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Cave di Gaggio Nord Oasi e riserve

Avvistati falchi di palude all’Oasi di Gaggio

In questi giorni, nell’Oasi di Gaggio è stata avvistata dai volontari una coppia di Falco di palude Circus aeruginosus, un rapace migratore. Questa specie è tutelata dalla Direttiva Uccelli dell’Unione Europea ed è considerata vulnerabile in Italia. Da censimenti non aggiornati, si stima che nell’intera provincia di Venezia vi siano solo circa 40 coppie nidificanti. Gran parte della popolazione europea di falco di palude sverna nel sud del Sahel africano e nell’area subequatoriale e nel mese di marzo intraprende la migrazione. Attraversando il deserto del Sahara giunge nel continente europeo dove nidifica spingendosi fino alla penisola Scandinava e alla Russia.

In Italia, il Falco di Palude si concentra soprattutto nella Val Padana, privilegiando habitat naturali a canneto, tifeto, lagune costiere e lanche fluviali. Il nido viene costruito nei canneti che devono essere particolarmente folti per mimetizzarne la presenza. Il falco di palude si nutre di piccoli mammiferi come ratti e piccoli di nutria, pulli e giovani di uccelli acquatici come folaga, germano reale, gallinella d’acqua, ma anche rane e rettili. Le minacce maggiori per questo rapace nelle aree di nidificazione sono rappresentate dalla sottrazione di habitat, dalla caccia anche accidentale, dal disturbo antropico e dall’inquinamento delle acque. Un’ulteriore minaccia è costituita dalle alterazioni strutturali degli ambienti naturali dei luoghi di svernamento africani, soprattutto per la regimentazione delle risorse idriche, nonché per l’espansione del deserto del Sahara che ne rende sempre più difficoltoso il suo attraversamento. Grazie alle norme di tutela questa specie in Italia è stabile e viste le cautele adottate, come la sospensione dei lavori di manutenzione in programma e la parziale chiusura del percorso visitatori, rimane la speranza che il falco di palude possa nidificare presso l’Oasi di Gaggio.

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Oasi e riserve Riserva Ca' Roman

Progetto Montiron

L’associazione LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli, manifesta molta preoccupazione per l’impatto ambientale inerente il progetto di terminal a Montiron per il collegamento veloce di Burano alla Terraferma.  Il terminal andrebbe a distruggere una porzione rilevante di habitat di specie di interesse comunitario, qui annoveriamo l’Albanella minore ed il Falco di Palude.  L’area del Montiron e parte del territorio circostante ospitano almeno due coppie di Falco di palude ed è l’ultima area di presenza dell’Albanella minore in provincia di Venezia. Il canale di collegamento che verrebbe utilizzato è un canale naturale a meandri tra le barene e le velme. Un contesto ambientale unico, anche per l’effetto delle acque dolci si versano in laguna dal fiume Dese. L’aumento del traffico acqueo lungo questo canale e il passaggio di scafi della stazza di quelli impiegati per il trasporto di merci e persone determinerebbe la demolizione del complesso barenale e delle velme circostanti il canale. Non è solo un problema di onde superficiali, ma soprattutto delle onde di dislocamento che qualsiasi scafo, anche i presunti natanti ad Onda Zero, generano transitando lungo un canale. La sospensione del sedimento determinerebbe l’interramento del canale l’innesco del ciclo periodico di scavo del canale ed erosione delle strutture adiacenti. Gravi le ripercussioni sia sull’habitat e sulle specie ittiche, sia sull’avifauna che si riproduce, sosta e si alimenta in questi ambienti. Un’ennesima, irreversibile, compromissione ambientale di una Laguna già semidistrutta dal dissesto idraulico e da un moto ondoso sempre più diffuso, aggressivo ed incontrollato. Intervento, inoltre, che sembra funzionale a facilitare ulteriormente un turismo mordi e fuggi e ad avvantaggiare i residenti di terraferma rispetto alle possibilità lavorative offerte da Burano oggi in mano ai residenti nell’isola. 

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Informazioni

La LIPU è partner di BirdLife International

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Notizie dal territorio

Ripristino alberatura nella strada Terraglio

La scrivente Associazione, a seguito la segnalazione di un associato, ha appurato che nella Strada  Regionale Terraglio nr. 13 nel tratto tra Mestre (Ve) e Treviso non è stata eseguita nessuna piantumazione di ripristino di alberature soppresse, per varie cause, negli anni passati. La Sezione LIPU di Venezia, sollecitata da un iscritto, era intervenuta dal 2009 al 2012 per segnalazione delle potature eseguite in maniera impropria cui hanno portato,  molto probabilmente, in progressione,  alla moria di interi filari. Come da nota della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Provincie di Venezia, Belluno, Padova e Treviso con data 3.12.2012 prot. 33660  si legge: “A seguito della segnalazione della LIPU di cui alla nota in oggetto, acquisita in data 20/11/2012 con prot. 32802, questa Sopritendenza rammenta a tutti  gli enti in indirizzo, che le potature degli alberi sono un operazione estremamente delicata che deve essere effettuata da personale specializzato. Dalla documentazione fotografica trasmessa invece, si evince che la potatura che si configura come capittozzatura che annulla completamente il valore estetico dell’albero, elemento paesaggistico richiamato nel provvedimento di tutela emesso ai sensi del D.M. 24/1/1967. – Strada del Terraglio – (…)”.  Nello stesso documento si legge: “(…) Come più volte ribadito da questo ufficio inoltre, si invita l’ANAS a provvedere alla sostituzione degli esemplari abbattuti, (D.M. 412 del 03/09/1987 e D.G.R. nr. 291  del 26/1/.1988 inerenti la lotta obbligatoria contro il cancro colorato del platano) mediante la messa a dimora di altri esemplari di platano secondo  le indicazioni formulate al riguardo contenute nella nota prot. 33355 del 2/2/2011 (…)”. 

Alla luce di quanto riferito, si richiede venga ottemperato alla prescrizione del reimpianto dei filari mancanti di platano. In allegato si trasmette copia della nota della Soprintendenza ai BB.AA.AA.

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Presenza del Marangone nell’Oasi di Gaggio

In questi giorni stanno confluendo i dati dei censimenti della fauna ornitica presso l’Oasi di Gaggio, sito ZCS Zona di Protezione di Conservazione Speciale per Fauna e Flora. La presenza del Marangone (Phalacrocorax carbo) viene documentata in 19 esemplari, un numero sostenibile per il sito naturalistico, la peculiarità di questa specie rimane che la sua base alimentare è costituita prevalentemente da pesce. Per il suddetto motivo il Marangone rimane inviso dai pescatori e dagli allevatori vallivi di pesce che lo vedono come un terribile antagonista. Abilissimo pescatore nuota sotto il pelo dell’acqua ed una volta individuata la preda la cattura per la testa e la porta fuori dall’acqua per cibarsene. Successivamente usa mettersi con le ali aperte ad asciugare, con la caratteristica posa. Con la stagione invernale il Marangone abbandona le coste e tende a concentrarsi negli specchi d’acqua dell’entroterra e nei canali del centro della città di Venezia nei canali cittadini, grazie alla presenza della nutrita fauna ittica, soprattutto cefali, nonché incentivati dalle temperature più miti e riparati dal vento. La gran parte degli esemplari presenti in Val Padana come svernanti provengono dalla Danimarca, Olanda, Germania. Il Marangone abile pescatore, rimane l’unico uccello in grado di predare abitualmente il Pesce gatto, vero  e proprio flagello per la fauna ittica d’acqua dolce: pesce importato dagli Stati Uniti per fini ornamentali e per la pesca sportiva ha letteralmente colonizzato ogni specchio d’acqua dolce della Pianura Padana. Pesce voracissimo e resistente anche in acque inquinate e povere d’ossigeno, ha messo in difficoltà portandone alla rarefazione specie come la Tinca, il Luccio, il Cobite comune, il Ghiozzo, la Lampreda di fiume ed altri. Il Pesce gatto grazie ai sui potenti aculei situati nelle pinne dorsali e pettorali si rende inattaccabile da altri pesci. Il veleno trasmesso dagli aculei è innocuo per l’uomo anche se la puntura è molto dolorosa. Il Marangone si ciba del Pesce gatto con estrema facilità, sviluppando una specifica tecnica di pesca. Catturato il pesce se di piccole dimensioni, l’uccello lo lancia in aria, il Pesce gatto avendo la testa che pesa circa 1/3 del corpo, per via la forza di gravità si capovolge con la testa verso il basso permettendo al Marangone di aspettarlo a becco aperto ed inghiottirlo facendolo scivolare direttamente nello stomaco. Nella caduta, gli aculei si riflettono all’indietro facendo scivolare il corpo del pesce nell’esofago senza che questi si conficchino nelle pareti. Il Cormorano, grande pescatore, rimane un uccello molto utile per contenere le specie ittiche alloctone che stanno impoverendo i nostri corsi e specchi d’acqua dolce. Fra le specie introdotte nei nostri habitat, oltre il Pesce gatto, si annovera il Persico sole, il Persico trota, il Lucioperca, la Gambusia, il Siluro, ecc.

Nella foto un Marangone preda un Pesce gatto di notevoli dimensioni.

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Oasi di Gaggio, un Airone guardabuoi abbattuto

Presso l’Oasi di Gaggio in Marcon VE nella tarda  mattinata di domenica 24 gennaio i volontari impegnati nell’ attività di accoglimento visitatori, accertavano la presenza nel sentiero più vicino ai confini dell’Oasi, di un esemplare di Airone guardabuoi, abbattuto con un colpo di fucile. L’animale presentava un foro ben visibile  su un ala riconducibile ad un pallino da caccia, ferita non mortale ma probabilmente l’esemplare è deceduto, una volta colpito con l’impatto sul suolo del camminamento. Per la tutta la mattina del 24 gennaio, come ogni domenica, l’attività venatoria all’esterno del sito naturalistico rimane  particolarmente intensa. L’Oasi vero  proprio punto di rifugio per la fauna selvatica soprattutto uccelli nella stagione venatoria,  quando viene  aperta al pubblico qualche uccello, spaventato dalla presenza di visitatori,  si allontana uscendo dall’Oasi, che pur essendo di 36 ettari, rimane una piccola superficie per gli esemplari selvatici: in questa circostanza  spesso gli esemplari vengono abbattuti. Nel caso in esame, questa specie protetta dalla vigente normativa è facilmente riconoscibile dalla sagoma e dalla livrea, l’autore di tale uccisione potrebbe ricondursi ad un bracconiere oppure, altra ipotesi, l’Airone guardabuoi è stato colpito poichè si trovava nella linea di tiro di un seconda specie, cacciabile. Informato il nucleo guardie venatorie della Sezione LIPU di Venezia, queste si portavano sul posto senza per rintracciare l’autore. L’Airone guardabuoi specie svernante e nidificante all’Oasi di Gaggio è stato appena censito nel numero di 80 esemplari.

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Uccisione di colombi a Mestre

Sono giunte due segnalazioni alla LIPU Sezione di Venezia in merito a delle sospette uccisioni di colombi di città Colombus livia nel centro di Mestre (Venezia). La prima segnalazione risale al mese di gennaio 2021, riguarda un automobilista che dopo aver parcheggiato la propria autovettura in Via Fapanni al momento di riprenderla trova sul tetto del veicolo un esemplare di colombo ucciso e con un vistoso foro, presumibilmente di proiettile. La seconda segnalazione è inerente la giornata del 11.03.2021 quando dei condomini di un edificio residenziale in Via Mestrina scoprono tre colombi privi della testa. Di entrambi i fatti è stato informato il nucleo agenti venatori volontari della Sezione coordinato da Marco TONIN. Per quanto concerne i tre colombi rinvenuti privi di testa le ipotesi, escludendo dalle modalità i gatti,  possono ricondurre ad una predazione da parte di un uccello notturno: l’unica specie che attacca una preda con queste tecniche, cioè cibandosi in primi della testa, rimane l’allocco Strix aluco. Ad ora non risultano segnalazioni di questa specie di rapace che siano insediati stabilmente nel centro della città di Mestre. Non è da escludere la presenza di qualche esemplare solitario ed in dispersione, la biodiversità nell’entroterra veneziano è particolarmente in crisi per la sottrazione di habitat e i rapaci notturni sono i primi a soffrirne. Rammentiamo la siepe vecchia di almeno 20 anni, lunga  circa 3,5 Km abbattuta a Marghera in Via Moranzani ed altre piccole a ma importanti aree sottratte per aumentare la superficie agricola o per nuove costruzioni  ed opere legate a lavori pubblici. La città rappresenta un punto di ricovero anche se momentaneo, di qui la possibilità che i tre colombi siano stati predati da un rapace notturno. Da escludere invece escludere i rapaci diurni tra i più comuni lo Sparviere ed il Gheppi predatori abituali di  colombi, che lasciano a terra la catteristica “spiumata” a testimoniare la cattura della vittima. Non sono da escludere siano degli umani gli autori dell’uccisione di colombi, in tal caso è importante informare le Forze dell’Ordine o la Sezione LIPU di Venezia, i recapiti sono nel sito di sezione www.lipuvenezia.it, circostanziando l’accaduto e cercando fornire elementi utili per risalire ad un eventuale autore. Si rammenta che sparare dalla propria abitazione anche con fucili ad aria compressa viene sanzionato penalmente, nonché l’uccisione dei Colombi, ad ogni effetto specie selvatica, può configurare il reato di maltrattamento di animali.