del sistema idrogeologico prescritti dalla VINCA, sempre per le opere da eseguire nell’area compresa fra Via del Tinto e Via Frisotti, località Carpenedo-Mestre, in prossimità della ZSC e ZPS IT3250010 “Bosco di Carpenedo”.

Distinti Saluti

Il delegato della Sezione Lipu di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

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Treviso: Segnalazione abbattimento siepe

Alla Regione Veneto 
Area Tutela e Sicurezza del Territorio 
Direzione Valutazioni Ambientali, Supporto Giuridico e Contenzioso 
U.O. VAS, VINCA, Capitale Naturale e NUVV 
valutazioniambientalisupportoamministrativo@pec.regione.veneto.it 

Alla Regione Veneto 
Area Marketing Territoriale, Cultura, Turismo, Agricoltura e Sport 
Direzione Turismo 
U.O. Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi 
turismo@pec.regione.veneto.it 

e p.c. 

Alla Provincia di Treviso 
Settore Ambiente e Pianificazione Territoriale, Relazioni Internazionali 
protocollo.provincia.treviso@pecveneto.it 

Al Comune di Carbonera 
Ufficio Ecologia, ambiente, igiene pubblica 
comune.carbonera.tv@pecveneto.it 

Al Consorzio di bonifica Piave 
consorziopiave@pec.it 

Treviso, 26/01/2024 

Prot. Lipu n. 33/2024 

Oggetto: Lipu Treviso OdV, WWF Terre del Piave TV-BL, Circolo Legambiente Piavenire APS, Legambiente Treviso APS – Rio Boeto, Carbonera (TV). Taglio di siepe riparia e lavori di spianamento delle sponde. Richiesta verifica di conformità all’autorizzazione VINCA rilasciata sul Piano di Lottizzazione “AI FIUMI”, nel Comune di Carbonera (TV)

Spett.li Enti in indirizzo, 

a seguito di puntuale segnalazione da parte di un richiedente che indirizzava l’istanza di una verifica alla sezione Lipu di Treviso, in data 17.12.2024 si accertava che la siepe riparia, composta da essenze arboree, arbustive ed erbacee lungo la sponda compresa tra il corso del fiume Melma, il suo emissario Rio Boeto e la nuova lottizzazione denominata PUA “ai Fiumi” di vicolo Gino De Biasi, era stata in gran parte abbattuta ed asportata, lasciando una fascia di terreno nudo e dilavato come si evince dalle fotografie sotto riportate. 

Figura 1 – I lavori di abbattimento della siepe riparia e spianamento della sponda sulla riva sinistra del Rio Boeto. Sulla sinistra è visibile la rete di cantiere della lottizzazione 

Figura 2 – La sponda dilavata del Rio Boeto e il cantiere sulla destra 

Figura 3 – Ceppo di probabile pioppo nero (Populus nigra) 

Figura 4 – Il tratto di sponda del fiume Melma interessato dai lavori di abbattimento e spianamento. Sulla sponda opposta si nota la continuità della vegetazione integra, non toccata dai lavori. Sullo sfondo si vede la rete del cantiere della lottizzazione

Figura 5 – Il tratto della sponda del fiume Melma interessata dai lavori di asportazione della siepe riparia e spianamento 

Quanto sopra riportato sembra essere in contrasto con quanto prescritto dalla Relazione Istruttoria Tecnica 240/2021 per la Valutazione di incidenza (in allegato) redatta dalla Regione del Veneto – Direzione valutazione ambientale, supporto giuridico e contezioso – Unità Organizzativa VAS, VINCA, Capitale naturale e NUVV e richiamata nel parere motivato n. 283 del 12 novembre 2021 rilasciato nell’ambito della Verifica di assoggettabilità a VAS per il Piano di Lottizzazione “AI FIUMI” nel Comune di Carbonera (TV). L’ambito del suddetto Piano risulta esterno ma contermine alla ZSC IT3240031 “Fiume Sile da Treviso Est a San Michele Vecchio. 

In particolare, si evidenziano i seguenti punti della Relazione Istruttoria: << […] si propone all’Autorità competente di prendere atto […] e di prescrivere: 

1. di non coinvolgere superfici riferibili ad habitat di interesse comunitario e di mantenere invariata l’idoneità degli ambienti ricadenti nel relativo ambito di influenza rispetto alle specie di interesse comunitario segnalate ovvero di garantire la disponibilità, per tali specie, di superfici di equivalente idoneità ricadenti anche parzialmente nell’ambito di influenza del Piano in argomento; 

2. di orientare gli interventi di “potenziamento” del verde alberato e di riqualificazione ambientale nelle aree contermini al fiume Melma o al Rio Boeto al recupero del geosigmeto igrofilo della vegetazione ripariale (Salicion albae, Populion albae, Alno-Ulmion) e che, dei predetti interventi, entro una fascia di 5 metri lungo il fiume Melma è amessa la sola riqualificazione della componente erbacea; 

3. […] 

4. […] 

5. di garantire la permeabilità al passaggio delle specie di interesse comunitario ivi presenti, evitando nella fase attuativa qualsiasi opera viaria in grado di generare barriera infrastrutturale […] 

6. di consentire l’attuazione degli interventi derivanti dal Piano in argomento previo affiancamento della Direzione Lavori da personale qualificato con esperienza specifica e documentabile in campo biologico, naturalistico, ambientale per la verifica e la documentazione della corretta attuazione del Piano in argomento, ivi comprese le precauzioni e le indicazioni prescrittive, e laddove necessario per adottare ogni ulteriore misura a tutela degli elementi di interesse conservazionistico eventualmente interessati (comprensiva della sospensione delle lavorazioni). La Direzione Lavori documenti il rispetto dele indicazioni prescrittive mediante specifica reportistica e, qualora non provveda alla suddetta reportistica o la stessa dia evidenza di possibili incidenze nei confronti degli elementi oggetto di tutela, si provveda all’attuazione del monitoraggio delle specie e dei fattori di pressione e minaccia di cui alla presente istanza secondo le indicazioni riportate al par. 2.1.3 dell’Allegato A ala D.G.R. n. 1400/2017. Siano attuate idonee misure in materia di limitazione della torbidità e le eventuali misure atte a non pregiudicare la qualità del corpo idrico per la realizzazione delle opere in argomento; 

7. di verificare e documentare, per il tramite del comune di Carbonera, il rispetto delle suddette prescrizioni e di darne adeguata informazione all’Autorità regionale per la valutazione di incidenza […] >>. 

In merito preme evidenziare che i tratti dei due fiumi considerati si collocano al limite tra area di campagna e area residenziale. Le sponde presentano alberature e vegetazione che ne caratterizzano la natura peculiare di ambiente di risorgiva. Ritroviamo, infatti, essenze arboree e arbustive di ambiente igrofilo quali 

salice bianco (Salix alba), salice rosso (Salix purpurea), pioppo bianco (Populus alba), pioppo nero (Populus nigra), ontano nero (Alnus glutinosa), olmo (Ulmus minor), sambuco (Sambucus). Ritroviamo altresì vegetazione erbacea tipica del cariceto (gen. Carex) e del fragmiteto (gen. Phragmites). In alveo sono presenti comunità vegetali tipiche di acque correnti (ambiente lotico) e rappresentate dal ranuncolo fluitante (Ranunculus fluitans) e dal crescione (Nasturtium officinale)

Si noti nelle immagini che seguono l’integrità della siepe riparia e la continuità data dalla vegetazione igrofila arborea e arbustiva sulla sponda opposta a quella interessata dai lavori de quo. La siepe integra, composta da salici, ontani e pioppi, tipica dell’ambiente ripariale igrofilo, garantisce il continuum indispensabile a formare il corridoio ecologico per il riparo e gli spostamenti della fauna (rettili, anfibi, uccelli e mammiferi) di questi habitat. 

Figura 6 – La siepe riparia della sponda opposta a quella interessata dai lavori 

Figura 7 – La siepe integra, composta da salici, ontani e pioppi, tipica dell’ambiente ripariale igrofilo 

In questo habitat, formato da fiumi di risorgiva e vegetazione riparia, trovano riparo diverse specie di rettili e anfibi, tutelate da direttiva europea (Direttiva “Habitat” 43/92/CEE), quali rospo comune (Bufo bufo), rospo smeraldino (Bufotes viridis), tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris), natrice dal collare (Natrix natrix), natrice tassellata (Natrix essellata), biacco (Hierophis viridiflavus), nonché diversi uccelli e mammiferi, che utilizzano il continuum di questi corridoi ecologici per i loro spostamenti, come riparo e come sito di riproduzione. 

Si consideri, infine, che anche alcuni habitat di interesse comunitario (acquatici) possono assolvere il ruolo di habitat di specie per svariati taxa afferenti alla fauna ittica e ad invertebrati alla base della catena alimentare dei corsi d’acqua di risorgiva, di rogge, bassure, prati umidi ed alluvionali. 

I lavori di taglio e asportazione della siepe riparia e spianamento della riva sono causa di perturbazione dell’habitat e delle specie sopra elencate. 

Tutto ciò premesso, Lipu Treviso OdV, OdV WWF Terre del Piave TV-BL, Circolo Legambiente Piavenire APS e Legambiente Treviso, in quanto sezioni territoriali di associazioni ambientaliste riconosciute a livello ministeriale, consapevoli del ruolo e delle singole deleghe degli Enti in indirizzo per quanto attiene la conservazione del patrimonio naturalistico del sito in parola, in particolare nelle aree ricomprese in Rete 

Natura 2000 e in quelle esterne, ma che contribuiscono a mantenere le connessioni ecologiche con i siti di Rete Natura 2000 circostanti, 

CHIEDONO 

di conoscere l’iter amministrativo di rilascio delle autorizzazioni per i lavori di abbattimento e asportazione della siepe riparia e spianamento della riva dei tratti e delle superfici interessati, con i relativi lassi temporali e relativi cronoprogrammi per l’esecuzione dei lavori, nonché un accertamento sulla conformità e rispondenza tra questi e quanto prescritto dalla Relazione Istruttoria Tecnica 240/2021 per la Valutazione di incidenza, come sopra riportata. Chiedono, inoltre, documentazione relativa al progetto di ripristino e rinaturalizzazione dei luoghi, in vista della prossima stagione riproduttiva delle specie di allegato elencate nel testo. 

Cordialmente 

Il delegato di Lipu di Treviso OdV 
Dr. Enrico Pavan 
treviso@lipu.it 

Il presidente di OdV WWF Terre del Piave TV-BL 
Loris Donazzon 
wwf.villorba@gmail.com 

Il presidente di Circolo Legambiente Piavenire APS 
Fausto Pozzobon 
legambientepiavenire@gmail.com 

Il referente di Legambiente Treviso APS 
Dr. Fabio Tullio 
legambiente.treviso@gmail.com 

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Piste ciclabili senza alberi

                                                                                                                                                                                                                                                 Venezia, lì 5 gennaio 2024

Spett.le Ufficio Nuove Infrastrutture
e Sottoservizi Terraferma del Comune di Venezia

Oggetto: LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli Sezione di Venezia,  segnalazione di mancata messa a dimora di alberature nell’assetto urbano con pista ciclabile in Mestre – Venezia – Via Ca’ Marcello, criticità.

Spett.le Ufficio,

è giunta a questa Associazione, da parte di un iscritto, la segnalazione, corredata da materiale fotografico, circa delle criticità per la mancanza di alberi nella costruenda pista ciclabile in Mestre – Venezia, Via Ca’ Marcello. Per il tratto interessato, la progettazione non prevede alberature od isole a verde, a tale fine si rileva che la mancanza di alberature sopra descritte, rappresentano dei fattori di rischio ambientale in quanto l’insufficienza di adeguato impianto a verde, sia nelle piste ciclabili che nei marciapiedi nonché parcheggi, alimenta nel periodo estivo la riflettenza solare creando vere e proprie bolle di calore con sbalzi termici fino a 15 gradi, che sovrapponendosi ed amplificandosi in maniera contermine possono alimentare squilibri climatici anche localizzati. Le soluzioni di omettere spazi verdi, anche a filare, oltre a portare dei danneggiamenti in termini economici, quali il disvalore delle aree interessate, ad un maggiore consumo di energia elettrica per il funzionamento dei condizionatori d’aria, sono in contrasto con le indicazioni fornite dal WHO Word Health Organization, (Agenzia Speciale dell’ONU). Viene riportato nel documento interamente reperibile nel sito del WHO (…) lo stile di vita urbano moderno è associato a stress cronico, attività fisica insufficiente, ed esposizione a rischi ambientali antropici. Gli spazi verdi urbani come parchi, parchi giochi, e vegetazione residenziale, possono promuovere la salute mentale fisica e ridurre la malattia e la mortalità dei residenti urbani offrendo rilassamento psicologico e alleviamento dello stress, stimolando la coesione sociale, sostenendo l’attività fisica e riducendo l’esposizione agli inquinanti, rumore e calore eccessivo. Le nuove scoperte mostrano che gli interventi per aumentare o migliorare lo spazio verde urbano possono fornire risultati positivi in termini di salute, sociali e ambientali per tutti i gruppi di popolazione, in particolare tra i gruppi di status socio economico inferiore (..). 

Innumerevoli poi sono i benefici delle alberature in Città solo per citarne alcune dal Documento Verde Urbano redatto dalla LIPU sede Nazionale nel 2016

 (…) Valutazioni economiche

Oltre alla quantificazione dei servizi ecosistemici in termini di benefici svolti dal verde urbano, dagli anni ’90 del secolo scorso si sono affermate anche le valutazioni di tipo economico e monetario, che si sono sviluppate soprattutto negli Stati Uniti (McPherson et al., 1997) per poi approdare anche in Europa (Soares et al., 2011).

Oggi esistono software in grado di determinare il valore economico ed ambientale dei benefici apportati dagli alberi e dalla foresta urbana, nonché i modelli dell’impatto economico derivante dai diversi scenari di gestione, di cui un esempio è il CITYgreen© 5.0 prodotto nel 1996 da American Forests, che lavora in ambiente GIS. Un altro approccio è il modello UFORE (Urban FORest Effects) uno strumento di calcolo sviluppato alla fine degli anni 1990 dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, sempre per descrivere la struttura del verde urbano e stimare gli effetti della vegetazione sull’ambiente (Siena e Buffoni, 2007). Oggi UFORE è stato ulteriormente sviluppato nel software i-Tree per analizzare la foresta urbana e valutarne i benefici.

Citando qualche esempio applicativo, gli alberi e le foreste urbane negli Stati Uniti rimuovono 17,4 milioni di tonnellate di inquinanti atmosferici, prendendo il 2010 come anno di riferimento (range: 9,0-23,2 milioni di tonnellate). Gli effetti positivi sulla salute umana vengono valutati in 6,8 miliardi di dollari (range: 1,5-13,0 miliardi $). Le conseguenze positive sulla salute pubblica includono la prevenzione di oltre 850 morti, di 670.000 casi di sintomi respiratori acuti, di 430.000 attacchi di asma, ma anche di 200.000 giorni di scuola persi (Nowak et al., 2014). A Chicago negli Stati Uniti gli alberi rimuovono gli inquinanti atmosferici, contribuendo a ripulire l’aria per un valore stimato in 9,2 milioni $/anno. Se la copertura arborea venisse incrementata del 10%, oppure se venissero piantati tre alberi per ogni edificio, si risparmierebbero da 50 a 90 $ per unità abitativa di costi energetici per il riscaldamento e la refrigerazione. Questo poiché gli alberi forniscono ombra, riducono la velocità del vento e inducono un abbassamento delle temperature estive. Considerando un lasso di tempo di 30 anni, il valore attuale netto dei servizi forniti dagli alberi è stimato in 402 $ a pianta e corrisponde a quasi tre volte i costi di manutenzione (McPherson et al., 1997). In California i 929.823 alberi lungo le strade rimuovono annualmente 567.748 t di COequivalente a contrastare le emissioni di 120.000 auto, per un valore corrispondente a 2,49 miliardi di $. Il valore annuo di tutti i servizi ecosistemici è di 1,0 miliardi di $, pari a 110,63 $ per albero. Se si considera una spesa gestionale di 19,00 $ albero/anno, per ogni dollaro investito si ricavano benefici per 5,82 $ (McPherson et al., 2016).

A Lisbona è stato applicato il programma i-Tree Stratum per quantificare la struttura e le funzioni degli alberi ed il valore dei servizi forniti. Sono stati censiti 41.247 alberi che insieme producono servizi valutati in 8,4 milioni di $/anno. I costi di manutenzione ammontano a 1,9 milioni di $/anno, quindi per ciascun dollaro investito i residenti ricevono 4,48 $ di vantaggi. Il valore del risparmio energetico (6,16 $/albero), la riduzione della CO2 (0,33 $/albero), la riduzione dell’inquinamento atmosferico (5,40 $/albero) e l’incremento di valore della proprietà immobiliare (145 $/albero), portano ad un beneficio complessivo annuale di 204 $/albero, pari ad un beneficio netto di 159 $/albero (Soares et al., 2011).

A Roma (Attorre et al.,2005) stimano che i 704.720 alberi portano un vantaggio economico alla città, legato alla rimozione dell’inquinamento dall’aria, di € 1.674.942 l’anno (€ 2376/albero) e che gli alberi immagazzinano nella propria biomassa circa 320 mila tonnellate di carbonio, sequestrando circa 2000 tonnellate di carbonio l’anno.

Una valutazione preliminare dei servizi ecosistemici compromessi in conseguenza di una potatura drastica in aree verdi del lungomare è stata effettuata a Livorno, dove è stata calcolata una presenza di alberi compresa tra 2285 e 8185 esemplari. È stato ipotizzato che la potatura abbia asportato circa metà del volume di vegetazione che era presente, portando ad una perdita di servizi ecosistemici compresa in una forbice tra circa 160.000 a oltre 590.000 euro/anno. A questo sarebbero da aggiungere e quantificare le conseguenze negative al paesaggio, al valore immobiliare, la perdita di biodiversità e il danno in termini educativi, considerando che l’operato di un ente pubblico funge da esempio da seguire per la cittadinanza (Ascani et al., 2016).

Il valore di un albero può essere quantificato anche dal punto di vista economico (monetario), considerando il valore estetico e paesaggistico, quello emotivo e per il benessere dei cittadini, quello storico, sociale, ecologico, ed infine educativo. A Bologna è stato fatto un calcolo da Tugnoli (2010, 2012) riguardante alcuni degli esemplari più prestigiosi (Ippocastano, Cedro dell’Atlante, Bagolaro, Frassino, Platano, Leccio, ecc.) e le cifre  sono comprese da un minimo di 3.635 ad un massimo di 27.732 euro. Applicando il metodo C.A.V.A.T. (Capital Asset Value for Amenity Trees) ad alberi monumentali si raggiungono valori economici ornamentali fino a 806.539 euro.(..)

Alla luce di quanto espresso, si richiede di valutare, nel tratto in esame, un impianto di alberature in corso d’opera.

Cordialmente

Il delegato della LIPU di Venezia

Dr. Gianpaolo Pamio

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Notizie dal territorio

Primi giorni di attività venatoria: sorgono criticità

                                                                                                             Venezia, lì 4 settembre 2023                                                                                         

Comunicato stampa, pre-apertura stagione venatoria 2023 – 2024, report dei primi giorni e criticità del calendario venatorio.

I primi due giorni di pre-apertura della stagione venatoria  nella zona del Veneziano sono stati caratterizzati da un’intensa attività, già dal primo mattino diversi i colpi di arma da fuoco, soprattutto nei pressi dei centri abitati ed ambiti rurali abitati, di qui le chiamate anche spaventate dei residenti che non erano a conoscenza dei giorni di pre-apertura dell’esercizio venatorio quali il 2, 3, 4, 6 e 7 settembre, limitata alle specie di Ghiandaia, Gazza, Cornacchia nera e Cornacchia grigia, per Colombaccio e Tortora dal collare e Tortora selvatica sono cacciabili solo il 2 e 3 settembre. La stagione venatoria si apre ufficialmente il 17 settembre per chiudersi il 31 gennaio 2024.

Localmente si sono verificate delle criticità presso un autofficina di Mira cui per inseguire dei Colombacci dei cacciatori hanno colpito delle auto parcheggiate all’esterno del piazzale. Altre problematiche sono sorte presso l’Oasi di Gaggio ove verso le ore 15:00 un intensa attività di fuoco da parte di bracconieri nascostisi all’interno dell’Oasi ha fatto si che motivi di incolumità l’Oasi venisse chiusa ed i visitatori fatti sgomberare. Le Forze dell’Ordine venivano avvertite ma impossibilitate a portarsi sul posto, i volontari hanno cercato di individuare i bracconieri che sparavano con diversi calibri, il tutto inutilmente in quanto si nascondevano e cambiavano continuamente posizione, facendosi dimostrare buoni conoscitori del sito.

Il Calendario venatorio nazionale non tiene contro delle criticità in termini di conservazione della fauna selvatica, non ultimo l’inserimento a marzo 2023 delle specie del Moriglione e Moretta tabaccata, entrambe in forte declino.

L’intensità dell’attività venatoria nel territorio del Veneziano, anche in considerazioni delle estensioni vallive, area situata nel mezzo delle rotte migratorie di milioni di uccelli, dal Nord – Centro Europa all’Africa Settentrionale e Sub Sahariana, rappresenta un fattore di rischio e criticità per molte specie di uccelli.

Un aspetto non secondario dell’attività venatoria è costituito dalla dispersione del piombo dei pallini in cartuccia, rappresenta un elemento di inquinamento diffuso nell’ambiente, non solo in aree umide, come ampiamente acclarato da una vasta documentazione scientifica, tra cui il report nr. 158 del 2012 “Il piombo nelle munizioni da caccia: problematiche e possibili soluzioni” di ISPRA Istituto Superiore di Protezione Ambientale del Ministero dell’Ambiente. L’OMS Organizzazione Mondiale della Sanita’ ha stabilito  “Che non esiste una soglia di sicurezza per il piombo, ma che dovrebbe essere eliminato perché anche a livelli minimi fa danni. Le criticità più estese sono per i soggetti in crescita, bambini, perché interferisce nel sistema nervoso centrale. Una donna incinta passa il piombo al feto, ma anche nel periodo dell’allattamento” 

Lo studio Birds in Europe 4 cui la LIPU partecipa, rivela che oltre 1/3 degli uccelli selvatici che si riproducono in Europa versa in cattivo stato di conservazione.
Segnali di sofferenza per la fauna selvatica del Vecchio Continente. Il recente studio “Birds in Europe 4” ha rilevato che su 546 specie di uccelli selvatici che si riproducono in Europa prese in esame, ben 207 si trovano in cattivo stato di conservazione (pari al 38% del totale). Più in generale, sono addirittura triplicate le specie minacciate a livello globale (“Spec 1”), passate in pochi anni da 24 a 74.

L’Italia ha otto settimane per rispondere ed evitare la procedura d’infrazione. Le associazioni: “Basta illegalità o a pagare saranno tutti i cittadini italiani”.

“L’Italia torna sotto la lente dell’Europa per la pessima gestione della caccia”. Lo dichiarano le associazioni Cabs, Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e WWF Italia commentando l’apertura di una procedura EU Pilot (n. 2023/10542) nei confronti dell’Italia per violazione delle norme europee in materia di caccia, in particolare per mancato rispetto della direttiva Uccelli (2009/147 CEE) e del Regolamento europeo 2021/57 che vieta l’utilizzo del piombo nelle zone umide. La nota, trasmessa della Direzione generale Ambiente della Commissione europea, è indirizzata al Ministero dell’Ambiente.

“La Commissione europea – dichiarano le associazioni – certifica la grave situazione italiana in tema di caccia che abbiamo più volte denunciato. Le numerose e continue infrazioni sono la conseguenza di un sistema basato sulla diffusa subalternità della politica alle associazioni venatorie che si traduce in continue concessioni illegittime che, per meri tornaconti elettorali, mettono a rischio la nostra biodiversità. Se l’Italia non si adeguerà immediatamente alle regole, a partire dai prossimi calendari venatori, tutti i cittadini italiani saranno costretti a pagare le conseguenze di una pesante procedura d’infrazione”.

La EU Pilot riporta quattro motivi generali di contestazione, che toccano alcuni aspetti cruciali di per la conservazione della natura.

Il primo motivo di contestazione è relativo alla circolare congiunta dei Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura che, con l’intento di fornire una interpretazione al nuovo Regolamento europeo che vieta l’utilizzo e la detenzione di munizioni al piombo nelle zone umide, in realtà entra in contraddizione col Regolamento stesso, escludendone l’applicazione per moltissime aree umide, proprio come chiesto dal mondo venatorio e limitandone l’applicazione alle zone in cui il divieto è già vigente proprio per mantenere la situazione immutata.

Il Regolamento europeo, è bene ricordarlo, è stato emanato per evitare che l’utilizzo del piombo (sostanza neurotossica) nelle zone umide provochi inquinamento diffuso e determini gravi conseguenze sia per gli uccelli, sia per la salute umana.

Il secondo motivo di contestazione riguarda la mancata attuazione del Piano di azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici. Il Piano del 2017, denuncia la Commissione, è essenzialmente rimasto sulla carta mentre il bracconaggio continua ad essere una vera e propria emergenza nazionale. Fra le contestazioni della Commissione spicca la situazione grave delle polizie provinciali, oramai depotenziate, e l’assoluta mancanza di informazioni dettagliate sul fenomeno.

Il terzo motivo di contestazione riguarda la caccia su specie di uccelli durante la migrazione e su specie in cattivo stato di conservazione in assenza di piani di gestione o, quando presenti, di piani non attuati. Qui la Commissione ha richiamato l’assoluto obbligo di attenersi alle date di migrazione prenuziale indicate nel documento Key Concept e, in particolare, ha evidenziato il mancato rispetto di queste date da parte di Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Piemonte, Lombardia, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto e Provincia di Bolzano.

La Commissione ha altresì stigmatizzato il fatto che vi siano 21 specie cacciate che versano in cattivo stato di conservazione, che per 17 di queste non vi sia un piano di gestione e che per quattro specie (allodola, coturnice, tortora selvatica, moriglione) i piani formalmente approvati siano, nei fatti, ampiamente disattesi.

Il quarto motivo di contestazione riguarda infine la pratica di utilizzare gli elicotteri in Piemonte per il recupero dei cervi abbattuti durante l’attività venatoria, senza che sia svolta una valutazione dell’incidenza negativa che questa attività potrebbe comportare sui siti della rete Natura 2000.

“Con l’apertura di questa nuova Pilot – dichiarano Cabs, Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e WWF Italia – a cui va data risposta entro il 18 settembre prossimo, la Commissione europea mette sotto esame buona parte del sistema-caccia autorizzato dalle Regioni e dallo Stato italiano. Le numerose infrazioni commesse toccano il cuore della protezione e conservazione della natura e, fatto particolarmente grave, sono reiterate da molto tempo, in evidente violazione di norme e regole comunitarie e nazionali.

“Per non aggravare il quadro delle contestazioni – proseguono le Associazioni – chiediamo alle Regioni di adeguare immediatamente i calendari venatori alle indicazioni pervenute dalla Commissione, al Ministro dell’Ambiente di sospendere subito la caccia alle 21 specie in cattivo stato di conservazione e, inoltre, di rispondere alla Commissione favorendo, finalmente in Italia, la legalità in campo di tutela della biodiversità e dell’avifauna ambientale. L’alternativa – concludono – è la procedura di infrazione, la condanna della Corte di Giustizia e il favorire l’illegalità in palese contrasto all’obbligo di tutela costituzionale di ecosistemi, biodiversità e animali”.

La Sezione LIPU di Venezia

                                                             Il delegato dott. Gianpaolo PAMIO

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Notizie dal territorio

Villaggio Turistico Eraclea Village: Osservazioni alla Variante al Piano Urbanistico Attuativo

                                                            

Spett.le
Regione del Veneto Unità Organizzativa Impatto Ambientale
valutazioniambientalisupportoamministrativo@pec.regione.veneto.it

e, p.c. 

Spett.le
Regione del Veneto
Direzione Ambiente
ambiente@pec.regione.veneto.it

Spett.le
Unità Organizzativa per il Genio Civile della Regione Veneto competente per la provincia di Venezia
civile@pec.regione.veneto.it

Venezia, lì 13 settembre 2023

Oggetto: Procedura di Autorizzazione Unica Regionale in merito al progetto del Villaggio Turistico Rurale denominato Valle Ossi nel Comune di Eraclea (VE). OSSERVAZIONI

PREMESSA-IL VILLAGGIO TURISTICO INTEGRATO

La Variante al Piano Urbanistico Attuativo (di seguito PUA), sulla base di quanto indicato nel Rapporto Ambientale (di seguito R.A.), prevede la realizzazione di un insediamento per ricettività turistica, denominato “Villaggio Turistico Integrato”, esteso circa 251 ettari con ubicazione prevalente in territorio agricolo (Valle Ossi), comprendente in sintesi quanto segue:

  • un Villaggio Turistico all’aria aperta (camping) di circa 94 ettari di estensione, comprensivo di 3200 – 3500 piazzole (di superficie compresa tra i 150 e i 200 mq ciascuna), piscine, campi da tennis, campi da calcetto, impianti per le attività polivalenti, strutture commerciali e con una capacità insediativa di circa 12800 – 14000 presenze giornaliere;
  • un Villaggio Nautico con un’estensione di circa 5.6 ettari in grado di ospitare 150 imbarcazioni;
  • un Parco Territoriale, di circa 54 ettari, dove gli ospiti del campeggio potranno svolgere attività di running, fitness all’area aperta, volo di aquiloni, passeggiate con animali da compagnia e ciclobike; 
  • un Parco Turistico Rurale di circa 72 ettari.

L’area oggetto dell’intervento confina a sud – ovest con l’ambito naturalistico denominato “Alveo di foce del Piave” (Ambito fluviale FL12) e verso il mare con la sottile area denominata “VE053 Laguna del Morto”, compresa all’interno del sito Natura 2000 ZSC IT3250013 “Laguna del Mort e pinete di Eraclea”.

Se ne deduce che, considerando anche le presenze consentite nel Villaggio Nautico, nel Parco Turistico Rurale e nel Parco Territoriale, la capacità ricettiva complessiva andrà a superare le 15000 persone, più dei circa 12000 abitanti del territorio comunale o di quelli analoghi del Comune di Caorle.

OSSERVAZIONI

PIANO TERRITORIALE REGIONALE DI COORDINAMENTO VIGENTE (PTRC)

Si legge nel R.A. (pag. 47): “il progetto in esame si colloca in un rapporto di coerenza con il PTRC vigente”, in particolare, con l’art. 33 riguardante “l’ambito per l’istituzione di parchi e riserve naturali ed archeologiche e aree di tutela paesaggistica”. Diverse sono invece le conclusioni deducibili dalla lettura dell’articolo 34 del PTRC che riporta: “è vietata la modificazione dell’assetto del territorio nonché qualsiasi opera edilizia, con esclusione degli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di restauro conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore degli edifici”. 

Tale normativa è valida per l’ambito indicato nella tavola 9.44 del PTRC, all’interno del quale ricade parte del PUA. Questo divieto è tuttora vigente data la carenza del prescritto “Piano di Settore”, indispensabile per consentire la decadenza di detta norma transitoria. Il divieto è ribadito al successivo titolo 7 del PTRC “Norme Specifiche di Tutela”. 

Anche per la parte del PUA esterna al perimetro vincolato dal PTRC l’indicata coerenza non è condivisibile, dato il rilevante carico antropico insediabile in adiacenza all’area di rilevante valore paesaggistico-ambientale, destinata alla valorizzazione ambientale e già danneggiata dal carico antropico prodotto da una frequentazione minimale rispetto a quella che potrebbe essere generata dal PUA.

Si ricorda l’origine della citata norma di tutela del “PTRC con valenza paesaggistica”, richiamata all’art. 53: “dalla data di adozione del P.T.R.C. cessano di avere efficacia ex art.1 quinquies Legge 431/1985 le previsioni dei decreti emanati ai sensi del D.M. 24 settembre 1984 nella parte in cui prevedono l’inibizione delle trasformazioni territoriali”. Per la valenza paesaggistica del PTRC l’inibizione originaria della legge è sostituita dalla norma di quest’ultimo fino all’approvazione del “Piano di Settore”, con specifica considerazione dei valori paesistico ambientali”. In carenza dell’approvazione del piano col prescritto contenuto resta quindi vigente il citato divieto. 

PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE, VENEZIA (PTCP)

Relativamente al Piano Territoriale Provinciale il R.A. rileva (pag. 61), in corrispondenza dell’ambito del PUA, la presenza di vincoli paesaggistici, di rischio idraulico e idrogeologico (richiamato il Piano Assetto Idrogeologico), di aree di valore ambientale, di corridoi ecologici e dell’ “Ambito per l’istituzione di parchi” in applicazione dell’art. 33 del PTRC. Oltre a riconoscere il valore ambientale del luogo, il R.A. ne sottolinea “l’instabilità geomeccanica e morfologica”, il pericolo rappresentato dalla subsidenza, dell’eustatismo e del rischio idraulico con conseguente rischio di esondazione del fiume Piave e la possibilità di inondazione dal mare. Il R.A. sostiene la coerenza del PUA con il PTCP “soprattutto in riferimento alle strategie relative al sistema insediativo, che in quest’area prevedono la realizzazione di aree destinate a servizi e produttivo”. 

Come risulta dalla visione della cartografia del PTCP alla tav. 3.1, parte del PUA ricade però entro il perimetro che nella legenda corrisponde ad “Ambito di tutela per la formazione di parchi e riserve naturali di competenza provinciale (PTRC vigente art. 34) – art. 21”, dove quest’ultimo indica l’articolo del PTCP vigente di riferimento e tra parentesi la norma vigente del PTRC (della quale si è già detto sopra).

Detta coerenza con le “aree destinate a servizi e produttivo” non trova peraltro corrispondenza con l’indicazione della tav. 4.1 del PTCP dalla quale emerge che le attività ricettive non sono comprese alla definizione “produttivo” e nemmeno “servizi”. La citata destinazione “produttivo” è, inoltre, localizzata nel PTCP in modo da interporre dal limite della fascia boscata litoranea alcune centinaia di metri liberi (zona agricola), invece compresi nel PUA.

Contrariamente a quanto affermato dal R.A., il PUA è, quindi, contrastante col PTCP (tavola 3.1) nella parte adiacente il confine sud, oltre che incongruo con altre indicazioni presenti nella tav. 4.1 (che non prevede l’insediamento di attività ricettive) e con il lungo elenco di vincoli sopra citati (paesaggistici, idraulico, ambientale) riportati in altre tavole del PTCP. 

PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO (PAT) DI ERACLEA

Il PUA classifica l’ambito nel suo complesso come “contesto territoriale destinato alla realizzazione di programmi complessi” (Polo nautico integrato di Valle Ossi) ove è consentita “un’urbanizzazione programmata.”, con “La specifica destinazione d’uso per tale ambito a Turistico-ricettivo / Servizi.” Tale indicazione conclusiva dedicata alla normativa del PAT è il seguito di altre preliminari per l’area del PUA, riportate sempre dal R.A. (pagg. 65-66), relativamente alle costruzioni che “possono indurre sostanziali modificazioni nell’assetto idrodinamico della falda”. Nulla viene indicato relativamente alla possibilità di coesistenza tra tali premesse e la previsione insediativa, analogamente a quanto avviene relativamente allamancanza del ““Piano di Settore”, già segnalata, e sul conseguente divieto di trasformazione del luogo prescritto dall’art. 34 del PTRC e ulteriormente precisate dal relativo titolo 7. Relativamente alla destinazione d’uso “Turistico-ricettivo/Servizi”, si rileva la differente indicazione del PTCP, “a servizi e produttivo”, che non indica la ricettività turistica pur mantenendo l’obbligo della conformità al piano sovraordinato, ovvero proprio il PTCP. 

Altra incongruenza, non solo formale, che non trova seguito nel PUA, è la possibilità richiamata di “sostanziali modificazioni nell’assetto idrodinamico della falda”, che prospetta la possibilità di accelerazione della subsidenza nei territori della bonifica idraulica prossimi alla fascia litoranea. In queste aree (attualmente in erosione) il PAT, infatti, segnala che la risalita del cuneo salino e la salinizzazione del suolo generano un’accelerazione dell’abbassamento del suolo, compromettendo la sicurezza idraulica, la stabilità degli edifici esistenti e di futura costruzione, la fertilità del suolo e la biodiversità. Permane, inoltre, per parte del PUA il divieto di “modificazione dell’assetto del territorio nonché qualsiasi opera edilizia, con esclusione degli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di restauro conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore degli edifici”.

PIANI, PROGETTI E INTERVENTI SINERGICI O CUMULATIVI 

Per valutare gli impatti significativi che l’attuazione del PUA potrebbe avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, tenendo conto degli impatti degli altri piani/progetti che contribuiscono a determinare le condizioni per uno sviluppo sostenibile, il R.A. (pag. 123) prende in considerazione solo il progetto LIFE REDUNE, lo “Studio e monitoraggio per la definizione degli interventi di difesa dei litorali dall’erosione nella Regione Veneto – Linee guida” e il PAT del Comune di Eraclea. Restano, pertanto, esclusi piani urbanistici vigenti come, ad esempio, quelli dei Comuni contermini (Jesolo e Caorle), che, a fronte di previsioni insediative turistico ricettive ancora più rilevanti del PUA in questione, mantengono in comune con Eraclea la dipendenza dalle fonti di approvvigionamento idrico e dalla rete stradale primaria.

La dipendenza da comuni fonti di approvvigionamento idrico, di derivazione fluviale e di falda (che già sconta le difficoltà dovute all’eccesso dei prelievi rispetto alla disponibilità del deflusso fluviale e di ricarica degli acquiferi del sottosuolo) ripropone le problematiche connesse alla subsidenza del suolo in parte già emerse in precedenza per il PAT, che “possono indurre sostanziali modificazioni nell’assetto idrodinamico della falda” e compromettere la fertilità del suolo e la biodiversità. Le stesse problematiche per le quali la Commissione VAS regionale, con Parere n°113 del 08.08.2018, ha richiesto approfondimenti del R.A. riguardanti “… fonti di approvigionamento… influenza sull’intrusione del “cuneo salino”, e sugli effetti da questa derivati”, problematiche destinate invece a non trovare risposta poiché essenziali effetti sinergico-cumulativi restano non considerati.

Relativamente all’interdipendenza dalla rete viaria primaria per l’accessibilità al litorale, sono note le condizioni di servizio congestionato delle infrastrutture esistenti dovuto al flusso turistico che arrivano a generare condizioni di criticità ambientale della fascia litoranea e che contribuiscono ad alimentare, anche al di fuori dei luoghi di destinazione, il livello non certo soddisfacente della qualità dell’aria. Le problematiche descritte sarebbero incrementate dalla realizzazione del PUA e avrebbero dovuto essere considerate e approfondite dal R.A.. L’omessa trattazione contribuisce a pregiudicarne il contenuto e l’attendibilità.

AMBITO DI INFLUENZA TERRITORIALE

Nel R.A. si legge (pag. 125): “Secondo quanto riportato nelle linee guida di ISPRA 124/2015 l’ambito di influenza territoriale non coincide necessariamente con l’ambito geografico o amministrativo di riferimento del P/P. Tale ambito deve comprendere, in ogni caso, tutte le aree interessate dagli effetti del P/P, sulla base di una stima conservativa. … Vanno considerati anche gli aspetti ambientali interessati indirettamente dalle azioni del P/P, ad esempio attraverso interazioni del P/P con altre attività antropiche che a loro volta determinano pressioni/effetti sull’ambiente. Nell’ambito della presente valutazione l’ambito di influenza del Piano è stato determinato considerando nel dettaglio le azioni previste dal Piano e la loro localizzazione e tutte le aree potenzialmente interessate dagli impatti”.

Si tratta di asserzioni di carattere generale, che trovano, tuttavia, nel R.A. un inadeguato riscontro. Nella figura 5-1 del R.A. è, infatti, riportato un “perimetro dell’ambito di influenza territoriale relativo alle componenti atmosfera, acqua, suolo agenti fisici, traffico”, limitato e insufficiente ad individuare correttamente l’ambito di influenza territoriale al quale rapportare le valutazioni per le componenti citate. 

Le tematiche, precedentemente citate, dell’approvvigionamento idrico e della rete infrastrutturale primaria, certamente interferiscono con le componenti indicate quali acqua, suolo, atmosfera, traffico anche all’esterno del perimetro indicato. 

SUBSIDENZA

La Commissione Regionale VAS, con il citato parere n.113, ha chiesto un approfondimento degli effetti della subsidenza anche in prospettiva futura. La sua trattazione, nel R.A., risulta di fatto suddivisa in più parti (in riferimento ai vari aspetti concorrenti alla determinazione del fenomeno), prive, per di più, del necessario approfondimento e basate su studi datati (L. Tosi e L. Carbognin, 2003), pur in presenza di pubblicazioni ISPRA molto più recenti sull’argomento.

Secondo il R.A. (pag. 157), nell’area in oggetto la subsidenza presenta una rilevanza medio-alta, caratterizzata da un valore medio annuale compreso tra -3 mm/anno e -2 mm/anno (quindi in appena un decennio l’abbassamento del suolo è dell’ordine dei 2-3 cm). Il dato è certamente rilevante, ma, ancor più se lo si considera in rapporto all’area litoranea in questione, dove sono noti problemi di erosione e altri fattori concomitanti che aggravano ulteriormente il fenomeno. Sull’argomento il R.A. si limita a sottolineare che “…per le zone nord-orientali le aree potenzialmente a rischio sono quelle interessate da emungimenti di acque per diverso uso, quelle caratterizzate da sedimentazione recente deltizia e le bonifiche, spesso soggiacenti il livello marino.”, senza alcun approfondimento conseguente, sebbene specificamente richiesto.

Ai fini di una corretta trattazione del fenomeno subsidenza sarebbe stato necessario tener conto di vari fattori in gioco nell’area, come la localizzazione litoranea di rilevanti incrementi insediativi prevista dai piani urbanistici vigenti, il conseguente incremento dei prelievi idrici, l’erosione del litorale, la penetrazione del cuneo salino e il fenomeno dell’eustatismo (3.68 mm./anno negli ultimi 20 anni). Tutti fattori che potrebbero essere implementati dalla realizzazione del Villaggio Turistico e dagli scavi previsti per la darsena. 

INTRUSIONE SALINA

La Commissione regionale VAS, col citato Parere n. 113, ha richiesto approfondimentianche per il tema dell’intrusione salina. Il R.A. (pag. 173), a questo proposito, si limita a sottolineare: “…per le aree oggetto di analisi si ricorda tuttavia che non sono previsti emungimenti né per usi idropotabili né per usi termali e che dalle analisi geognostiche non si sono rilevati orizzonti di materiale organico negli strati superficiali eventualmente interferibili. Per quanto riguarda l’intrusione salina poi si può ritenere che le modifiche al sistema idraulico sia in termini di cadente piezometrica che di circuitazione interna delle acque porterà un probabile miglioramento del contrasto all’intrusione salina, fenomeno in questo momento in atto nella porzione sud est dell’area.”. La conclusione è il probabile miglioramento del contrasto all’intrusione salina derivato dalle opere previste dal PUA. Tale valutazione è data in carenza dei presupposti conoscitivi indispensabili. Nulla si legge, ad esempio, relativamente agli effetti concorrenti riconducibili alla gestione del deflusso dei bacini fluviali, delle accelerate dinamiche dell’eustatismo dei due ultimi decenni, dell’erosione costiera, ecc, oltre che delle interferenze eventuali derivate dalle opere consentite dal PUA. Il R.A. non considera neppure la possibilità di effetti cumulativi con quanto previsto da altri piani/progetti.

La carenza della trattazione dell’argomento prodotta dal R.A. è ulteriormente avvalorata da quanto si legge a pag. 194, nella parte dedicata ad “Acque sotterranee” dove compare nuovamente l’argomento “Intrusione salina”. E ancora una volta si legge una trattazione a livello generale della problematica, con riferimento al citato testo del 2003: “L’intrusione o contaminazione salina è un problema grave non solo per l’inquinamento delle acque sotterranee ma anche perché può innescare, con la salinizzazione dei sedimenti, il collasso delle argille superficiali per la variazione del chimismo della loro parte umida, … che porta quindi all’accentuare di un altro fenomeno molto impattante per le zone costiere: la subsidenza …”. Il R.A. indica, poi, criticità quali “intrusione del cuneo salino ha negli ultimi anni assunto proporzioni preoccupanti, sia per frequenza, che per estensione … le forti salinità, registrate per molti giorni consecutivi, a distanze anche di 25 – 30 km per certi fiumi… La causa principale del fenomeno, è l’abbassamento delle portate dei fiumi…”.

Il R.A., nella parte delle conclusioni (pag. 340), si limita a riconoscere che: “Nel territorio in oggetto non sono stati condotti specifici studi atti a definire l’esatto andamento del cuneo salino nelle acque di falda. La complessa struttura idrogeologica locale è la principale causa delle difficoltà analitiche nello studio di tale fenomeno” e conclude la questione affermando che: “…permangono le situazioni di minaccia legate al fenomeno di erosione delle coste e di avanzamento del cuneo salino non risolvibili se non con interventi strutturali, le opportunità generate dalla Variante al PUA vigente consentono la valorizzazione e fruizione del sistema ambientale e rurale con caratteri di reversibilità migliorando le relazioni tra l’insediamento di Eraclea mare e il nuovo villaggio, la diversificazione dell’offerta turistica con un incremento dell’occupazione”.

La problematica subsidenza-cuneo salino non è sostanzialmente indagata e lascia spazio solo a una prospettiva di valorizzazione economica dell’area interessata, senza tener conto delle penalizzazioni per la collettività che potrebbero essere indotte dall’alterazione delle componenti ambientali e paesaggistiche e dagli effetti, indiretti, derivati dal PUA. E senza alcun seguito per il richiesto approfondimento della Commissione VAS.

I valori economici in gioco non sembrano irrilevanti e non solo per il settore agricolo ma anche per l’attività turistica (già insediata e futura) della fascia litoranea, oltre ai costi imposti dalla sicurezza idraulica. 

IMPATTI INDIRETTI

Dopo una rapida liquidazione delle ricadute al suolo causate da traffico e da altri sistemi di combustione, Il R.A. (pag. 175) sostiene che: “Le interferenze date dalle ricadute al suolo siano annualmente comparabili con le interferenze date da fertilizzanti ed antiparassitari forniti alle colture dell’area”. Riconosce, inoltre, che: “Altra modifica indiretta dello stato di fatto del sistema suolo/sottosuolo che potrebbe derivare dalle attività di variante è la modifica dei processi di salinizzazione dei suoli soprattutto a ridosso del comparto UMI 2 Villaggio nautico e del già compromesso marginamento sud orientale.”. Subito dopo, però, afferma che: “…le attività derivanti dalla variante potrebbero migliorare le condizione di risalita del cuneo salino”, sottolineando che: “le diverse densità di acque dolci e salate porta l’acqua dolce a sovrastare l’acqua salata” e concludendo: “….sembra molto difficile che eventuali orizzonti salmastri presenti nel fondo della darsena possano filtrare in maniera significativa verso il bacino oggetto di variante”. Ancora una volta la trattazione è generica/superficiale e contraddittoria, oltre che carente degli approfondimenti richiesti dalla Commissione VAS, anche relativamente alle problematiche riconducibili alla darsena.

IL SISTEMA DI CAPTAZIONE E PRODUZIONE ACQUA POTABILE

Nel R.A. (pag. 198; lo stesso testo è riproposto pag. 301 sotto la voce “Approvvigionamento Idropotabile”) si legge che l’approvvigionamento idrico del comune di Eraclea, con altri 11 Comuni, è servito dal Consorzio per l’Acquedotto del Basso Piave.

L’acqua in parte proviene da pozzi artesiani e in parte da acque superficiali di fiumi; quattro punti di approvvigionamento, dei quali due sono campi pozzi e due impianti di captazione di acque superficiali. Il consumo di acqua potabile del territorio comunale indicato è circa 1,5 milioni di mc. (ultimo dato 2014). La trattazione dell’argomento si conclude ricordando il parere del fornitore (Veritas S.p.A.), che subordina l’approvvigionamento alla realizzazione di un nuovo serbatoio di accumulo di acqua potabile, circa 4.000 m3, e il potenziamento del pompaggio esistente a garanzia dell’approvvigionamento idrico nei momenti di massima richiesta. 

Il R.A., ancora una volta, elude le richieste di approfondimento della Commissione VAS in merito alle possibili fonti di approvvigionamento idrico e alle possibili conseguenze sull’intrusione del cuneo salino. Non è dato sapere, ad esempio, quali saranno gli effetti dell’ulteriore prelievo sulla portata del Sile (probabilmente non irrilevanti dati i milioni di metri cubi d’acqua in gioco) e neppure se questo fiume riuscirà a mantenere una portata adeguata, anche alla foce, per evitare l’aggravamento del già segnalato pericolo subsidenza-eustatismo-cuneo salino, considerando la dipendenza di Jesolo dall’acquedotto del Sile e la prossimità a quest’ultimo (opera di presa) raggiunta dal cuneo salino.

Sarebbe stato necessario, inoltre, verificare il rispetto delle norme vigenti in materia di qualità dei corpi idrici, derivate dalla direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque – DQA) per migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, a lungo termine, delle risorse idriche disponibili.

BIODIVERSITA’, RETI ECOLOGICHE, FLORA E FAUNA

Il R.A. al capitolo 5.5.4.2 (avifauna) riporta: “…l’ambito di intervento in esame è posto all’interno di un territorio attualmente occupato da culture di tipo estensivo a seminativi (mais, soia, colza, etc.). I dati che emergono per quanto riguarda le presenze avifaunistiche nell’area rispecchiano il fatto che i seminativi irrigui e, in particolare, le coltivazioni a mais, sono gli ambienti agrari con la minor diffusione di specie selvatiche ed indici di biodiversità molto bassi. Escludendo gli ambiti dei canneti del Fiume Piave e del biotopo della Laguna del Mort, all’interno delle aree di intervento viene segnalata la presenza di specie piuttosto diffuse ed antropofile, poco esigenti dal punto di vista ecologico ed adattate ad ambienti con elevata pressione antropica, quali le aree ad agricoltura intensiva (quali gallinella d’acqua, pavoncella, colombaccio, tortora dal collare, tortora selvatica, merlo, ghiandaia)”. Il Rapporto riporta, nella tabella 5-61, le specie presenti nell’ambito progettuale ricavate dalla consultazione di recenti pubblicazioni come il “Nuovo Atlante degli uccelli nidificanti e svernanti in Provincia di Venezia” (Bon M., Scarton F., Stival E., Sattin L., Sgorlon G. (a cura di), 2014 o del Formulario Standard del sito. Nel capitolo 5.5.5 espone anche un lungo, dettagliato elenco dei fattori perturbativi presenti nell’ambito di intervento imputabili alle attività agricola intensiva, alla fruizione dell’ambito e alle infrastrutture esistenti: rumore dovuto all’utilizzo di mezzi agricoli, uccisione accidentale di specie faunistiche, traffico di mezzi motorizzati soprattutto nei fine settimana…

In sintesi il R.A. sembra voler attribuire un basso interesse conservazionistico alle specie ornitiche presenti nell’ambito di intervento e amplificare i fattori perturbativi dovuti alle attività agricole. Si tratta di conclusioni infondate e fuorvianti. In Europa, molte specie ornitiche mostrano, da decenni, un cattivo stato di conservazione. Le specie legate agli ambienti agricoli sono quelle che destano maggior preoccupazione. Il Farmland Bird Index per l’Italia, calcolato tra il 2000 e il 2010 mostra un andamento negativo concentrato nelle aree della Pianura Padana e, in particolare, della Provincia Veneta. Il calo è dovuto, con ogni probabilità, all’industrializzazione delle pratiche agricole e alla sottrazione di habitat determinata dal consumo del suolo dovuto all’urbanizzazione. 

L’intensificazione delle pratiche agricole implica spesso una diminuzione dei già residui spazi naturali, l’inquinamento del suolo e delle acque. Si tratta, tuttavia, di pratiche reversibili i cui effetti negativi possono essere attenuati/annullati attivando adeguate pratiche agronomiche: mantenimento di prati stabili e pascoli; conversione dei seminativi in prati e pascoli; creazione e mantenimento di superfici a riposo e di zone con presenza di arbusti e rovi; agricoltura biologica. Al contrario, la costruzione di infrastrutture e le opere di urbanizzazione determinano una perdita di habitat non più recuperabile con conseguente scomparsa delle specie più sensibili.

Nella tabella 5-61 del R.A. mancano, molte specie pur riportate nell’Atlante e/o nel Formulario standard del sito Natura 2000, che si trovano in uno sfavorevole stato di conservazione. Si citano, di seguito, solo alcuni esempi: allodola (Alauda arvensis): la specie è classificata Vulnerabile nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia per il rischio di estinzione (Peronace et al., in stampa). in Provincia di Venezia ha subito un calo del 54.7%; saltimpalo (Saxicola torquatus): è specie considerata come Vulnerabile a livello nazionale. La sua popolazione in Provincia di Venezia ha registrato un decremento del 46.9%; cappellaccia (Galerida crestata): anche questa specie è considerata Vulnerabile a livello nazionale. Il suo decremento in Provincia è del 34.2%; beccamoschino (Cisticola juncidis): in Provincia di Venezia gode di uno sfavorevole stato di conservazione e il suo calo è stato del 30.29% rispetto alle precedenti rilevazioni; passera d’Italia (Passer italiae): la sua popolazione nazionale è stata stimata in 5-6 milioni di coppie nidificanti negli anni ’80 e in meno di 2-3 milioni di coppie nell’ultimo decennio; passera mattugia (Passer montanus): considerata in Europa come specie in declino (BirdLife International, 2004) e classificata in Italia come Vulnerabile nella Lista Rossa); averla piccola (Lanius collurio): specie in allegato I della direttiva Uccelli, la sua popolazione italiana viene classificata Vulnerabile. In Provincia di Venezia ha registrato una contrazione distributiva del 50%. Indicata come nidificante nel precedente Atlante e come svernante nel Formulario Standard è nidificante presente nell’area di intervento nella stagione riproduttiva (Zanetti M., 06.2015, osservazione personale).

L’area oggetto dell’intervento, indicata nel PTRC del 1992 come “ambito agricolo con buona integrità” si estende per circa 250 ettari. Considerato che circa due terzi di questo territorio subiranno un’alterazione/cementificazione e che le 14000 presenze turistiche giornaliere previste faranno salire esponenzialmente tutti i fattori perturbativi citati precedentemente (uccisioni accidentali di specie faunistiche, rumori, traffico, aumento delle specie autoctone problematiche…), si deve concludere che l’impatto sull’avifauna sarà elevato e implementerà, inevitabilmente il trend negativo delle specie ornitiche sensibili legate agli ambienti agricoli.

Impatti nelle aree esterne all’ambito progettuale La creazione di un porto turistico comporta una serie di possibili impatti all’interno dell’ambito di intervento e sugli ecosistemi limitrofi sia durante la fase di realizzazione (con inquinamento di tipo acustico, atmosferico, idraulico, produzione di rifiuti e reflui…), sia durante la fase di esercizio (con inquinamento causato da olio nelle acque di raffreddamento dei navigli, dalla perdita di combustibile durante la navigazione, dagli sversamenti accidentali nelle acque degli idrocarduri e di sistemi antivegetativi applicati alle chiglie dei natanti, ecc). 

Con la creazione di una nuova darsena è prevedibile un incremento dei passaggi delle imbarcazioni lungo il Piave, soprattutto nel periodo di nidificazione, con disturbo/allontanamento soprattutto nella foce del fiume e nel corridoio ecologico del canale Revedoli dell’avifauna più sensibile al disturbo antropico come il tarabusino (Ixobrychus minutus), il martin pescatore (Alcedo atthis) e l’airone rosso (Ardea purpurea). Queste specie, per il loro sfavorevole stato di conservazione, sono incluse in allegato I della Direttiva Uccelli: le minacce segnalate sono” Attività di pesca, danni agli argini e ai canneti, movimento dei natanti lungo l’asta fluviale”).

Gli impatti segnalati andrebbero, inoltre, ad accumularsi a quelli prodotti dalle “numerose darsene che sorgono in prossimità dell’ambito di intervento sia lungo il canale Revedolisia lungo il fiume Piave” (R.A. pag. 215).

Impatti sugli habitat Il progetto prevede l’urbanizzazione a campeggio per una capienza di 14.000 villeggianti, con realizzazione di strutture di servizio e piscine, ma con l’evidente intento di offrire agli stessi la possibilità di fruire l’arenile prospiciente a Valle Ossi compreso tra la foce del fiume Piave e la bocca di porto della darsena di Marina di Eraclea (Eraclea, VE). Tale intento è esplicito: “la Variante al PUA prevede, in fase di esercizio, la gestione e la regolamentazione dei flussi di attraversamento degli ambiti più sensibili, con lo staccionamento degli accessi e dei percorsi esistenti e l’installazione di cartellonistica informativa lungo i sentieri che conducono verso la pineta, l’arenile e la Laguna del Mort” (Rapporto Ambientale pag. 220). 

Attualmente l’arenile è formato da una banchina di cemento per oltre la metà del suo complessivo sviluppo (pari a circa 1,5 km) e da una spiaggia esigua, in ragione dei vistosi fenomeni di erosione verificatisi negli ultimi decenni. Il R.A. (pag. 223), probabilmente, confida negli interventi della Regione Veneto “di difesa costiera e ripascimento di questo tratto di litorale definendo condizioni di maggiore sostenibilità della fruizione turistica, che si sposterà dagli ambiti di duna”. Una prospettiva che però è ancora a livello di “Linee Guida” per la gestione integrata della zona costiera, non di piano o progetto approvato.

Già nella condizione attuale la presenza balneare di poche centinaia di persone determina un impatto di entità assai elevata nonostante la presenza di sentieri d’accesso che attraversano la pineta e la zona dunale attuati nell’ambito del progetto Life Natura “Azioni concertate per la salvaguardia del litorale veneto” (“Life dune”), proprio per contenere i flussi turistici e mitigare lo impatto antropico. Una rete fittissima di sentieramenti informali devasta le dune grigie e la pineta (tonnellate di rifiuti abbandonati in vistosi cumuli) nonchè ridotta a “latrina naturale” in quanto non sussistono servizi igienici. Una situazione della quale il R.A. sembra non tenere conto, come degli effetti poco significativi della presenza delle opere del citato “Life Dune”. Ad opera di migliaia di vacanzieri è presumibile una compromissione degli habitat delle depressioni palustri che nei mesi estivi risulteranno asciutte e percorribili, saranno interessate dall’attraversamento le dune grigie e le dune marine che si troveranno già ridotte per l’erosione dalle mareggiate invernali. Un ulteriore danno sarà effettuato nei confronti dell’habitat dall’asportazione dei rifiuti e detriti con mezzi meccanici.

Risulta evidente che la presenza di migliaia di persone in un contesto ambientale dielevata importanza naturalistica, ma fragile e di ridottissima estensione, potrà determinare un impatto devastante sugli habitat individuati nell’Allegato I della Direttiva Habitat presenti nel sito IT3250013 tra cui, in particolare, diversi di interesse prioritario come l’habitat 2270 (Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster), il 2130 (Dune costiere fisse a vegetazione erbacea “dune grigie”).

Impatto sulla flora e sulla fauna Da quanto esposto in precedenza risulta evidente che non soltanto gli habitat, ma, logicamente, la stessa biodiversità dell’area subirà un danno potenzialmente devastante. Le specie floristiche di importanza naturalistica elevata, per l’interesse estetico, fitostorico e fitogeografico presenti nei diversi habitat citati sono numerose (vedi copiosa bibliografia sul tema e in particolare: Zanetti Michele, 1998-2018, Flora e Fauna della Pianura Veneta Orientale, nn 1-20, Associazione Naturalistica Sandonatese, Noventa di Piave, VE) ed è facile prevedere un impatto tale da determinare la scomparsa locale di alcune specie, quali Orchis palustrisNeottia nidus-avisLinum maritimumCalystegia soldanellaSchoenoplectus tebernaemontaniClematis rectaTrachomitum venetum, ecc. ecc.

Se tale può rivelarsi con certezza, in ragione dell’entità delle presenze e dei passaggi sull’area, l’impatto sulla flora notevole dell’area, non meno importante può rivelarsi quello sulla fauna. Tale impatto potrà determinare danni gravi alla erpetofauna (negli habitat idonei dell’area di litorale è presente la più consistente popolazione di ramarro – Lacerta bilineata – dell’intero Veneto Orientale), alla teriofauna (Insettivori, Mustelidi) e all’avifauna nidificante. Si ricorda, a questo proposito, che nell’area sono nidificanti la beccaccia di mare (Haematopus ostralegus), il succiacapre (Caprimulgus europaeus), la cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris), l’occhiocotto (Sylvia melanocephala), l’usignolo (Luscinia megarhynchos), l’averla piccola (Lanius collurio) e numerose altre specie divenute rare nella bassa pianura retrostante, come conseguenza della trasformazione e semplificazione dell’habitat riproduttivo.

Molti dei fattori di pressione e di minaccia che determinano la vulnerabilità del sito, descritti nello stesso Formulario Standard della ZSC: “Elevata pressione antropica a scopo turistico-balneare; forti problemi legati alla gestione degli arenili…”, sarebbero enormemente implementati dalla realizzazione del progetto, con un effetto negativo sul grado di conservazione delle specie in Direttiva.

Considerazioni Negli scorsi anni LIPU e WWF, hanno presentato alla Commissione europea approfonditi lavori di documentazione sulla cattiva applicazione della Valutazione d’incidenza nel nostro Paese.

Nel luglio 2014, la Commissione – Direzione Generale “Ambiente” ha reso noto di aver aperto la procedura di indagine EU Pilot 6730/14/ENVI “diretta ad accertare se esista in Italia una prassi di sistematica violazione dell’articolo 6 della direttiva Habitat” a causa di svariate attività e progetti realizzati in assenza di adeguata procedura di VINCA in aree rientranti in siti di importanza comunitaria (SIC) e zone di protezione speciale (ZPS), componenti la Rete Natura 2000, individuati rispettivamente in base alla Direttiva 92/43/CEE sulla salvaguardia degli Habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora e la direttiva 2009/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica.

La stessa Commissione ha evidenziato, in particolare, carenze qualitative nelle relazioni di incidenza ambientale, carenze nelle procedure di VINCA, elusioni, mancanza di trasparenza, scarso coinvolgimento degli enti di gestione di SIC/ZPS, carenze nei riscontri dell’effettivo rispetto delle conclusioni della procedura di VINCA, carenze di professionalità nella predisposizione delle relazioni di incidenza ambientale, assenza di sanzioni per il mancato rispetto della normativa e delle conclusioni della procedura di VINCA.

La Variante PUA in esame è accompagnata da “STUDIO PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA AI SENSI DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE – FASE DI SCREENING”: lo studio si conclude senza evidenziare effetti significativamente negativi sulle componenti ambientali sottoposte a tutela ai sensi della citata Direttiva Habitat. In base a quanto sopra evidenziato in merito ad habitat e specie, tali conclusioni sembrano confermare, ancora una volta, l’adesione solo formale alle procedure di VINCA.

Valutazione Sempre in ragione delle osservazioni sopra espresse si ritiene, infine, che l’urbanizzazione di Valle Ossi, con la relativa “valorizzazione-fruizione” dell’arenile, collocato alla sinistra dell’attuale foce del fiume Piave, sia del tutto incompatibile con criteri minimi di conservazione degli habitat e della biodiversità della fascia ambientale del litorale.

VERIFICA ACCESSIBILITA’-RETE STRADALE

Il R.A., dopo aver elencato le vie di accesso ad Eraclea (autostrada A4 Venezia – Trieste, strada statale SS 14…) evitando però considerazioni sulle problematiche attinenti il relativo livello di congestione da traffico turistico, si occupa della viabilità nel territorio comunale riconoscendo che: “Durante l’alta stagione turistica il traffico può raggiungere livelli molto alti lungo la viabilità primaria. Il traffico è elevato e unito a particolari colli di bottiglia … Uno dei punti più problematici, dove il traffico tende a formare code e causa rallentamenti, si trova lungo la strada provinciale SP 42, dove questa attraversa il fiume Piave”. Nell’elaborato prodotto nessuna considerazione è riservata agli effetti che potranno derivare alla viabilità primaria, di accesso e interna a Eraclea, dall’interferenza del traffico aggiuntivo generato dal PUA e da altri piani già approvati, anche all’esterno di Eraclea ma dipendenti dalla medesima rete stradale

5.9.3 PAESAGGIO – 5.9.3.1.1 VALORI FORMALI NATURALISTICO-AMBIENTALI E STORICO CULTURALI – 5.9.3.1.4 OBIETTIVI ED INDIRIZZI DI QUALITÀ PAESISTICA- 5.9.3.2 EFFETTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA ALLA SCALA TERRITORIALE 

Data l’interferenza del PUA con l’ambito di tutela paesaggistica denominato “Laguna del Morto”, non considerata anche in questa parte del R.A. e della quale si è già detto in precedenza relativamente al PTRC, è necessaria una premessa sulla normativa vigente, comprendente il divieto di “modificazione dell’assetto del territorio nonché qualsiasi opera edilizia “ che appare inapplicata. La norma di tutela paesaggistica deriva dal PTRC vigente per gli effetti della sua valenza paesaggistica conseguente all’approvazione (nel 1992) in applicazione dell’ex art.1 quinquies della Legge 431/1985 e del conseguente D.M. 24 settembre 1984. E’ da tali presupposti giuridici che deriva la sua approvazione con valenza paesaggistica dalla quale deriva, all’art. 34, la necessità del “Piano di Settore” in carenza del quale consegue ildivieto citato, che di fatto ripropone la tutela transitoria della normativa statale di riferimento in attesa de piano Piano citato con “specifica considerazione dei valori paesistico ambientali” per l’ambito territoriale individuato dalla Tav. 9 del PTRC e richiamato nell’elenco dedicato con “44. Laguna del Morto” per motivazioni quali ”Per i caratteri geomorfologici, floristici e faunistici (ambito importante per la sosta e la nidificazione di diverse specie di uccelli acquatici) questa zona rappresenta un ambiente di elevata importanza naturalistica.” E’ pertanto vigente il citato divieto anche sulla fascia meridionale del PUA, oltre che sulla parte adiacente quest’ultima ma interna all’ambito di tutela paesaggistica considerato.

Nel R.A. (pag. 277) si legge che con il PUA sono perseguiti obiettivi di realizzazione di un nuovo paesaggio riqualificato della costa, di riequilibrio dell’accessibilità e della fruizione dell’area, di recupero delle valenze naturalistiche, oltre che “interventi mirati alla qualificazione e gestione della fruibilità pubblica nonché forme di tutela, valorizzazione e stabilizzazione del sistema naturalistico”. Tali indicazioni non trovano però corrispondenza nel contenuto del PUA che prefigura invece una sostanziale variazione delle connotazioni paesaggistiche dell’area interessata e non proprio la prospettiva di un nuovo paesaggio perseguibile. Tale prospettiva è condizionata non soltanto dalle connotazioni dalle trasformazioni realizzabili nell’area agricola, ancora in buona misura imprecisate nelle connotazioni e rinviate alle successive fasi di progettazione, vedi edifici piscine, piazzali, darsena, ecc., ma in modo rilevante dagli effetti che il nuovo villaggio turistico potrà generare sulle funzionalità ambientali che determinano la caratterizzazione del contesto paesaggistico, di prossimità e più esteso. Ricadute funzionali incidenti sulle peculiarità morfologiche e naturalistiche richiamate e tutelate all’interno dell’ambito del citato art. 34 del PTRC (e ormai scomparse nella prevalenza del restante litorale) e pure sul Piave e un apio intorno oggetto di altri vincoli di tutela paesaggistica. Restano infatti a livello di buone intenzioni i propositi di “tutela, valorizzazione e stabilizzazione del sistema naturalistico” che nel caso dell’ambito della “Laguna del Morto” rinviano soprattutto alle interferenze della frequentazione e dell’attraversamento con le dinamiche naturali che consentono la presenza delle connotazioni paesaggistiche sopra citate. Morfologia del suolo e del sovrastante sistema naturale sono interdipendenti, altamente instabili e l’effetto dei dinamismi naturali non sostituibili con opere di giardinaggio e sentieristica. Già allo stato attuale la frequentazione e attraversamento generano i segni visibili dello stato di degrado preoccupante dei valori paesaggistici tutelati. Un peggioramento appare l’inevitabile conseguenza dall’attuazione del PUA per 15.000 persone aggiuntive che, almeno in parte, saranno interessate alla fruizione della spiaggia con l’inevitabile passaggio attraverso l’area tutelata in questione che si interpone. Per gli effetti prospettabili sulle dinamiche ambientali generatrici dei valori paesaggistici oggetto della tutela di cui all’art. 34 del PTRC, come conseguenza della realizzazione del PUA, si rinvia alla precedente trattazione per ”Biodiversità, …. Flora e Fauna”. Geomorfologia e forme/qualificazione della presenza naturalistica sono incompatibili con incrementi futuri della fruizione dell’arenile e della presenza turistico-balneare, dalle quali potranno maggiori livelli di interferenza della funzionalità ambientale esiziali per la tutela dello stato dei luoghi, analogamente a quanto osservabile in altre parti del litorale veneziano già oggetto di analoghe forme di pesante antropizzazione. In tale prospettiva e già nelle condizioni attuali è visibile l’inutilità di tabelle e tracciati predisposti per l’attraversamento in attuazione del progetto “Life-Dune”. Da rilevare inoltre che il già citato Parere n. 113 della Commissione VAS ha richiesto approfondimenti per la ”definizione delle modalità di accesso al mare, gestione e controllo degli accessi”, richiesta che appare ancora priva di seguito adeguato e che resta essenziale anche per la valutazione della compatibilità paesaggistica. 

Tra le opere comprese dal PUA c’è il villaggio nautico, circa 6 ettari nell’adiacenza dell’argine del Piave prossima al Canale Revedoli. Prevista la conca di navigazione di connessione, attraverso l’argine, del Piave con la darsena, dimensione di circa 2,3 ettari e associata l’edificazione di 20.000 metri quadrati (quindi circa 60.000 mc. di volume edilizio) per la quale sono ipotizzate le fisionomie “come un piccolo borgo”. Questa parte del PUA è caratterizzato da fisionomie e funzionalità che lo differenziano sostanzialmente dalla parte rimanente del villaggio turistico. Estranea all’insieme di morfologie, materiali e vegetazione che caratterizzano il paesaggio dell’ambito fluviale ormai in vista della foce, dove il fiume conserva il tendenziale andamento sinuoso, naturale nella bassa pianura, col contorno di sponda e argine e sovrastante vegetazione differenziata in rapporto alla prossimità all’acqua. Al di là dell’argine c’è la superficie agricola della bonifica idraulica, con ampia visuale, dove la portualità non è storicamente presente anche per le note difficoltà e il pericolo derivati per gli insediamenti dal rapporto con il fiume alpino. E’ dalle peculiarità idrodinamiche di quest’ultimo che deriva l’opera di costruzione della forma fluviale e del litorale, e prima della pianura che sta intorno, e pertanto tali peculiarità non possono essere trascurate al fine della tutela del paesaggio che espressamente riguarda il Piave e poi pure il litorale (art. 142 del D.lgs. 42/2004). Essenziali il volume di deflusso (portata) e la presenza di sedimenti in sospensione (trasporto solido) per le dinamiche ambientali innescate: i sedimenti condizionano l’evoluzione della morfologia dell’alveo fluviale, foce compresa, e più estesamente del litorale. E’ l’interferenza del trasporto solido fluviale con le morfologie conseguenti generate nell’alveo che, notoriamente, ostacola la navigazione e genera la dipendenza di quest’ultima da escavazioni dell’alveo. A queste ultime fanno seguito alterazioni idrodinamiche e conseguente degrado delle morfologie fluviali e litoranee. Pertanto, l’eventualità della realizzazione della darsena prevista richiede la preventiva verifica degli effetti che potranno derivare all’evoluzione morfologica fluviale e litoranea, per evitare ulteriori forme di artificializzazione conseguenti (scogliere, pennelli in roccia, argini, ecc.) e perdita delle fisionomie naturali proprie dei paesaggi tutelati. Vista la decontestualizzazione del Villaggio Nautico e la mancanza di supporti conoscitivi atti alla verifica degli effetti conseguenti alla realizzazione della darsena e connessa navigabilità fluviale, sugli ambiti paesaggistici fluviali e litoranei oggetto di tutela, la sua realizzazione appare non compatibile con le norme di tutela paesaggistica. Da rilevare inoltre che approfondimenti sono stati richiesti dalla citata Commissione regionale VAS, con Parere n. 113, relativamente a “problematiche connesse con la realizzazione della darsena anche in relazione con i vincoli esistenti”, delle quali non si trova riscontro

CONCLUSIONI

Questa parte del R.A. (pag. 338) ripropone argomentazioni di tipo prevalentemente generale confermando quanto emerso nella trattazione puntuale delle tematiche precedentemente indicate. E’ riportato l’elenco degli argomenti di approfondimento riferito al Parere n. 113, in data 8.08.2018, della Commissione Regionale VAS, conseguente alle valutazioni riguardanti la procedura di Verifica di Assoggettabilità per il PUA, senza indicazione del seguito presente nel R.A.. Tale elenco comprende argomenti che in buona parte trovano corrispondenza con le carenze evidenziate nelle presenti osservazioni, a conferma della perdurante necessità di approfondimento di tematiche essenziali ai fini della valutazione della sostenibilità del PUA. Di seguito si riportano gli argomenti indicati in tale elenco per i quali è stata riscontrata nelle osservazioni la perdurante necessità si approfondimento: – compatibilità dell’intervento con il regime vincolistico previsto dal PALAV e i vincoli provinciali; – definizione delle modalità di accesso al mare, gestione e controllo degli accessi; – azioni di tutela volte alla conservazione / miglioramento degli habitat presenti; – possibili fonti di approvvigionamento e derivazioni necessarie, anche in relazione ad eventuali estrazioni di acque sotterranee e all’influenza sull’intrusione del «cuneo salino», e sugli effetti da questa derivanti; – effetti, anche in prospettiva futura, del fenomeno della subsidenza; – problematiche connesse con la realizzazione della darsena anche in relazione con i vincoli esistenti. 

In carenza dell’indispensabile sviluppo conoscitivo delle tematiche, il R.A. presenta conclusioni parziali, contraddittorie e sostanzialmente favorevoli ai fini della realizzazione del PUA, ma inattendibili e fuorvianti per le finalità della VAS. A titolo di esempio, si riporta quanto si legge a pag. 340: “… si può evidenziare che, mentre permangono le situazioni di minaccia legate al fenomeno di erosione delle coste, avanzamento del cuneo salino non risolvibili se non con interventi strutturalile opportunità generate dalla Variante al PUA vigente consentono la valorizzazione e fruizione del sistema ambientale e rurale con caratteri di reversibilità migliorando le relazioni tra l’insediamento di Eraclea mare e il nuovo villaggio, la diversificazione dell’offerta turistica con un incremento dell’occupazione. Il PUA vigente interviene con una soluzione che contribuisce alla creazione di offerta turistica similare ai caratteri esistenti nel territorio con un elevato indice di area utilizzata per presenza e con caratteri di non reversibilità e di bassa flessibilità gestionale. La variante Ambedue gli scenari di trasformazione portano con sé l’aumento di richiesta di mobilità riferita ad una limitata offerta di servizi di trasporto. L’analisi sugli obiettivi di sostenibilità evidenzia come, per l’insieme dei 37 elementi della sostenibilità valutati, la Variante al PUA è coerente con il numero maggiore degli obiettivi di sostenibilità rispetto al PUA vigente e all’OPZIONE ZERO.”

Palese è l’incongruenza tra la minaccia indicata e l’opportunità da perseguire. La minaccia, indicata nell’erosione delle coste e “cuneo salino”, che peraltro riconduce ad altre ancora concorrenti quali concause subsidenza-eustatismo, approvvigionamento idrico e altro ancora, richiama proprio parte degli argomenti oggetto della richiesta di approfondimento. Analogamente per l’indicato aumento di richiesta di mobilità, problematica rilevante ben nota su tutto il litorale, con le inevitabili correlazioni, che sebbene non presente nel citato elenco è presente nel R.A. con una trattazione alla scala della viabilità prossima al nuovo insediamento che porta tale conclusione inattendibile. E già indicativa dell’inadeguatezza della successiva trattazione presente nel R.A. quanto è indicato nella figura 5-1 rappresentativo del “perimetro dell’ambito di influenza territoriale relativo alle componenti atmosfera, acqua, suolo agenti fisici, traffico”, palesemente insufficiente per la trattazione delle componenti indicate, anche per l’inevitabile presenza di effetti sinergici e cumulativi che restano prevalentemente inesplorati. 

Del tutto irrisolta resta la problematica della “modalità di accesso al mare”, presente nel citato elenco, che genera sostanziali incompatibilità con l’area comprendente la Laguna del Morto tutelata ai fini della conservazione della biodiversità (ZSC-ZPS), in conseguenza della quale permane la minaccia di effetti fortemente impattanti su habitat e specie presenti, oltre che analoghi effetti sulle geomorfologie e componenti naturali oggetto di specifica tutela paesaggistica vigente, con vincolo cogente che vieta tali alterazioni.

Da segnalare che emergono contrasti e incongruenze del PUA con le norme vigenti relativamente ai vincoli di rilievo paesaggistico derivati dal PTRC, che come sopra precisato (nella relativa trattazione e relativamente al paesaggio) ha valenza paesaggistica e detta prescrizioni e vincoli, oltre che dal PTCP, a differenza del “tutto bene” indicato dal R.A. relativamente a detti strumenti di pianificazione territoriale.

Cordialmente

Il presidente dell’Associazione Naturalistica Sandonatese

Michele Zanetti

Il delegato LIPU Sezione di Venezia

dott. Gianpaolo Pamio

Spett.le

Regione del Veneto Unità Organizzativa Impatto Ambientale

valutazioniambientalisupportoamministrativo@pec.regione.veneto.it

e, p.c. 

Spett.le

Regione del Veneto

Direzione Ambiente

ambiente@pec.regione.veneto.it

Spett.le

 Unità Organizzativa per il Genio Civile della Regione Veneto competente per la provincia di Venezia

civile@pec.regione.veneto.it

                                                           Venezia, lì 13 settembre 2023

Oggetto: Procedura di Autorizzazione Unica Regionale in merito al progetto del Villaggio Turistico Rurale denominato Valle Ossi nel Comune di Eraclea (VE). OSSERVAZIONI

PREMESSA-IL VILLAGGIO TURISTICO INTEGRATO

La Variante al Piano Urbanistico Attuativo (di seguito PUA), sulla base di quanto indicato nel Rapporto Ambientale (di seguito R.A.), prevede la realizzazione di un insediamento per ricettività turistica, denominato “Villaggio Turistico Integrato”, esteso circa 251 ettari con ubicazione prevalente in territorio agricolo (Valle Ossi), comprendente in sintesi quanto segue:

  • un Villaggio Turistico all’aria aperta (camping) di circa 94 ettari di estensione, comprensivo di 3200 – 3500 piazzole (di superficie compresa tra i 150 e i 200 mq ciascuna), piscine, campi da tennis, campi da calcetto, impianti per le attività polivalenti, strutture commerciali e con una capacità insediativa di circa 12800 – 14000 presenze giornaliere;
  • un Villaggio Nautico con un’estensione di circa 5.6 ettari in grado di ospitare 150 imbarcazioni;
  • un Parco Territoriale, di circa 54 ettari, dove gli ospiti del campeggio potranno svolgere attività di running, fitness all’area aperta, volo di aquiloni, passeggiate con animali da compagnia e ciclobike; 
  • un Parco Turistico Rurale di circa 72 ettari.

L’area oggetto dell’intervento confina a sud – ovest con l’ambito naturalistico denominato “Alveo di foce del Piave” (Ambito fluviale FL12) e verso il mare con la sottile area denominata “VE053 Laguna del Morto”, compresa all’interno del sito Natura 2000 ZSC IT3250013 “Laguna del Mort e pinete di Eraclea”.

Se ne deduce che, considerando anche le presenze consentite nel Villaggio Nautico, nel Parco Turistico Rurale e nel Parco Territoriale, la capacità ricettiva complessiva andrà a superare le 15000 persone, più dei circa 12000 abitanti del territorio comunale o di quelli analoghi del Comune di Caorle.

OSSERVAZIONI

PIANO TERRITORIALE REGIONALE DI COORDINAMENTO VIGENTE (PTRC)

Si legge nel R.A. (pag. 47): “il progetto in esame si colloca in un rapporto di coerenza con il PTRC vigente”, in particolare, con l’art. 33 riguardante “l’ambito per l’istituzione di parchi e riserve naturali ed archeologiche e aree di tutela paesaggistica”. Diverse sono invece le conclusioni deducibili dalla lettura dell’articolo 34 del PTRC che riporta: “è vietata la modificazione dell’assetto del territorio nonché qualsiasi opera edilizia, con esclusione degli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di restauro conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore degli edifici”. 

Tale normativa è valida per l’ambito indicato nella tavola 9.44 del PTRC, all’interno del quale ricade parte del PUA. Questo divieto è tuttora vigente data la carenza del prescritto “Piano di Settore”, indispensabile per consentire la decadenza di detta norma transitoria. Il divieto è ribadito al successivo titolo 7 del PTRC “Norme Specifiche di Tutela”. 

Anche per la parte del PUA esterna al perimetro vincolato dal PTRC l’indicata coerenza non è condivisibile, dato il rilevante carico antropico insediabile in adiacenza all’area di rilevante valore paesaggistico-ambientale, destinata alla valorizzazione ambientale e già danneggiata dal carico antropico prodotto da una frequentazione minimale rispetto a quella che potrebbe essere generata dal PUA.

Si ricorda l’origine della citata norma di tutela del “PTRC con valenza paesaggistica”, richiamata all’art. 53: “dalla data di adozione del P.T.R.C. cessano di avere efficacia ex art.1 quinquies Legge 431/1985 le previsioni dei decreti emanati ai sensi del D.M. 24 settembre 1984 nella parte in cui prevedono l’inibizione delle trasformazioni territoriali”. Per la valenza paesaggistica del PTRC l’inibizione originaria della legge è sostituita dalla norma di quest’ultimo fino all’approvazione del “Piano di Settore”, con specifica considerazione dei valori paesistico ambientali”. In carenza dell’approvazione del piano col prescritto contenuto resta quindi vigente il citato divieto. 

PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE, VENEZIA (PTCP)

Relativamente al Piano Territoriale Provinciale il R.A. rileva (pag. 61), in corrispondenza dell’ambito del PUA, la presenza di vincoli paesaggistici, di rischio idraulico e idrogeologico (richiamato il Piano Assetto Idrogeologico), di aree di valore ambientale, di corridoi ecologici e dell’ “Ambito per l’istituzione di parchi” in applicazione dell’art. 33 del PTRC. Oltre a riconoscere il valore ambientale del luogo, il R.A. ne sottolinea “l’instabilità geomeccanica e morfologica”, il pericolo rappresentato dalla subsidenza, dell’eustatismo e del rischio idraulico con conseguente rischio di esondazione del fiume Piave e la possibilità di inondazione dal mare. Il R.A. sostiene la coerenza del PUA con il PTCP “soprattutto in riferimento alle strategie relative al sistema insediativo, che in quest’area prevedono la realizzazione di aree destinate a servizi e produttivo”. 

Come risulta dalla visione della cartografia del PTCP alla tav. 3.1, parte del PUA ricade però entro il perimetro che nella legenda corrisponde ad “Ambito di tutela per la formazione di parchi e riserve naturali di competenza provinciale (PTRC vigente art. 34) – art. 21”, dove quest’ultimo indica l’articolo del PTCP vigente di riferimento e tra parentesi la norma vigente del PTRC (della quale si è già detto sopra).

Detta coerenza con le “aree destinate a servizi e produttivo” non trova peraltro corrispondenza con l’indicazione della tav. 4.1 del PTCP dalla quale emerge che le attività ricettive non sono comprese alla definizione “produttivo” e nemmeno “servizi”. La citata destinazione “produttivo” è, inoltre, localizzata nel PTCP in modo da interporre dal limite della fascia boscata litoranea alcune centinaia di metri liberi (zona agricola), invece compresi nel PUA.

Contrariamente a quanto affermato dal R.A., il PUA è, quindi, contrastante col PTCP (tavola 3.1) nella parte adiacente il confine sud, oltre che incongruo con altre indicazioni presenti nella tav. 4.1 (che non prevede l’insediamento di attività ricettive) e con il lungo elenco di vincoli sopra citati (paesaggistici, idraulico, ambientale) riportati in altre tavole del PTCP. 

PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO (PAT) DI ERACLEA

Il PUA classifica l’ambito nel suo complesso come “contesto territoriale destinato alla realizzazione di programmi complessi” (Polo nautico integrato di Valle Ossi) ove è consentita “un’urbanizzazione programmata.”, con “La specifica destinazione d’uso per tale ambito a Turistico-ricettivo / Servizi.” Tale indicazione conclusiva dedicata alla normativa del PAT è il seguito di altre preliminari per l’area del PUA, riportate sempre dal R.A. (pagg. 65-66), relativamente alle costruzioni che “possono indurre sostanziali modificazioni nell’assetto idrodinamico della falda”. Nulla viene indicato relativamente alla possibilità di coesistenza tra tali premesse e la previsione insediativa, analogamente a quanto avviene relativamente allamancanza del ““Piano di Settore”, già segnalata, e sul conseguente divieto di trasformazione del luogo prescritto dall’art. 34 del PTRC e ulteriormente precisate dal relativo titolo 7. Relativamente alla destinazione d’uso “Turistico-ricettivo/Servizi”, si rileva la differente indicazione del PTCP, “a servizi e produttivo”, che non indica la ricettività turistica pur mantenendo l’obbligo della conformità al piano sovraordinato, ovvero proprio il PTCP. 

Altra incongruenza, non solo formale, che non trova seguito nel PUA, è la possibilità richiamata di “sostanziali modificazioni nell’assetto idrodinamico della falda”, che prospetta la possibilità di accelerazione della subsidenza nei territori della bonifica idraulica prossimi alla fascia litoranea. In queste aree (attualmente in erosione) il PAT, infatti, segnala che la risalita del cuneo salino e la salinizzazione del suolo generano un’accelerazione dell’abbassamento del suolo, compromettendo la sicurezza idraulica, la stabilità degli edifici esistenti e di futura costruzione, la fertilità del suolo e la biodiversità. Permane, inoltre, per parte del PUA il divieto di “modificazione dell’assetto del territorio nonché qualsiasi opera edilizia, con esclusione degli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di restauro conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore degli edifici”.

PIANI, PROGETTI E INTERVENTI SINERGICI O CUMULATIVI 

Per valutare gli impatti significativi che l’attuazione del PUA potrebbe avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, tenendo conto degli impatti degli altri piani/progetti che contribuiscono a determinare le condizioni per uno sviluppo sostenibile, il R.A. (pag. 123) prende in considerazione solo il progetto LIFE REDUNE, lo “Studio e monitoraggio per la definizione degli interventi di difesa dei litorali dall’erosione nella Regione Veneto – Linee guida” e il PAT del Comune di Eraclea. Restano, pertanto, esclusi piani urbanistici vigenti come, ad esempio, quelli dei Comuni contermini (Jesolo e Caorle), che, a fronte di previsioni insediative turistico ricettive ancora più rilevanti del PUA in questione, mantengono in comune con Eraclea la dipendenza dalle fonti di approvvigionamento idrico e dalla rete stradale primaria.

La dipendenza da comuni fonti di approvvigionamento idrico, di derivazione fluviale e di falda (che già sconta le difficoltà dovute all’eccesso dei prelievi rispetto alla disponibilità del deflusso fluviale e di ricarica degli acquiferi del sottosuolo) ripropone le problematiche connesse alla subsidenza del suolo in parte già emerse in precedenza per il PAT, che “possono indurre sostanziali modificazioni nell’assetto idrodinamico della falda” e compromettere la fertilità del suolo e la biodiversità. Le stesse problematiche per le quali la Commissione VAS regionale, con Parere n°113 del 08.08.2018, ha richiesto approfondimenti del R.A. riguardanti “… fonti di approvigionamento… influenza sull’intrusione del “cuneo salino”, e sugli effetti da questa derivati”, problematiche destinate invece a non trovare risposta poiché essenziali effetti sinergico-cumulativi restano non considerati.

Relativamente all’interdipendenza dalla rete viaria primaria per l’accessibilità al litorale, sono note le condizioni di servizio congestionato delle infrastrutture esistenti dovuto al flusso turistico che arrivano a generare condizioni di criticità ambientale della fascia litoranea e che contribuiscono ad alimentare, anche al di fuori dei luoghi di destinazione, il livello non certo soddisfacente della qualità dell’aria. Le problematiche descritte sarebbero incrementate dalla realizzazione del PUA e avrebbero dovuto essere considerate e approfondite dal R.A.. L’omessa trattazione contribuisce a pregiudicarne il contenuto e l’attendibilità.

AMBITO DI INFLUENZA TERRITORIALE

Nel R.A. si legge (pag. 125): “Secondo quanto riportato nelle linee guida di ISPRA 124/2015 l’ambito di influenza territoriale non coincide necessariamente con l’ambito geografico o amministrativo di riferimento del P/P. Tale ambito deve comprendere, in ogni caso, tutte le aree interessate dagli effetti del P/P, sulla base di una stima conservativa. … Vanno considerati anche gli aspetti ambientali interessati indirettamente dalle azioni del P/P, ad esempio attraverso interazioni del P/P con altre attività antropiche che a loro volta determinano pressioni/effetti sull’ambiente. Nell’ambito della presente valutazione l’ambito di influenza del Piano è stato determinato considerando nel dettaglio le azioni previste dal Piano e la loro localizzazione e tutte le aree potenzialmente interessate dagli impatti”.

Si tratta di asserzioni di carattere generale, che trovano, tuttavia, nel R.A. un inadeguato riscontro. Nella figura 5-1 del R.A. è, infatti, riportato un “perimetro dell’ambito di influenza territoriale relativo alle componenti atmosfera, acqua, suolo agenti fisici, traffico”, limitato e insufficiente ad individuare correttamente l’ambito di influenza territoriale al quale rapportare le valutazioni per le componenti citate. 

Le tematiche, precedentemente citate, dell’approvvigionamento idrico e della rete infrastrutturale primaria, certamente interferiscono con le componenti indicate quali acqua, suolo, atmosfera, traffico anche all’esterno del perimetro indicato. 

SUBSIDENZA

La Commissione Regionale VAS, con il citato parere n.113, ha chiesto un approfondimento degli effetti della subsidenza anche in prospettiva futura. La sua trattazione, nel R.A., risulta di fatto suddivisa in più parti (in riferimento ai vari aspetti concorrenti alla determinazione del fenomeno), prive, per di più, del necessario approfondimento e basate su studi datati (L. Tosi e L. Carbognin, 2003), pur in presenza di pubblicazioni ISPRA molto più recenti sull’argomento.

Secondo il R.A. (pag. 157), nell’area in oggetto la subsidenza presenta una rilevanza medio-alta, caratterizzata da un valore medio annuale compreso tra -3 mm/anno e -2 mm/anno (quindi in appena un decennio l’abbassamento del suolo è dell’ordine dei 2-3 cm). Il dato è certamente rilevante, ma, ancor più se lo si considera in rapporto all’area litoranea in questione, dove sono noti problemi di erosione e altri fattori concomitanti che aggravano ulteriormente il fenomeno. Sull’argomento il R.A. si limita a sottolineare che “…per le zone nord-orientali le aree potenzialmente a rischio sono quelle interessate da emungimenti di acque per diverso uso, quelle caratterizzate da sedimentazione recente deltizia e le bonifiche, spesso soggiacenti il livello marino.”, senza alcun approfondimento conseguente, sebbene specificamente richiesto.

Ai fini di una corretta trattazione del fenomeno subsidenza sarebbe stato necessario tener conto di vari fattori in gioco nell’area, come la localizzazione litoranea di rilevanti incrementi insediativi prevista dai piani urbanistici vigenti, il conseguente incremento dei prelievi idrici, l’erosione del litorale, la penetrazione del cuneo salino e il fenomeno dell’eustatismo (3.68 mm./anno negli ultimi 20 anni). Tutti fattori che potrebbero essere implementati dalla realizzazione del Villaggio Turistico e dagli scavi previsti per la darsena. 

INTRUSIONE SALINA

La Commissione regionale VAS, col citato Parere n. 113, ha richiesto approfondimentianche per il tema dell’intrusione salina. Il R.A. (pag. 173), a questo proposito, si limita a sottolineare: “…per le aree oggetto di analisi si ricorda tuttavia che non sono previsti emungimenti né per usi idropotabili né per usi termali e che dalle analisi geognostiche non si sono rilevati orizzonti di materiale organico negli strati superficiali eventualmente interferibili. Per quanto riguarda l’intrusione salina poi si può ritenere che le modifiche al sistema idraulico sia in termini di cadente piezometrica che di circuitazione interna delle acque porterà un probabile miglioramento del contrasto all’intrusione salina, fenomeno in questo momento in atto nella porzione sud est dell’area.”. La conclusione è il probabile miglioramento del contrasto all’intrusione salina derivato dalle opere previste dal PUA. Tale valutazione è data in carenza dei presupposti conoscitivi indispensabili. Nulla si legge, ad esempio, relativamente agli effetti concorrenti riconducibili alla gestione del deflusso dei bacini fluviali, delle accelerate dinamiche dell’eustatismo dei due ultimi decenni, dell’erosione costiera, ecc, oltre che delle interferenze eventuali derivate dalle opere consentite dal PUA. Il R.A. non considera neppure la possibilità di effetti cumulativi con quanto previsto da altri piani/progetti.

La carenza della trattazione dell’argomento prodotta dal R.A. è ulteriormente avvalorata da quanto si legge a pag. 194, nella parte dedicata ad “Acque sotterranee” dove compare nuovamente l’argomento “Intrusione salina”. E ancora una volta si legge una trattazione a livello generale della problematica, con riferimento al citato testo del 2003: “L’intrusione o contaminazione salina è un problema grave non solo per l’inquinamento delle acque sotterranee ma anche perché può innescare, con la salinizzazione dei sedimenti, il collasso delle argille superficiali per la variazione del chimismo della loro parte umida, … che porta quindi all’accentuare di un altro fenomeno molto impattante per le zone costiere: la subsidenza …”. Il R.A. indica, poi, criticità quali “intrusione del cuneo salino ha negli ultimi anni assunto proporzioni preoccupanti, sia per frequenza, che per estensione … le forti salinità, registrate per molti giorni consecutivi, a distanze anche di 25 – 30 km per certi fiumi… La causa principale del fenomeno, è l’abbassamento delle portate dei fiumi…”.

Il R.A., nella parte delle conclusioni (pag. 340), si limita a riconoscere che: “Nel territorio in oggetto non sono stati condotti specifici studi atti a definire l’esatto andamento del cuneo salino nelle acque di falda. La complessa struttura idrogeologica locale è la principale causa delle difficoltà analitiche nello studio di tale fenomeno” e conclude la questione affermando che: “…permangono le situazioni di minaccia legate al fenomeno di erosione delle coste e di avanzamento del cuneo salino non risolvibili se non con interventi strutturali, le opportunità generate dalla Variante al PUA vigente consentono la valorizzazione e fruizione del sistema ambientale e rurale con caratteri di reversibilità migliorando le relazioni tra l’insediamento di Eraclea mare e il nuovo villaggio, la diversificazione dell’offerta turistica con un incremento dell’occupazione”.

La problematica subsidenza-cuneo salino non è sostanzialmente indagata e lascia spazio solo a una prospettiva di valorizzazione economica dell’area interessata, senza tener conto delle penalizzazioni per la collettività che potrebbero essere indotte dall’alterazione delle componenti ambientali e paesaggistiche e dagli effetti, indiretti, derivati dal PUA. E senza alcun seguito per il richiesto approfondimento della Commissione VAS.

I valori economici in gioco non sembrano irrilevanti e non solo per il settore agricolo ma anche per l’attività turistica (già insediata e futura) della fascia litoranea, oltre ai costi imposti dalla sicurezza idraulica. 

IMPATTI INDIRETTI

Dopo una rapida liquidazione delle ricadute al suolo causate da traffico e da altri sistemi di combustione, Il R.A. (pag. 175) sostiene che: “Le interferenze date dalle ricadute al suolo siano annualmente comparabili con le interferenze date da fertilizzanti ed antiparassitari forniti alle colture dell’area”. Riconosce, inoltre, che: “Altra modifica indiretta dello stato di fatto del sistema suolo/sottosuolo che potrebbe derivare dalle attività di variante è la modifica dei processi di salinizzazione dei suoli soprattutto a ridosso del comparto UMI 2 Villaggio nautico e del già compromesso marginamento sud orientale.”. Subito dopo, però, afferma che: “…le attività derivanti dalla variante potrebbero migliorare le condizione di risalita del cuneo salino”, sottolineando che: “le diverse densità di acque dolci e salate porta l’acqua dolce a sovrastare l’acqua salata” e concludendo: “….sembra molto difficile che eventuali orizzonti salmastri presenti nel fondo della darsena possano filtrare in maniera significativa verso il bacino oggetto di variante”. Ancora una volta la trattazione è generica/superficiale e contraddittoria, oltre che carente degli approfondimenti richiesti dalla Commissione VAS, anche relativamente alle problematiche riconducibili alla darsena.

IL SISTEMA DI CAPTAZIONE E PRODUZIONE ACQUA POTABILE

Nel R.A. (pag. 198; lo stesso testo è riproposto pag. 301 sotto la voce “Approvvigionamento Idropotabile”) si legge che l’approvvigionamento idrico del comune di Eraclea, con altri 11 Comuni, è servito dal Consorzio per l’Acquedotto del Basso Piave.

L’acqua in parte proviene da pozzi artesiani e in parte da acque superficiali di fiumi; quattro punti di approvvigionamento, dei quali due sono campi pozzi e due impianti di captazione di acque superficiali. Il consumo di acqua potabile del territorio comunale indicato è circa 1,5 milioni di mc. (ultimo dato 2014). La trattazione dell’argomento si conclude ricordando il parere del fornitore (Veritas S.p.A.), che subordina l’approvvigionamento alla realizzazione di un nuovo serbatoio di accumulo di acqua potabile, circa 4.000 m3, e il potenziamento del pompaggio esistente a garanzia dell’approvvigionamento idrico nei momenti di massima richiesta. 

Il R.A., ancora una volta, elude le richieste di approfondimento della Commissione VAS in merito alle possibili fonti di approvvigionamento idrico e alle possibili conseguenze sull’intrusione del cuneo salino. Non è dato sapere, ad esempio, quali saranno gli effetti dell’ulteriore prelievo sulla portata del Sile (probabilmente non irrilevanti dati i milioni di metri cubi d’acqua in gioco) e neppure se questo fiume riuscirà a mantenere una portata adeguata, anche alla foce, per evitare l’aggravamento del già segnalato pericolo subsidenza-eustatismo-cuneo salino, considerando la dipendenza di Jesolo dall’acquedotto del Sile e la prossimità a quest’ultimo (opera di presa) raggiunta dal cuneo salino.

Sarebbe stato necessario, inoltre, verificare il rispetto delle norme vigenti in materia di qualità dei corpi idrici, derivate dalla direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque – DQA) per migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, a lungo termine, delle risorse idriche disponibili.

BIODIVERSITA’, RETI ECOLOGICHE, FLORA E FAUNA

Il R.A. al capitolo 5.5.4.2 (avifauna) riporta: “…l’ambito di intervento in esame è posto all’interno di un territorio attualmente occupato da culture di tipo estensivo a seminativi (mais, soia, colza, etc.). I dati che emergono per quanto riguarda le presenze avifaunistiche nell’area rispecchiano il fatto che i seminativi irrigui e, in particolare, le coltivazioni a mais, sono gli ambienti agrari con la minor diffusione di specie selvatiche ed indici di biodiversità molto bassi. Escludendo gli ambiti dei canneti del Fiume Piave e del biotopo della Laguna del Mort, all’interno delle aree di intervento viene segnalata la presenza di specie piuttosto diffuse ed antropofile, poco esigenti dal punto di vista ecologico ed adattate ad ambienti con elevata pressione antropica, quali le aree ad agricoltura intensiva (quali gallinella d’acqua, pavoncella, colombaccio, tortora dal collare, tortora selvatica, merlo, ghiandaia)”. Il Rapporto riporta, nella tabella 5-61, le specie presenti nell’ambito progettuale ricavate dalla consultazione di recenti pubblicazioni come il “Nuovo Atlante degli uccelli nidificanti e svernanti in Provincia di Venezia” (Bon M., Scarton F., Stival E., Sattin L., Sgorlon G. (a cura di), 2014 o del Formulario Standard del sito. Nel capitolo 5.5.5 espone anche un lungo, dettagliato elenco dei fattori perturbativi presenti nell’ambito di intervento imputabili alle attività agricola intensiva, alla fruizione dell’ambito e alle infrastrutture esistenti: rumore dovuto all’utilizzo di mezzi agricoli, uccisione accidentale di specie faunistiche, traffico di mezzi motorizzati soprattutto nei fine settimana…

In sintesi il R.A. sembra voler attribuire un basso interesse conservazionistico alle specie ornitiche presenti nell’ambito di intervento e amplificare i fattori perturbativi dovuti alle attività agricole. Si tratta di conclusioni infondate e fuorvianti. In Europa, molte specie ornitiche mostrano, da decenni, un cattivo stato di conservazione. Le specie legate agli ambienti agricoli sono quelle che destano maggior preoccupazione. Il Farmland Bird Index per l’Italia, calcolato tra il 2000 e il 2010 mostra un andamento negativo concentrato nelle aree della Pianura Padana e, in particolare, della Provincia Veneta. Il calo è dovuto, con ogni probabilità, all’industrializzazione delle pratiche agricole e alla sottrazione di habitat determinata dal consumo del suolo dovuto all’urbanizzazione. 

L’intensificazione delle pratiche agricole implica spesso una diminuzione dei già residui spazi naturali, l’inquinamento del suolo e delle acque. Si tratta, tuttavia, di pratiche reversibili i cui effetti negativi possono essere attenuati/annullati attivando adeguate pratiche agronomiche: mantenimento di prati stabili e pascoli; conversione dei seminativi in prati e pascoli; creazione e mantenimento di superfici a riposo e di zone con presenza di arbusti e rovi; agricoltura biologica. Al contrario, la costruzione di infrastrutture e le opere di urbanizzazione determinano una perdita di habitat non più recuperabile con conseguente scomparsa delle specie più sensibili.

Nella tabella 5-61 del R.A. mancano, molte specie pur riportate nell’Atlante e/o nel Formulario standard del sito Natura 2000, che si trovano in uno sfavorevole stato di conservazione. Si citano, di seguito, solo alcuni esempi: allodola (Alauda arvensis): la specie è classificata Vulnerabile nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia per il rischio di estinzione (Peronace et al., in stampa). in Provincia di Venezia ha subito un calo del 54.7%; saltimpalo (Saxicola torquatus): è specie considerata come Vulnerabile a livello nazionale. La sua popolazione in Provincia di Venezia ha registrato un decremento del 46.9%; cappellaccia (Galerida crestata): anche questa specie è considerata Vulnerabile a livello nazionale. Il suo decremento in Provincia è del 34.2%; beccamoschino (Cisticola juncidis): in Provincia di Venezia gode di uno sfavorevole stato di conservazione e il suo calo è stato del 30.29% rispetto alle precedenti rilevazioni; passera d’Italia (Passer italiae): la sua popolazione nazionale è stata stimata in 5-6 milioni di coppie nidificanti negli anni ’80 e in meno di 2-3 milioni di coppie nell’ultimo decennio; passera mattugia (Passer montanus): considerata in Europa come specie in declino (BirdLife International, 2004) e classificata in Italia come Vulnerabile nella Lista Rossa); averla piccola (Lanius collurio): specie in allegato I della direttiva Uccelli, la sua popolazione italiana viene classificata Vulnerabile. In Provincia di Venezia ha registrato una contrazione distributiva del 50%. Indicata come nidificante nel precedente Atlante e come svernante nel Formulario Standard è nidificante presente nell’area di intervento nella stagione riproduttiva (Zanetti M., 06.2015, osservazione personale).

L’area oggetto dell’intervento, indicata nel PTRC del 1992 come “ambito agricolo con buona integrità” si estende per circa 250 ettari. Considerato che circa due terzi di questo territorio subiranno un’alterazione/cementificazione e che le 14000 presenze turistiche giornaliere previste faranno salire esponenzialmente tutti i fattori perturbativi citati precedentemente (uccisioni accidentali di specie faunistiche, rumori, traffico, aumento delle specie autoctone problematiche…), si deve concludere che l’impatto sull’avifauna sarà elevato e implementerà, inevitabilmente il trend negativo delle specie ornitiche sensibili legate agli ambienti agricoli.

Impatti nelle aree esterne all’ambito progettuale La creazione di un porto turistico comporta una serie di possibili impatti all’interno dell’ambito di intervento e sugli ecosistemi limitrofi sia durante la fase di realizzazione (con inquinamento di tipo acustico, atmosferico, idraulico, produzione di rifiuti e reflui…), sia durante la fase di esercizio (con inquinamento causato da olio nelle acque di raffreddamento dei navigli, dalla perdita di combustibile durante la navigazione, dagli sversamenti accidentali nelle acque degli idrocarduri e di sistemi antivegetativi applicati alle chiglie dei natanti, ecc). 

Con la creazione di una nuova darsena è prevedibile un incremento dei passaggi delle imbarcazioni lungo il Piave, soprattutto nel periodo di nidificazione, con disturbo/allontanamento soprattutto nella foce del fiume e nel corridoio ecologico del canale Revedoli dell’avifauna più sensibile al disturbo antropico come il tarabusino (Ixobrychus minutus), il martin pescatore (Alcedo atthis) e l’airone rosso (Ardea purpurea). Queste specie, per il loro sfavorevole stato di conservazione, sono incluse in allegato I della Direttiva Uccelli: le minacce segnalate sono” Attività di pesca, danni agli argini e ai canneti, movimento dei natanti lungo l’asta fluviale”).

Gli impatti segnalati andrebbero, inoltre, ad accumularsi a quelli prodotti dalle “numerose darsene che sorgono in prossimità dell’ambito di intervento sia lungo il canale Revedolisia lungo il fiume Piave” (R.A. pag. 215).

Impatti sugli habitat Il progetto prevede l’urbanizzazione a campeggio per una capienza di 14.000 villeggianti, con realizzazione di strutture di servizio e piscine, ma con l’evidente intento di offrire agli stessi la possibilità di fruire l’arenile prospiciente a Valle Ossi compreso tra la foce del fiume Piave e la bocca di porto della darsena di Marina di Eraclea (Eraclea, VE). Tale intento è esplicito: “la Variante al PUA prevede, in fase di esercizio, la gestione e la regolamentazione dei flussi di attraversamento degli ambiti più sensibili, con lo staccionamento degli accessi e dei percorsi esistenti e l’installazione di cartellonistica informativa lungo i sentieri che conducono verso la pineta, l’arenile e la Laguna del Mort” (Rapporto Ambientale pag. 220). 

Attualmente l’arenile è formato da una banchina di cemento per oltre la metà del suo complessivo sviluppo (pari a circa 1,5 km) e da una spiaggia esigua, in ragione dei vistosi fenomeni di erosione verificatisi negli ultimi decenni. Il R.A. (pag. 223), probabilmente, confida negli interventi della Regione Veneto “di difesa costiera e ripascimento di questo tratto di litorale definendo condizioni di maggiore sostenibilità della fruizione turistica, che si sposterà dagli ambiti di duna”. Una prospettiva che però è ancora a livello di “Linee Guida” per la gestione integrata della zona costiera, non di piano o progetto approvato.

Già nella condizione attuale la presenza balneare di poche centinaia di persone determina un impatto di entità assai elevata nonostante la presenza di sentieri d’accesso che attraversano la pineta e la zona dunale attuati nell’ambito del progetto Life Natura “Azioni concertate per la salvaguardia del litorale veneto” (“Life dune”), proprio per contenere i flussi turistici e mitigare lo impatto antropico. Una rete fittissima di sentieramenti informali devasta le dune grigie e la pineta (tonnellate di rifiuti abbandonati in vistosi cumuli) nonchè ridotta a “latrina naturale” in quanto non sussistono servizi igienici. Una situazione della quale il R.A. sembra non tenere conto, come degli effetti poco significativi della presenza delle opere del citato “Life Dune”. Ad opera di migliaia di vacanzieri è presumibile una compromissione degli habitat delle depressioni palustri che nei mesi estivi risulteranno asciutte e percorribili, saranno interessate dall’attraversamento le dune grigie e le dune marine che si troveranno già ridotte per l’erosione dalle mareggiate invernali. Un ulteriore danno sarà effettuato nei confronti dell’habitat dall’asportazione dei rifiuti e detriti con mezzi meccanici.

Risulta evidente che la presenza di migliaia di persone in un contesto ambientale dielevata importanza naturalistica, ma fragile e di ridottissima estensione, potrà determinare un impatto devastante sugli habitat individuati nell’Allegato I della Direttiva Habitat presenti nel sito IT3250013 tra cui, in particolare, diversi di interesse prioritario come l’habitat 2270 (Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster), il 2130 (Dune costiere fisse a vegetazione erbacea “dune grigie”).

Impatto sulla flora e sulla fauna Da quanto esposto in precedenza risulta evidente che non soltanto gli habitat, ma, logicamente, la stessa biodiversità dell’area subirà un danno potenzialmente devastante. Le specie floristiche di importanza naturalistica elevata, per l’interesse estetico, fitostorico e fitogeografico presenti nei diversi habitat citati sono numerose (vedi copiosa bibliografia sul tema e in particolare: Zanetti Michele, 1998-2018, Flora e Fauna della Pianura Veneta Orientale, nn 1-20, Associazione Naturalistica Sandonatese, Noventa di Piave, VE) ed è facile prevedere un impatto tale da determinare la scomparsa locale di alcune specie, quali Orchis palustrisNeottia nidus-avisLinum maritimumCalystegia soldanellaSchoenoplectus tebernaemontaniClematis rectaTrachomitum venetum, ecc. ecc.

Se tale può rivelarsi con certezza, in ragione dell’entità delle presenze e dei passaggi sull’area, l’impatto sulla flora notevole dell’area, non meno importante può rivelarsi quello sulla fauna. Tale impatto potrà determinare danni gravi alla erpetofauna (negli habitat idonei dell’area di litorale è presente la più consistente popolazione di ramarro – Lacerta bilineata – dell’intero Veneto Orientale), alla teriofauna (Insettivori, Mustelidi) e all’avifauna nidificante. Si ricorda, a questo proposito, che nell’area sono nidificanti la beccaccia di mare (Haematopus ostralegus), il succiacapre (Caprimulgus europaeus), la cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris), l’occhiocotto (Sylvia melanocephala), l’usignolo (Luscinia megarhynchos), l’averla piccola (Lanius collurio) e numerose altre specie divenute rare nella bassa pianura retrostante, come conseguenza della trasformazione e semplificazione dell’habitat riproduttivo.

Molti dei fattori di pressione e di minaccia che determinano la vulnerabilità del sito, descritti nello stesso Formulario Standard della ZSC: “Elevata pressione antropica a scopo turistico-balneare; forti problemi legati alla gestione degli arenili…”, sarebbero enormemente implementati dalla realizzazione del progetto, con un effetto negativo sul grado di conservazione delle specie in Direttiva.

Considerazioni Negli scorsi anni LIPU e WWF, hanno presentato alla Commissione europea approfonditi lavori di documentazione sulla cattiva applicazione della Valutazione d’incidenza nel nostro Paese.

Nel luglio 2014, la Commissione – Direzione Generale “Ambiente” ha reso noto di aver aperto la procedura di indagine EU Pilot 6730/14/ENVI “diretta ad accertare se esista in Italia una prassi di sistematica violazione dell’articolo 6 della direttiva Habitat” a causa di svariate attività e progetti realizzati in assenza di adeguata procedura di VINCA in aree rientranti in siti di importanza comunitaria (SIC) e zone di protezione speciale (ZPS), componenti la Rete Natura 2000, individuati rispettivamente in base alla Direttiva 92/43/CEE sulla salvaguardia degli Habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora e la direttiva 2009/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica.

La stessa Commissione ha evidenziato, in particolare, carenze qualitative nelle relazioni di incidenza ambientale, carenze nelle procedure di VINCA, elusioni, mancanza di trasparenza, scarso coinvolgimento degli enti di gestione di SIC/ZPS, carenze nei riscontri dell’effettivo rispetto delle conclusioni della procedura di VINCA, carenze di professionalità nella predisposizione delle relazioni di incidenza ambientale, assenza di sanzioni per il mancato rispetto della normativa e delle conclusioni della procedura di VINCA.

La Variante PUA in esame è accompagnata da “STUDIO PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA AI SENSI DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE – FASE DI SCREENING”: lo studio si conclude senza evidenziare effetti significativamente negativi sulle componenti ambientali sottoposte a tutela ai sensi della citata Direttiva Habitat. In base a quanto sopra evidenziato in merito ad habitat e specie, tali conclusioni sembrano confermare, ancora una volta, l’adesione solo formale alle procedure di VINCA.

Valutazione Sempre in ragione delle osservazioni sopra espresse si ritiene, infine, che l’urbanizzazione di Valle Ossi, con la relativa “valorizzazione-fruizione” dell’arenile, collocato alla sinistra dell’attuale foce del fiume Piave, sia del tutto incompatibile con criteri minimi di conservazione degli habitat e della biodiversità della fascia ambientale del litorale.

VERIFICA ACCESSIBILITA’-RETE STRADALE

Il R.A., dopo aver elencato le vie di accesso ad Eraclea (autostrada A4 Venezia – Trieste, strada statale SS 14…) evitando però considerazioni sulle problematiche attinenti il relativo livello di congestione da traffico turistico, si occupa della viabilità nel territorio comunale riconoscendo che: “Durante l’alta stagione turistica il traffico può raggiungere livelli molto alti lungo la viabilità primaria. Il traffico è elevato e unito a particolari colli di bottiglia … Uno dei punti più problematici, dove il traffico tende a formare code e causa rallentamenti, si trova lungo la strada provinciale SP 42, dove questa attraversa il fiume Piave”. Nell’elaborato prodotto nessuna considerazione è riservata agli effetti che potranno derivare alla viabilità primaria, di accesso e interna a Eraclea, dall’interferenza del traffico aggiuntivo generato dal PUA e da altri piani già approvati, anche all’esterno di Eraclea ma dipendenti dalla medesima rete stradale

5.9.3 PAESAGGIO – 5.9.3.1.1 VALORI FORMALI NATURALISTICO-AMBIENTALI E STORICO CULTURALI – 5.9.3.1.4 OBIETTIVI ED INDIRIZZI DI QUALITÀ PAESISTICA- 5.9.3.2 EFFETTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA ALLA SCALA TERRITORIALE 

Data l’interferenza del PUA con l’ambito di tutela paesaggistica denominato “Laguna del Morto”, non considerata anche in questa parte del R.A. e della quale si è già detto in precedenza relativamente al PTRC, è necessaria una premessa sulla normativa vigente, comprendente il divieto di “modificazione dell’assetto del territorio nonché qualsiasi opera edilizia “ che appare inapplicata. La norma di tutela paesaggistica deriva dal PTRC vigente per gli effetti della sua valenza paesaggistica conseguente all’approvazione (nel 1992) in applicazione dell’ex art.1 quinquies della Legge 431/1985 e del conseguente D.M. 24 settembre 1984. E’ da tali presupposti giuridici che deriva la sua approvazione con valenza paesaggistica dalla quale deriva, all’art. 34, la necessità del “Piano di Settore” in carenza del quale consegue ildivieto citato, che di fatto ripropone la tutela transitoria della normativa statale di riferimento in attesa de piano Piano citato con “specifica considerazione dei valori paesistico ambientali” per l’ambito territoriale individuato dalla Tav. 9 del PTRC e richiamato nell’elenco dedicato con “44. Laguna del Morto” per motivazioni quali ”Per i caratteri geomorfologici, floristici e faunistici (ambito importante per la sosta e la nidificazione di diverse specie di uccelli acquatici) questa zona rappresenta un ambiente di elevata importanza naturalistica.” E’ pertanto vigente il citato divieto anche sulla fascia meridionale del PUA, oltre che sulla parte adiacente quest’ultima ma interna all’ambito di tutela paesaggistica considerato.

Nel R.A. (pag. 277) si legge che con il PUA sono perseguiti obiettivi di realizzazione di un nuovo paesaggio riqualificato della costa, di riequilibrio dell’accessibilità e della fruizione dell’area, di recupero delle valenze naturalistiche, oltre che “interventi mirati alla qualificazione e gestione della fruibilità pubblica nonché forme di tutela, valorizzazione e stabilizzazione del sistema naturalistico”. Tali indicazioni non trovano però corrispondenza nel contenuto del PUA che prefigura invece una sostanziale variazione delle connotazioni paesaggistiche dell’area interessata e non proprio la prospettiva di un nuovo paesaggio perseguibile. Tale prospettiva è condizionata non soltanto dalle connotazioni dalle trasformazioni realizzabili nell’area agricola, ancora in buona misura imprecisate nelle connotazioni e rinviate alle successive fasi di progettazione, vedi edifici piscine, piazzali, darsena, ecc., ma in modo rilevante dagli effetti che il nuovo villaggio turistico potrà generare sulle funzionalità ambientali che determinano la caratterizzazione del contesto paesaggistico, di prossimità e più esteso. Ricadute funzionali incidenti sulle peculiarità morfologiche e naturalistiche richiamate e tutelate all’interno dell’ambito del citato art. 34 del PTRC (e ormai scomparse nella prevalenza del restante litorale) e pure sul Piave e un apio intorno oggetto di altri vincoli di tutela paesaggistica. Restano infatti a livello di buone intenzioni i propositi di “tutela, valorizzazione e stabilizzazione del sistema naturalistico” che nel caso dell’ambito della “Laguna del Morto” rinviano soprattutto alle interferenze della frequentazione e dell’attraversamento con le dinamiche naturali che consentono la presenza delle connotazioni paesaggistiche sopra citate. Morfologia del suolo e del sovrastante sistema naturale sono interdipendenti, altamente instabili e l’effetto dei dinamismi naturali non sostituibili con opere di giardinaggio e sentieristica. Già allo stato attuale la frequentazione e attraversamento generano i segni visibili dello stato di degrado preoccupante dei valori paesaggistici tutelati. Un peggioramento appare l’inevitabile conseguenza dall’attuazione del PUA per 15.000 persone aggiuntive che, almeno in parte, saranno interessate alla fruizione della spiaggia con l’inevitabile passaggio attraverso l’area tutelata in questione che si interpone. Per gli effetti prospettabili sulle dinamiche ambientali generatrici dei valori paesaggistici oggetto della tutela di cui all’art. 34 del PTRC, come conseguenza della realizzazione del PUA, si rinvia alla precedente trattazione per ”Biodiversità, …. Flora e Fauna”. Geomorfologia e forme/qualificazione della presenza naturalistica sono incompatibili con incrementi futuri della fruizione dell’arenile e della presenza turistico-balneare, dalle quali potranno maggiori livelli di interferenza della funzionalità ambientale esiziali per la tutela dello stato dei luoghi, analogamente a quanto osservabile in altre parti del litorale veneziano già oggetto di analoghe forme di pesante antropizzazione. In tale prospettiva e già nelle condizioni attuali è visibile l’inutilità di tabelle e tracciati predisposti per l’attraversamento in attuazione del progetto “Life-Dune”. Da rilevare inoltre che il già citato Parere n. 113 della Commissione VAS ha richiesto approfondimenti per la ”definizione delle modalità di accesso al mare, gestione e controllo degli accessi”, richiesta che appare ancora priva di seguito adeguato e che resta essenziale anche per la valutazione della compatibilità paesaggistica. 

Tra le opere comprese dal PUA c’è il villaggio nautico, circa 6 ettari nell’adiacenza dell’argine del Piave prossima al Canale Revedoli. Prevista la conca di navigazione di connessione, attraverso l’argine, del Piave con la darsena, dimensione di circa 2,3 ettari e associata l’edificazione di 20.000 metri quadrati (quindi circa 60.000 mc. di volume edilizio) per la quale sono ipotizzate le fisionomie “come un piccolo borgo”. Questa parte del PUA è caratterizzato da fisionomie e funzionalità che lo differenziano sostanzialmente dalla parte rimanente del villaggio turistico. Estranea all’insieme di morfologie, materiali e vegetazione che caratterizzano il paesaggio dell’ambito fluviale ormai in vista della foce, dove il fiume conserva il tendenziale andamento sinuoso, naturale nella bassa pianura, col contorno di sponda e argine e sovrastante vegetazione differenziata in rapporto alla prossimità all’acqua. Al di là dell’argine c’è la superficie agricola della bonifica idraulica, con ampia visuale, dove la portualità non è storicamente presente anche per le note difficoltà e il pericolo derivati per gli insediamenti dal rapporto con il fiume alpino. E’ dalle peculiarità idrodinamiche di quest’ultimo che deriva l’opera di costruzione della forma fluviale e del litorale, e prima della pianura che sta intorno, e pertanto tali peculiarità non possono essere trascurate al fine della tutela del paesaggio che espressamente riguarda il Piave e poi pure il litorale (art. 142 del D.lgs. 42/2004). Essenziali il volume di deflusso (portata) e la presenza di sedimenti in sospensione (trasporto solido) per le dinamiche ambientali innescate: i sedimenti condizionano l’evoluzione della morfologia dell’alveo fluviale, foce compresa, e più estesamente del litorale. E’ l’interferenza del trasporto solido fluviale con le morfologie conseguenti generate nell’alveo che, notoriamente, ostacola la navigazione e genera la dipendenza di quest’ultima da escavazioni dell’alveo. A queste ultime fanno seguito alterazioni idrodinamiche e conseguente degrado delle morfologie fluviali e litoranee. Pertanto, l’eventualità della realizzazione della darsena prevista richiede la preventiva verifica degli effetti che potranno derivare all’evoluzione morfologica fluviale e litoranea, per evitare ulteriori forme di artificializzazione conseguenti (scogliere, pennelli in roccia, argini, ecc.) e perdita delle fisionomie naturali proprie dei paesaggi tutelati. Vista la decontestualizzazione del Villaggio Nautico e la mancanza di supporti conoscitivi atti alla verifica degli effetti conseguenti alla realizzazione della darsena e connessa navigabilità fluviale, sugli ambiti paesaggistici fluviali e litoranei oggetto di tutela, la sua realizzazione appare non compatibile con le norme di tutela paesaggistica. Da rilevare inoltre che approfondimenti sono stati richiesti dalla citata Commissione regionale VAS, con Parere n. 113, relativamente a “problematiche connesse con la realizzazione della darsena anche in relazione con i vincoli esistenti”, delle quali non si trova riscontro

CONCLUSIONI

Questa parte del R.A. (pag. 338) ripropone argomentazioni di tipo prevalentemente generale confermando quanto emerso nella trattazione puntuale delle tematiche precedentemente indicate. E’ riportato l’elenco degli argomenti di approfondimento riferito al Parere n. 113, in data 8.08.2018, della Commissione Regionale VAS, conseguente alle valutazioni riguardanti la procedura di Verifica di Assoggettabilità per il PUA, senza indicazione del seguito presente nel R.A.. Tale elenco comprende argomenti che in buona parte trovano corrispondenza con le carenze evidenziate nelle presenti osservazioni, a conferma della perdurante necessità di approfondimento di tematiche essenziali ai fini della valutazione della sostenibilità del PUA. Di seguito si riportano gli argomenti indicati in tale elenco per i quali è stata riscontrata nelle osservazioni la perdurante necessità si approfondimento: – compatibilità dell’intervento con il regime vincolistico previsto dal PALAV e i vincoli provinciali; – definizione delle modalità di accesso al mare, gestione e controllo degli accessi; – azioni di tutela volte alla conservazione / miglioramento degli habitat presenti; – possibili fonti di approvvigionamento e derivazioni necessarie, anche in relazione ad eventuali estrazioni di acque sotterranee e all’influenza sull’intrusione del «cuneo salino», e sugli effetti da questa derivanti; – effetti, anche in prospettiva futura, del fenomeno della subsidenza; – problematiche connesse con la realizzazione della darsena anche in relazione con i vincoli esistenti. 

In carenza dell’indispensabile sviluppo conoscitivo delle tematiche, il R.A. presenta conclusioni parziali, contraddittorie e sostanzialmente favorevoli ai fini della realizzazione del PUA, ma inattendibili e fuorvianti per le finalità della VAS. A titolo di esempio, si riporta quanto si legge a pag. 340: “… si può evidenziare che, mentre permangono le situazioni di minaccia legate al fenomeno di erosione delle coste, avanzamento del cuneo salino non risolvibili se non con interventi strutturalile opportunità generate dalla Variante al PUA vigente consentono la valorizzazione e fruizione del sistema ambientale e rurale con caratteri di reversibilità migliorando le relazioni tra l’insediamento di Eraclea mare e il nuovo villaggio, la diversificazione dell’offerta turistica con un incremento dell’occupazione. Il PUA vigente interviene con una soluzione che contribuisce alla creazione di offerta turistica similare ai caratteri esistenti nel territorio con un elevato indice di area utilizzata per presenza e con caratteri di non reversibilità e di bassa flessibilità gestionale. La variante Ambedue gli scenari di trasformazione portano con sé l’aumento di richiesta di mobilità riferita ad una limitata offerta di servizi di trasporto. L’analisi sugli obiettivi di sostenibilità evidenzia come, per l’insieme dei 37 elementi della sostenibilità valutati, la Variante al PUA è coerente con il numero maggiore degli obiettivi di sostenibilità rispetto al PUA vigente e all’OPZIONE ZERO.”

Palese è l’incongruenza tra la minaccia indicata e l’opportunità da perseguire. La minaccia, indicata nell’erosione delle coste e “cuneo salino”, che peraltro riconduce ad altre ancora concorrenti quali concause subsidenza-eustatismo, approvvigionamento idrico e altro ancora, richiama proprio parte degli argomenti oggetto della richiesta di approfondimento. Analogamente per l’indicato aumento di richiesta di mobilità, problematica rilevante ben nota su tutto il litorale, con le inevitabili correlazioni, che sebbene non presente nel citato elenco è presente nel R.A. con una trattazione alla scala della viabilità prossima al nuovo insediamento che porta tale conclusione inattendibile. E già indicativa dell’inadeguatezza della successiva trattazione presente nel R.A. quanto è indicato nella figura 5-1 rappresentativo del “perimetro dell’ambito di influenza territoriale relativo alle componenti atmosfera, acqua, suolo agenti fisici, traffico”, palesemente insufficiente per la trattazione delle componenti indicate, anche per l’inevitabile presenza di effetti sinergici e cumulativi che restano prevalentemente inesplorati. 

Del tutto irrisolta resta la problematica della “modalità di accesso al mare”, presente nel citato elenco, che genera sostanziali incompatibilità con l’area comprendente la Laguna del Morto tutelata ai fini della conservazione della biodiversità (ZSC-ZPS), in conseguenza della quale permane la minaccia di effetti fortemente impattanti su habitat e specie presenti, oltre che analoghi effetti sulle geomorfologie e componenti naturali oggetto di specifica tutela paesaggistica vigente, con vincolo cogente che vieta tali alterazioni.

Da segnalare che emergono contrasti e incongruenze del PUA con le norme vigenti relativamente ai vincoli di rilievo paesaggistico derivati dal PTRC, che come sopra precisato (nella relativa trattazione e relativamente al paesaggio) ha valenza paesaggistica e detta prescrizioni e vincoli, oltre che dal PTCP, a differenza del “tutto bene” indicato dal R.A. relativamente a detti strumenti di pianificazione territoriale.

Cordialmente

Il presidente dell’Associazione Naturalistica Sandonatese

Michele Zanetti

Il delegato LIPU Sezione di Venezia

dott. Gianpaolo Pamio

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Comunicato stampa WWF e LIPU su presenza del Granchio blu nella acque dell’Alto Mar Adriatico

L’esplosione nell’Alto Adriatico e nel  del Mediterraneo del Granchio blu è l’esempio che stiamo facendo un esperimento globale sulla Natura del Pianeta di cui stiamo perdendo il controllo, dove le principali cavie siamo noi esseri umani. Molto probabilmente sulla sua esplosione demografica ha inciso l’innalzamento delle temperature di questi ultimi anni (abbiamo passato il luglio più caldo a memoria d’uomo) e la mancanza di predatori naturali tra cui sembra molluschi cefalopodi come il Polipo e altri come l’Anguilla che sono caduti in disgrazia a causa del fatto che sono pescati troppo, per finire sulle nostre tavole, un attività di overfishing cui la Commissione UE sta cercando di porre freno limitando l’impiego di reti a strascico poco selettive ed altamente distruttive per ogni forma di fauna marina.  


Detto questo, il Granchio blu può non solo danneggiare enormemente certi settori di pesca tra cui la molluschi – coltura, ma l’ecosistema marino in generale riducendo o facendo sparire per predazione e competizione specie di pesci o i granchi nostrani. Sul cosa fare oltre a prelevarlo dal mare non abbiamo ricette sicure e aspettiamo gli scienziati. Senza basi scientifiche, riportare che specie alloctone siano la panacea per questo male, affidandoci e sperare in tali specie aliene come l’Ibis sacro, che sembra predarlo con continuità ma che sta creando altri enormi problemi alle popolazioni di uccelli nostrani, sembra un’operazione illusoria e da apprendisti stregoni. Occorre affidarsi a ricercatori, biologi marini, esperti di crostacei e di ecologia dell’Adriatico per trovare una soluzione che non è semplice e che investe la complessità delle relazioni ecologiche alcune anche non del tutto conosciute che si instaurano nei nostri mari. Sperando che la popolazione di questo granchio “marziano” venga contenuta e ridotta in tempi brevi per il bene del mare da cui dipendiamo per la pesca e non solo.

Venezia, li 26 agosto 2023

Il responsabile OdV  WWF  litorali Alto Adriatico dr. Forestale Paolo PERLASCA

Il responsabile  della OdV WWF Venezia e Territorio  dr. Roberto SINIBALDI

Il delegato  Sezione LIPU OdV  di Venezia dr. Gianpaolo PAMIO

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