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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Punta Sabbioni, Cavallino Treporti: Lettera salvarondini su cantiere ACTV

[Maggio 2024]

Prot. nr. 174

Venezia, lì 15 maggio 2024

Spett.le ACfV S.p.A., Azienda del Consorzio Trasporti Veneziano
Sede Nuova Isola del Tronchetto 33,
30135 – Venezia
Indirizzo PEC :protocollo@pec.actv.it

Spett.le Città Metropolitana di Venezia
San Marco 2662
30122 – Venezia
Indirizzo PEC: protocollo.cittametropolitana.ve@pecveneto.it

Oggetto: rifacimento pontile per unità di navigazione in località Punta Sabbioni, Comune di Cavallino – Treporti (VE), presenza di nidi di Rondine e Balestruccio, criticità.

Spett.li Uffici in indirizzo,

stante dei lavori di manutenzione – sostituzione di pontili acquei per i mezzi di trasporto pubblico in navigazione, in località Punta Sabbioni presso il Comune di Cavallino – Treporti (VE), sono state segnalate da alcuni cittadini, delle criticità.

Viene segnalato nel manufatto preesistente, la presenza di almeno 8 nidi occupati di Rondine (Hirundo rustica), e di Balestruccio (Delichon urbicum), viene descritto che l’attività delle suddette specie continua attivamente nei nidi, nonostante i lavori siano in corso ed abbiano, ad ora interessato solo una parte della struttura.

Le specie anzidette si trovano in uno stato di conservazione precario, con trend di popolazione negativo. Tra le varie cause di questo declino vi sono tutti quegli interventi edilizi che non tengono conto della loro conservazione.

E’ opportuno qui ricordare che i nidi degli uccelli sono tutelati da normativa vigente secondo quanto previsto dall’articolo 21, comma 1, lettera o), della Legge n. 157 del 11 febbraio 1992, nonché dall’articolo 635 del codice penale.

E’ altresì indispensabile richiamare l’attenzione sulla Direttiva CE n. 43/1992, cosiddetta “Direttiva Habitat”, sulla Direttiva CE n. 147 /2009, cosiddetta “Direttiva Uccelli”, e sulle Convenzioni Internazionali (Convenzione di Bonn e Convenzione di Berna).

Al fine dì evitare ulteriori insorgenze di potenziali conflitti tra le esigenze di conservazione della biodiversità – esigenze sempre più pressanti e inderogabili, data l’assodata, attuale e scientifica acquisizione dello stato di crisi della biodiversità su scala globale e locale – e gli interessi della collettività, si prendano concretamente ed efficacemente in considerazione i tempi di nidificazione e le esigenze biologiche delle specie in questione.

All’uopo per una più approfondita conoscenza, sì rimanda all’articolo “Inquilini con le ali” pubblicato nella rivista “Natura” edita dai Carabinieri (numero 124, settembre-ottobre 2021, pagina 46): https://www.enteeditorialecarabinieri.it/rivista_natura_category/2021/124/

Sicuri di un Vostro cortese riscontro, si resta a disposizione per ogni necessità.

Distinti saluti.

Il delegato Lipu Sez. Venezia

Dr. Gianpaolo Pamio

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Cave di Gaggio Nord Informazioni

Chi ha visto l’Airone rosso?

Non è così facile vedere un Airone rosso  Ardea pupurea

A differenza di altri uccelli appartenenti alla stessa famiglia, gli ardeidi, come gli aironi cenerini o le garzette che troviamo spesso affacciati sui corsi d’acqua delle nostre periferie in attesa di avvistare qualche preda, l’Airone rosso è ben più raro e predilige aree riparate dalla vegetazione.

Esso, essendo un uccello migratore, trascorre l’inverno in Africa tropicale ed è presente in Europa centrale e meridionale da fine marzo a ottobre, periodo in cui nidifica, a volte insieme ad altre specie, in zone umide ricche di canneti palustri, habitat idonei alla sua riproduzione. I nidi vengono costruiti generalmente a 0,5 – 1 m dall’acqua, ma possono talvolta trovare collocazione anche sugli alberi.

Simile all’Arone cenerino, elegante e slanciato, ma di dimensioni un po’ più piccole e colori più vivaci, l’Airone rosso è facilmente riconoscibile per il suo piumaggio caratteristico; non è tuttavia molto conosciuto proprio per la sua “riservatezza” e per la presenza di un numero limitato di esemplari, tanto da essere considerato una specie protetta ai sensi della Direttiva  79/409/CEE “Uccelli”. 

La colorazione marrone-rossiccia del corpo, che si alterna a fasce grigie o nere, gli consente di mimetizzarsi in mezzo al canneto assumendo una posizione caratteristica con il becco all’insù per confondersi con la vegetazione circostante.  Il canneto costituisce infatti oltre che un ambiente in cui trovare protezione, anche una “miniera di biodiversita’” in quanto favorisce la riproduzione di pesci, anfibi e piccoli invertebrati, che costituiscono parte della dieta di questa specie.

Dove si nasconde quindi il timido airone rosso?

Nella provincia di Venezia l’airone rosso è stato avvistato a Valle Figheri a Campagna Lupia, nelle vicinanze del Canale dei Cuori a Cona e presso la Cassa di Colmata ‘A’ a Mira.

Esistono inoltre alcune zone umide protette, tutte visitabili, come l’Oasi LIPU Cave di Gaggio Nord e Cave di Praello, l’Oasi WWF Valle Averto, l’Oasi Naturalistica di Vallevecchia a Caorle, l’Oasi WWF Cave di Noale e l’Oasi Lycaena di Salzano, nelle quali sono presenti canneti e dove l’airone rosso può nidificare indisturbato. Alcune tra quelle citate sono zone umide di origine antropica, inizialmente adibite all’estrazione di argilla e riconvertite in oasi naturalistiche, che proprio per la loro particolarità sono tutelate al fine di conservare le specie animali e vegetali in esse presenti.

Le zone umide in senso più ampio sono ambienti unici caratterizzati dalla presenza di acqua e di una ricca vegetazione acquatica, come prati umidi, paludi, torbiere o aree inondate, con acque ferme o in movimento. Le intense opere di bonifica risalenti al secolo scorso ed i recenti periodi di prolungata siccità hanno messo a rischio la conservazione di tali zone e di conseguenza alcune specie che vivono esclusivamente in questi habitat, ma fortunatamente in modo non del tutto irreversibile.

Grazie alle aree protette, alla limitazione dell’attività venatoria nel territorio,  ad attività  generali di conservazione, negli ultimi anni, è stato riscontrato un lieve aumento di coppie nidificanti di Airone rosso.

S.F.

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Pubblica amministrazione

Petizione sui pneumatici come parabordi: Richiesta modifica del Regolamento

[Giugno 2024]

Spett.le Comune di Venezia, Ufficio Area
Lavori Pubblici Mobilità e Trasporti
Indirizzo: dirlavoripubblici@pec.comune.venezia.it

e, p.c.

Spett.le Regione del Veneto Settore Parchi e Tutela Biodiversità
Indirizzo: turismo@pec.regione.veneto.it

Spett. le Città Metropolitana di Venezia, Ufficio Ambiente
Indirizzo: protocollo.cittametropolitana.ve@pecveneto.it

Spett.le Provveditorato Interregionale per Veneto, Trentino AA,Friuli-Venezia Giulia
Indirizzi: oopp.triveneto@pec.mit.gov.it
oopp.triveneto-uff4@pec.mit.gov.it

Spett.le Capitaneria di Porto di Venezia
Indirizzo: dm. venezia@pec.mit.gov.it

Oggetto: richiesta modifica Regolamento per la Circolazione Acquea del Comune di Venezia e parallelo Regolamento della città metropolitana su utilizzo parabordi per natanti

Le scriventi Organizzazioni prendono atto dell’attenzione mostrata dall’Amministrazione comunale circa la diffusissima problematica dei Pneumatici Fuori Uso (PFU) impiegati a guisa di parabordi nella circolazione acquea della nostra città, e del sito del patrimonio mondiale di Venezia e della sua Laguna.

A riconfermare quanto asserito, come già riportato in Commissione Ambiente del comune di Venezia (2022) da VLPF (Venice Lagoon Plastic Free) vogliamo reiterare che in forza della legge dello Stato:

Lo pneumatico è l’elemento che viene montato sulle ruote di un veicolo e che permette l’aderenza del veicolo stesso alla strada, fermo o durante il moto, e la consistenza ed i materiali utilizzati per la sua costruzione rispondono esclusivamente a tale scopo.
Ne consegue che lo pneumatico ha un’unica destinazione d’uso, quella stradale.
Infatti, come da nota legislativa di riferimento (Decreto 19 novembre 2019 n. 182) che definisce i PFU ed il loro trattamento a fine vita, si evidenzia che lo pneumatico usurato una volta dismesso diventa rifiuto, per cui non può più essere utilizzato per altri scopi se non per essere rigenerato ai fini di riutilizzo come pneumatico da strada o avviato ad impianto di frantumazione autorizzato.

Esso è quindi, identificato con la sigla PFU, e con il CER 16.01.03, quale rifiuto speciale sul cui corretto recupero sono stati costituiti Consorzi appositi, quali Ecopneus, Ecotyre, etc.
Non solo, come già emerso ed ampiamente documentato, in primis dal progetto H2020 MAELSTROM, coordinato dal CNR ISMAR di Venezia, di cui la firmataria VLPF è partner, nel corso delle attività di monitoraggio e rimozione tramite la piattaforma robotica omonima, si è conclamato che il fondale della laguna di Venezia è tappezzato di pneumatici a causa di tale pratica scriteriata.

Riteniamo quindi essenziale attivarsi per contrastare gli effetti di questa pratica sia attraverso le azioni di pulizia già avviate, ma anche attraverso la modifica dei regolamenti di riferimento. Il Regolamento per la circolazione acquea nel Comune di Venezia ma anche il Regolamento per il coordinamento della navigazione locale nella Laguna Veneta. In particolare l’art 20 comma 5 di quest’ultimo Regolamento, modificato nel 2016 sostituendo la caratteristica di inaffondabilità a favore della mera galleggiabilità e abrogando l’espresso divieto di utilizzo degli pneumatici a guisa di parabordi, precedentemente prevista in osservanza della normativa nazionale. Questi stessi, attraverso l’uso di materiali di rivestimento, atti a renderli “galleggianti” in caso di perdita accidentale, hanno contribuito alla ampia diffusione ed alla frammentazione di ulteriori contaminanti in ambiente acquatico e marino, quali schiume poliuretaniche, gomme e plastiche varie.

Gli effetti ambientali e sulla saluta umana sono notevoli ed ampiamente documentati, gli pneumatici sono, a causa di sollecitazioni, abrasioni e frizioni continue, fonti di micro e nanoplastiche (l’usura degli pneumatici è la seconda fonte di microplastiche primarie negli oceani) e di inquinanti emergenti quale il 6PPD-Chinone, aggiunto alla gomma degli pneumatici per ridurne la rottura che con il loro inevitabile affondamento si trasformano in fonti di inquinamento permanente della vita bentonica e marina in generale.

Ulteriori campionamenti delle acque del Canal Grande da parte di VLPF e dell’Istituto Tecnico – Tecnologico Montani di Fermo, hanno evidenziato e confermato anche a livello molecolare la presenza di tali contaminanti.
Un risparmio immediato dell’operatore marittimo che installa dei parabordi non conformi e non omologati si traduce in una pesante eredità che ricade sull’Amministrazione comunale e sulle spalle delle nostre future generazioni in termini di costi finanziari legati alla bonifica e rimozione di tali materiali tossici dai nostri fondali, di costi legati al degrado della qualità delle nostre acque e dell’intero ecosistema marino e terreste e della nostra salute.

In considerazione di quanto asserito, auspichiamo vivamente che l’argomento venga affrontato in tempi ragionevolmente brevi e con spirito costruttivo. La nostra petizione è ampiamente percepita quale priorità per la maggior parte dei cittadini e numerosissime realtà associative e gruppi all’interno del territorio comunale e metropolitano. Facciamo inoltre presente, che tale azione è anche inclusa all’interno del Piano d’Azione 2022/2024 Plastic Smart Cities sviluppato dal Comune di Venezia, con il supporto del WWF ed in collaborazione con il Gruppo Veritas ed il Gruppo A VM, che noi tutti sosteniamo in maniera attiva e partecipata. Non da ultimo, tale stato di cose è palesemente antitetico al ruolo di Venezia quale Capitale Mondiale della Sostenibilità.

In sintesi, reiteriamo le seguenti richieste:

• Necessità di rispristinare il testo dell’art. 20 comma 5 del Regolamento per il coordinamento della navigazione locale nella Laguna Veneta ex ante la modifica del luglio 2016, in ottemperanza al diritto ambientale ed alla normativa nazionale;

• Necessità di inserire la medesima prescrizione, per coerenza normativa, all’interno dell’ art. 7, comma 1 del Regolamento per la circolazione acquea nel Comune di Venezia.

La modifica di tali regolamenti, oltre a non essere un costo per la città Metropolitana ed il Comune di Venezia, rappresenterebbero un atto di coerenza con la normativa nazionale vigente e gli impegni assunti nel quadro dell’Iniziativa Plastic Smart Cities, Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità, nella gestione sostenibile del sito del patrimonio mondiale di Venezia e della sua Laguna e (con sollievo delle nostre acque marine ed interne) in linea con gli obiettivi della Missione Oceano dell’Unione Europea per il 2030, inerenti al bacino del Mediterraneo.

Restiamo disponibile ad un confronto costruttivo e propositivo con le istituzioni locali e con ogni rappresentanza di categoria economica-produttiva che volesse confrontarsi in merito alla questione sollevata.

Confidando in una vostra positiva azione in tempi ragionevolmente brevi,

Venezia 9/6/2024

Dott. Roberto Sinibaldi
Presidente WWF Venezia e Territorio

Il delegato Lipu Sezione di Venezia
Dr Giampaolo Pamio

Il Presidente Gruppo per la salvaguardia dell’ambiente “La Salsola”
Sig. Claudio Piovesan

Venice Lagoon Plastic Free
Dr. Davide Paletto

Legambiente, circolo di Venezia
Dr. Paolo Franceschetti

Documento originale:


Riscontro del Comune di Venezia:

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Bosco di Carpenedo: edificazione area esterna, interruzione per periodo di nidificazione

[Giugno 2024]

   Venezia, li 24 giugno 2024

GRUPPO CARABINIERI FORESTALE VENEZIA
Via Altobello, 14 – 30172 Mestre (VE)
Fve43681@pec.carabinieri.it

Al COMUNE di VENEZIA 
protocollogenerale@comune.venezia.it

Ufficio Protocollo con preghiera di invio a:

  • Direzione Edilizia Privata
  • Direzione Ambiente
  • Ufficio Atti Repressivi / Servizio Accertamenti Edilizi e Provvedimenti Terraferma

Sede di Mestre – Viale Ancona n.° 59
30172 Mestre (VE)

Alla Regione del Veneto
Direzione Turismo
U.O. Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi
Palazzo Sceriman – Venezia
turismo@pec.regione.veneto.it

SPISAL AULSS 3 VENEZIANA 
Piazzale San Lorenzo Giustiniani 11/D – 30174 Mestre (VE)
protocollo.alss3@pecveneto.it

Prot ………/2024

OGGETTO: Permesso di costruire, riguardante Variante al progetto Opere di urbanizzazione C2 RS 99 – Piano di lottizzazione di iniziativa privata (P. di L.)”, rilasciato dalla Direzione Servizi al Cittadino e Imprese – Settore Sportello Unico Edilizia del COMUNE DI VENEZIA in data 04/07/2023 -Ditta DreamHouse s.r.l; 12 Permessi di costruire, datati 22.02.2023, per l’edificazione di edifici unifamiliari e condominiali in zona C2 RS 99-Ditta DreamHouse s.r.l..

Via del Tinto-Carpenedo – ZSC e ZPS IT3250010 “Bosco di Carpenedo”

Rispetto Direttive Comunitarie “Habitat e Uccelli” e D.P. R. n. 357/1997 e s.m.i.  – Periodo riproduttivo degli uccelli allo stato selvatico, cantiere operativo.

Gentili in indirizzo, 

a seguito la segnalazione di un socio dell’Associazione è stato effettuato un sopralluogo esterno al cantiere,  in cui si appurava una tabella affissa sul cancello d’ingresso del cantiere edile presente in Via del Tinto . Venezia – Mestre, rilevata il giorno 7.06 u.s. (vedere foto 1 allegata), informava che “riprenderanno a breve” i lavori sospesi per il “periodo di nidificazione ed accoppiamento delle specie faunistiche locali”. Si poteva dedurre la sospensione dei lavori in applicazione della Direttiva 2009/147/CE , concernente la conservazione degli uccelli selvatici “in particolare durante il periodo di riproduzione e dipendenza”, nonostante la mancanza di corrispondenza tra “nidificazione ed accoppiamento”, nella tabella, e “periodo di riproduzione e dipendenza” nella Direttiva. Di contro già dal giorno 19.06 u.s., è documentabile ( foto nr. 2 e video 3 allegati) la piena fase attuativa dei lavori, con dispiegamento di mezzi meccanici e personale addetto, nonostante la fase riproduttiva e di dipendenza  ancora in pieno svolgimento. Come in piena attività  sono stati i lavori nei giorni seguenti, compreso il giorno festivo, domenica 23.06 (foto nr. 4), ieri.

Si rilevano degli elementi inapplicativi  della prescritta norma di tutela dell’avifauna, si richiede pertanto un accertamento per stabilire le modalità operative proprie del cantiere nel rispetto della prescrizioni.

Si evidenzia oltrechè l’inapplicazione della citata Direttiva 2009/147/CE come elemento aggiuntivo di una più estesa non aderenza alle  norme per la tutela ambientale e della biodiversità di cui alle citate Direttive CE  e al D.P. R. n. 357/1997 e s.m.i.  Già con precedenti comunicazioni la scrivente Associazione sull’argomento, le ultime in data 15.03.2021 e 9.06.2021 (vedere allegati 5 e 6), era segnalata l’omessa applicazione delle fasce di inedificabilità e della salvaguardia del sistema idrogeologico prescritti dalla VINCA, sempre per le opere da eseguire nell’area compresa fra Via del Tinto e Via Frisotti, località Carpenedo-Mestre, in prossimità della ZSC e ZPS IT3250010 “Bosco di Carpenedo”.

Distinti Saluti

Il delegato della Sezione Lipu di Venezia

Dr. Gianpaolo Pamio

Allegati:

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Verde pubblico: potature fuori periodo ed altre criticità

[Luglio 2024]

Spett.le Comune di Venezia
Ufficio Verde Pubblico
verdepubblico.rifiuti@comune.venezia.it

Venezia, li 29 luglio 2024

Oggetto: Lipu sezione di Venezia, verde urbano, segnalazioni

Spett.le Ufficio,

sono giunte alla nostra Associazione, segnalazioni,  poi accertate come veritiere, di potature sistematiche di piante fuori dalla stagione preposta,  ed in pieno periodo vegetativo, eseguite nei mesi di giugno – luglio. Potature svolte non in via emergenziale come a seguito di rotture accidentali di rami dovute al  maltempo, od altro, come stabilito dal  Regolamento sul Verde, bensì su interi filari di alberi. Siti interessati a nostra conoscenza in località  Mestre – Bissuola nel parco “Alfredo Albanese”, nonché Via San Dona’ Venezia – Carpenedo. Giova ricordare che  il Regolamento Comunale per la tutela e promozione del Verde in Città adottato dal Consiglio Comunale nella seduta del 21.07.2003 con deliberazione nr. 111, e successive modificazioni, all’art. 14 comma 4 recita: “La potatura viene programmata con adeguato anticipo, nel rispetto dei cicli biologici e di sviluppo delle alberature. Viene definita straordinaria nei casi in cui si manifestino situazioni non prevedibili tali da creare scompensi strutturali alla pianta stessa, con conseguente pericolo di incolumità pubblica. In entrambi i casi quando si deve eseguire una potatura occorre agire tenendo presente che: n) la riduzione della superficie fogliare si traduce in una minore disponibilità di nutrienti per le radici e le altre parti dell’albero; o) l’esposizione frequente della corteccia  dei rami  più interni alla luce diretta del sole può provocare il surriscaldamento e conseguente indebolimento strutturale; p) il taglio dei rami si traduce in una successiva abbondante produzione di germogli inseriti debolmente, che con il tempo possono diventare pericolosi; q) il legno dei monconi dopo il taglio risulta vulnerabile all’attacco degli insetti e dei funghi patogeni. (…)

Si sottolinea che in nessuno dei tagli dei corpi vegetali è stata applicate la corteccia artificiale per impedire l’esposizione a funghi e batteri.

Vengono altresì segnalati mancati reimpianti di alberi nei filari di  Via Bissuola nel quartiere omonimo ed in Via Altinia in Favaro Veneto. Nonché viene segnalata la mancata annaffiatura in vari punti della Città al punto di portare in grave sofferenza, visto il caldo molti alberi di recente impianto, ad esempio la dozzina di Carpini bianchi messi a dimora due anni fa in sostituzione di altrettanti esemplari morti a loro volta dalla siccità, in Via Altinia – Favaro Veneto, incrocio  Via Alverà.

Cordiali saluti 

Il delegato della LIPU di Venezia

 Dott. Gianpaolo Pamio

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Segnalazione di criticità nel taglio vegetazione di sponda in Fiumi e Canali rinaturalizzati    

[Agosto 2024]

 Venezia, li 8 agosto 2024

Spett.le Regione del Veneto 
Ufficio Tutela Biodiversità
turismo@regione.veneto.it

Spett.le Consorzio Acque Risorgive
consorzio@acquerisorgive.it

Polizia Metropolitana della Provincia di Venezia
protocollo@cittametropolitana.ve.it

Oggetto: Lipu, Sezione di Venezia, segnalazione di criticità nel taglio vegetazione di sponda in Fiumi e Canali rinaturalizzati.                                                                                                                 

Spett.li Uffici, per le rispettive competenze, 

sono giunte a questa Associazione più segnalazioni da parte di soci e cittadini che evidenziano delle vistose criticità nella gestione della vegetazione di sponda lungo fiumi e canali rinaturalizzati. Sono stati documentati con fotografie dei tagli su vegetali  incompatibili con la preservazione di specie ed habitat. Tale attività effettuata nel periodo primaverile – estivo, apporterebbe grave pregiudizio alla conservazione di molte specie di uccelli,  invertebrati, rettili, insetti, piante. La banalizzazione del territorio, la sua frammentazione, la parcellizzazione, l’urbanizzazione, la cementificazione dell’area della Val Padana e l’attività agricola intensiva, hanno determinato che molte specie animali e vegetali, sono sospinte, trovando un minimum di habitat nei pressi dei corsi d’acqua: sovente rimangono gli unici elementi per garantire la loro sopravvivenza. 

Il taglio della vegetazione riparia nel periodo primaverile ed estivo ha conseguenze negative nel ciclo biologico della vegetazione medesima in quanto interferisce nell’attività di sviluppo – evolutiva – produzione di semi, per perpetuare il ciclo naturale riproduttivo nonché indispensabile anello biologico del processo alimentare per varie specie animali.

Si ribadisce, come ampiamente acclarato, che il periodo in esame è  inopportuno per tali lavori in quanto  come dettagliato dal parere tecnico dell’ISPRA prodotto in data 03.05.2019, cui alla pag. 2 leggiamo: (…) Si conferma che nei mesi primaverili ed in particolare da marzo a luglio le sponde dei corsi d’acqua rivestono un ruolo fondamentale per le riproduzione della fauna selvatica. Alberi, arbusti e zone inerbite prossime agli alvei sono la sede elettiva per la nidificazione di molte specie ornitiche strettamente legate all’ecosistema ripario, le quali non avrebbero modo di insediarsi altrove se le locali condizioni ambientali venissero alterate. Sussiste poi un secondo motivo di importanza di questi ambienti, che è quello di consentire la nidificazione di specie più generaliste (…) in vaste zone interessate da coltivazioni intensive, sulle quali gli unici elementi boschivi esistenti sono rappresentati dalle fasce ripariali (…)

Più generalmente la protezione e la riqualificazione degli habitat fluviali, con interventi che consentano ai corsi d’acqua di ricostituire il loro stato morfologico naturale, contribuiscono a mantenere la biodiversità, sostengono  l’equilibrio dell’ecosistema fiume – canale e, soprattutto, predispongono il corso d’acqua a rispondere in modo più resiliente alle crisi sia di apporto idrico che a fenomeni di inquinamento estemporanei, senza compromettere la sicurezza idraulica ed il regolare deflusso delle acque. Quanto in maniera esaustiva, richiamato dalla normativa comunitaria recepita a livello nazionale, sulle acque 2000/60/CE, alluvioni 2007/60/CE e, parallelamente, la direttiva habitat 92/43/CEE e la direttiva uccelli 2009/147/CE. 

Tarabusino (lxobrychus minutus) © E. Stival

L’Italia per la propria conformazione territoriale è attraversata dalle principali rotte migratorie per Eurasia ed Africa, ogni anno milioni di esemplari di uccelli ripetono il ciclo delle migrazioni e di frequente i corsi dei fiumi rappresentano dei naturali siti ove sostare  per  rifocillarsi oltreché nidificare.

Quanto rappresentato, come il taglio a bordo dello specchio d’acqua, trinciatura a raso di vegetazione acquatica come Carici, Cannuccia e Canna Comune, Tife, ecc., lo sfangamento di sedimenti di fondale non hanno nessun fondamento nel controllo dello stato dei manufatti ed acclarata bibliografia in merito ha riportato che la crescita della vegetazione  non rappresenta un ostacolo al deflusso delle acque meteoriche. La vegetazione di sponda, di contro, rappresenta un importante elemento per la mitigazione climatica, il mantenimento di umidità d’area, l’assorbimento di inquinanti come fosfati e metalli, il trattenimento dell’acqua e successivo rilascio su ondate di piena, ecc.

Alla luce di quanto evidenziato, si richiede ai Vostri Uffici di attivarsi, con richiamo, nei confronti delle Autorità ed Enti interessati, per una gestione dei corsi d’acqua, oculata e rispettosa della Biodiversità.

Cordialmente

Il delegato della Lipu Sez. di Venezia 

                                                                       Dr. Gianpaolo Pamio


Risposta del Consorzio di Bonifica Acque Risorgive, in data 14/08/2024

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Marocco, Venezia: Segnalazione taglio pioppeto durante il periodo di nidificazione

[Agosto 2024]

Venezia, li  6 agosto  2024

Spett.le Regione Veneto 
Direzione Ambiente
Indirizzo pec ambiente@pec.regione.veneto.it

Spett.le Regione Veneto 
Direzione Adg Fears – UO Bonifica ed Irrigazione
Indirizzo pec: adgfears@pec.regione.veneto.it

Spett.le Citta Metropolitana di Venezia
Ufficio Ambiente – Polizia Provinciale
Indirizzo pec: protocollo.cittametropolitana.ve@pecveneto.it

Oggetto: Lipu, Sezione di Venezia, segnalazione taglio pioppeto da reddito fuori dal periodo “Silvano” raccomandato, presenza specie in stato di nidificazione 

Spett.li in indirizzo, e per le rispettive competenze,

è giunta a questa Associazione, poi verificata come veritiera e fondata, la segnalazione di un abbattimento di un pioppeto da reddito per un estensione di circa 3 ha in località Marocco – Venezia, Via Gatta in prossimità del civico 90. Il richiedente segnalava che l’abbattimento era avvenuto nel periodo di fine giugno inizio luglio, in pieno periodo di nidificazione, a suo dire sentiva chiaramente il canto di più esemplari di Rigogolo Oriolus oriolus, nonché aveva notato una numerosa presenza di diverse specie di uccelli, il cui andirivieni fa ritenere verosimile, visto il periodo, siano stati impegnati in processi di nidificazione.

Pioppeto da reddito tagliato in periodo di nidificazione

Un successivo sopralluogo a distanza, eseguito dai volontari, ha potuto solo appurare lo stato dell’abbattimento eseguito, dal momento si tratta di un area privata non è stato possibile accertare un eventuale presenza a posteriori, di ulteriori elementi utili per una ricostruzione esaustiva, come piume, uova, pulli a terra, nidi.

Acclarata bibliografia riporta che presso il pioppeti da reddito in fase di maturità, sono presenti e nidificano le specie di Colombaccio Columba palumbus, Capinera Sylvia Atricapilla, Pigliamosche Muscicapa striata, Storno Sturnus vulgaris, Gufo comune Asio otus, Rigogolo Oriolus oriolus, Fringuello Fringilla coelebs, Passera mattugia Passer montanus, Usignolo Luscinia megarthynchos, Merlo Turdus merula, Cinciallegra Parus major, Picchio rosso maggiore Dendrocopos major, ed altre specie.  

Rigogolo Oriolus oriolus © R. Pellizzon

Si rammenta che durante il periodo di nidificazione tutta fauna ornitica è tutelata dalla Legge 157 del 1992 nonché la distruzione dei nidi rimane una fattispecie sanzionatoria prevista dall’art. art. 544 bis e ter del Codice Penale. Alcune delle specie in oggetto sono tutelate dalla Direttiva Uccelli nr. 79/409/CE, nonché dalla Convenzione di Berna, Allegato III. 

Il sito in oggetto è  contermine alla Laguna di Venezia, inserito nella Rete Natura 2000 SIC – ZPS, codice IT 3250031, nonché all’area naturale – agricola campestre  del Fiume Dese, e dei suoi canali di scolo e rogge, tale fiume sfocia nella Laguna di Venezia.

Per quanto riguarda il taglio alberi, si riconferma il periodo inopportuno per tali lavori in quanto  come dettagliato dal parere tecnico dell’ISPRA prodotto in data 03.05.2019, cui alla pag. 2 leggiamo: (…) Si conferma che nei mesi primaverili ed in particolare da marzo a luglio le sponde dei corsi d’acqua rivestono un ruolo fondamentale per le riproduzione della fauna selvatica. Alberi, arbusti e zone inerbite prossime agli alvei sono la sede elettiva per la nidificazione di molte specie ornitiche strettamente legate all’ecosistema ripario, le quali non avrebbero modo di insediarsi altrove se le locali condizioni ambientali venissero alterate. Sussiste poi un secondo motivo di importanza di questi ambienti, che è quello di consentire la nidificazione di specie più generaliste (…) in vaste zone interessate da coltivazioni intensive, sulle quali gli unici elementi boschivi esistenti sono rappresentati dalle fasce ripariali (…).

Il documento edito dal  “Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA)”, “Linee di indirizzo per una pioppicoltura sostenibile” al paragrafo 4 pag. 7  “Pioppicoltura e utilità ecosistemiche”: vengono citati che caratterizzazione della coltura sono la Costituzione di elementi  della rete ecologica, la Realizzazione di fasce di transizione tra bosco ed aree agricole, la Filtrazione delle soluzioni circolanti nel terreno (nutrienti ed altre sostanze inquinanti)”. Il suddetto documento  riporta l’ Accordo di Venezia, firmato il 29 gennaio 2014 a Venezia, “Intesa per lo sviluppo della filiera del Pioppo” cui aderisce la Regione Veneto ed altri soggetti pubblici e privati ed associazioni delle filiera della lavorazione del legno di Pioppo, cui: “I firmatari hanno concordato sulla  necessità di sostenere ed incentivare lo sviluppo della pioppicoltura, soprattutto nelle Regioni  della pianura padano – veneta con l’impegno di indirizzare e attivare interventi di settore finalizzati al perseguimento dei seguenti obiettivi:

(…) implementare la pioppicoltura nell’ambito della nuova strategia forestale della UE, prevedendo interventi specifici a sostegno della pioppicoltura condotta secondo pratiche colturali sostenibili (misure agro – ambientali), oltre che per gli interventi del tipo ambientale previsti dalla componente “greening” della PAC.

(…) adoperarsi per far riconoscere ai pioppicoltori i crediti di carbonio corrispondenti alla capacità di sequestro annuo di gas serra e gli altri molteplici servizi svolti a vantaggio dell’ambiente e della collettività.”

(…) E’ in tale prospettiva che s’inquadra l’elaborazione di queste linee di indirizzo, finalizzate a proporre modelli di gestione della pioppicoltura rispettosi dell’ambiente (…)”

Quanto si inoltra per le opportune valutazioni. 

Cordialmente

Il delegato della Lipu Sez. di Venezia, 
Dr. Gianpaolo Pamio


Replica Regione del Veneto, in data 19/09/2024

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Guide e manuali Informazioni

Comportamenti virtuosi da tenere in spiaggia e al mare: i consigli dei ricercatori di Biologia Marina dell’Università di Padova

Noi e il mare. Dune costiere, patrimonio da non calpestare

di Paolo Comandini e Alberto Barausse

Tutti noi, in modi diversi, interagiamo con gli ambienti costieri: turisti, amanti del riposo in riva al mare, appassionati pescatori, diportisti, lavoratori del turismo balneare, ricercatori, politici e la lista potrebbe continuare. Tutti noi quindi abbiamo il potere e di conseguenza la responsabilità (Ben Parker, 1962) di dare il nostro contributo alla conservazione di questi ambienti così delicati e, come spiegheremo, così importanti per l’umanità. I semplici comportamenti di cui ci possiamo rendere protagonisti ogni giorno possono infatti fare la differenza: ad esempio raccogliere l’immondizia che produciamo quando andiamo in spiaggia, evitare di calpestare la vegetazione spontanea che cresce sulle dune, non raccogliere fauna e flora selvatica, sono solo alcune delle piccole azioni che possiamo fare per contribuire a proteggere gli ambienti costieri dalle tante minacce che incombono su di loro. Ma quali sono queste minacce?

Importanza e degrado degli ambienti costieri

Benché le zone costiere rappresentino meno del 15% della superficie terrestre, esse ospitano ben più della metà dell’intera popolazione mondiale (European Environment Agency, 1999) a cui forniscono inoltre un gran numero di quei benefici concreti che in ecologia si definiscono servizi ecosistemici. Gli ecosistemi costieri, nella loro grande variabilità, contribuiscono infatti in maniera diretta e indiretta alla vita, benessere e cultura delle persone che vivono nelle zone costiere, oltre a rappresentare un’importante fonte di reddito per gli operatori di importanti settori economici come turismo e pesca. Gli ambienti costieri e di transizione, che si collocano cioè nella zona di passaggio fra mare e terra, hanno un’importanza fondamentale proprio per tale loro collocazione fra due mondi diversi che li rende produttivi e estremamente ricchi di biodiversità. Le dune costiere, ad esempio, o le barene (paludi salate) delle lagune adriatiche, svolgono un importante ruolo nel proteggere i territori retrostanti da vento e mareggiate. Questi servizi ecosistemici, così importanti per le persone, dipendono intimamente dal funzionamento ecologico degli ambienti costieri. Nelle dune, le piante psammofile (cioè adatte alla sabbia), con i loro steli e radici, hanno un ruolo fondamentale nel catturare la sabbia e stabilizzare la duna, che può così persistere, crescere e svolgere le sue funzioni ecologiche, a vantaggio anche della spiaggia antistante che beneficia della sabbia presente. La vegetazione rappresenta la chiave del funzionamento ecologico anche delle barene: questi ambienti, proprio grazie all’attività delle loro alofite (piante che tollerano il sale), proteggono le coste dal moto ondoso e mitigano il cambiamento climatico fissando e stoccando grandi quantità di CO2. A causa della loro posizione intermedia fra mare e terraferma, gli ambienti costieri e di transizione sono particolarmente delicati e sottoposti a impatti complessi e diversificati. Da un lato il livello del mare che si alza progressivamente e dall’altro gli esseri umani che sempre più ‘invadono’ gli ambienti costruendo, inquinando, distruggendo con tecniche di pesca invasive e occupandone gli spazi con insediamenti, coltivazioni e strutture ricettive. 

Già da decenni la comunità scientifica ha denunciato la rapida e diffusa perdita di habitat costieri (Loss, status and trends for coastal marine habitats of Europe. Oceanography and Marine Biology: An Annual Review – Airoldi & Beck, 2007) e la necessità di misure che permettano di invertire questa tendenza: una preoccupante superficie di ambienti costieri viene persa o degradata ogni anno a causa delle interazioni spesso sinergiche fra le diverse minacce antropiche. Per questo, la sensibilità pubblica si sta mobilitando sempre più per promuovere azioni di conservazione. L’Unione Europea è da decenni particolarmente avanzata nelle politiche a tutela dell’ambiente, come dimostrato dalla Direttiva Uccelli (1979) per la protezione degli uccelli selvatici e dalla Direttiva Habitat (1992) per la salvaguardia della biodiversità. La Strategia dell’UE sulla Biodiversità per il 2030 mira a raggiungere l’obiettivo di “riportare la natura nella nostra vita” con l’impegno di proteggere a tutela della natura almeno il 30% della superficie terrestre e il 30% della superficie marina dell’Unione entro il 2030. Ma proteggere l’esistente non è sufficiente, bisogna anche ripristinare in modo sostanziale gli ambienti naturali degradati o perduti, che è l’ambizioso obiettivo del Regolamento sul ripristino della natura (Nature Restoration Law) che il Consiglio europeo ha da poco adottato formalmente.

Un cartone animato sulle dune sviluppato all’interno del progetto di Terza Missione “Comunicare la sostenibilità e la biodiversità: un approccio multidisciplinare”, coordinato dal dipartimento di Biologia dell’Università di Padova

Conservazione e ripristino degli ambienti costieri

Ormai da decenni ricerca e politiche evidenziano l’importanza di riportare gli ambienti particolarmente degradati ad uno stato il più naturale possibile (che a volte differisce dal loro stato originario, impossibile da ricreare) attuando, globalmente, una serie di interventi di ripristino ecologico degli ecosistemi e dei servizi che essi forniscono alle persone. Secondo tale visione, i ripristini ecologici non hanno importanza per la sola biodiversità, ma anche per la nostra società attraverso i benefici concreti per le persone che ne possono derivare, tanto che le aree naturali sono definite “infrastrutture verdi e blu”. Per la loro importanza e il livello di degrado, gli ambienti lungo la costa dell’Alto Adriatico sono stati bersaglio di molti interventi di conservazione finanziati dall’Unione Europea (ad esempio col programma LIFE), lo Stato Italiano e gli enti locali. In particolare la Laguna di Venezia è un laboratorio vivente con numerosi ripristini creati negli ultimi decenni per proteggere e ricostruire ambienti di transizione come barene, la cui superficie a causa dell’erosione si è ridotta di più del 70% nell’ultimo secolo, velme (piane a marea) e praterie di piante acquatiche. Lungo le coste Adriatiche sono stati invece svolti diversi interventi per proteggere e ripristinare le dune. 

La sfida per gli enti locali, di gestione e la comunità scientifica, è unire le forze per affrontare la complessità insita nel creare interventi di ripristino in contesti fortemente antropizzati, che siano in grado di beneficiare in modo multifunzionale sia la natura che la nostra società e che siano economicamente sostenibili nel lungo periodo, ad esempio dal punto di vista della manutenzione ordinaria richiesta. Tale complessità travalica le competenze gestionali classiche e le discipline scientifiche tradizionali e richiede un approccio transdisciplinare che, nella pratica, viene spesso implementato col fondamentale contributo degli enti di ricerca. Per raggiungere tali obiettivi di sostenibilità vengono sempre più di frequente adottate ‘soluzioni basate sulla natura’, cioè tutte quelle azioni multifunzionali attuabili per proteggere o migliorare la qualità degli ecosistemi che si allontanano dalla mera costruzione di infrastrutture ingegneristiche tradizionali (infrastrutture grigie), sfruttando invece le opportunità fornite dalla natura stessa e i suoi processi. Esempi familiari sono la depurazione dell’acqua tramite la fitodepurazione, un insieme di processi che le zone umide svolgono egregiamente, o l’ingegneria naturalistica che sfrutta l’azione stabilizzante delle radici delle piante per proteggere pendii e coste. Per complessità e scala, ovviamente, gli interventi di ripristino sono tipicamente implementati da enti pubblici o soggetti tecnici/esperti, mentre non sono alla portata di noi cittadini. Questo però non vuol dire che anche noi, nel nostro piccolo, non possiamo fare qualcosa per la protezione degli ambienti costieri. Anzi, senza l’adozione di comportamenti sostenibili da parte di ciascuno di noi l’efficacia degli interventi di ripristino può essere vanificata o ridotta.

Cosa può fare ciascuno di noi?

Poche accortezze quotidiane possono bastare per fare la nostra parte nel proteggere gli ambienti costieri. Un primo passo è portar via tutti i rifiuti, anche biodegradabili, che produciamo ogni volta che andiamo in spiaggia. I rifiuti, oltre all’impatto estetico, possono creare gravi danni agli organismi che li ingeriscano per sbaglio o cambiare le proprietà chimiche dei suoli, influenzando comunità animali e vegetali. Quando passeggiamo sulla spiaggia e fra le dune, poi, è importante rimanere sempre sui sentieri battuti per evitare di calpestare le piante che vi crescono, che sono sì estremamente resistenti al vento ma anche estremamente vulnerabili al calpestio. Queste delicate piante sono fondamentali per l’integrità strutturale delle dune e non vanno quindi danneggiate o nemmeno raccolte. Per lo stesso motivo, non bisogna stendersi o accamparsi fra le dune e anche i cani devono essere tenuti al guinzaglio, specialmente nei periodi di nidificazione dell’avifauna: sulle dune infatti vivono e nidificano molte specie di uccelli, spesso rare e protette. Bisogna anche evitare di accendere fuochi, per evitare il rischio d’incendiare la folta vegetazione che cresce sulle dune più vecchie e consolidate. Infine, il materiale vegetale spiaggiato, come pezzi di alghe, piante acquatiche, rami e tronchi, non è ‘sporco’ e non va rimosso in quanto contribuisce a ricostruire gli ambienti dunali e a proteggerli dal mare. La pulizia meccanica di tali materiali ci restituisce sicuramente spiagge più ordinate ma anche più vulnerabili alle mareggiate, oltre ad essere un pericolo per gli animali e piante che abitano o nidificano nella prima zona dunale. Insomma, non scordiamoci che le dune sono sia una fonte di meravigliosa biodiversità che una protezione dal mare per spiagge e territori costieri: rispettarle, preservarle e addirittura ripristinarle significa proteggere un patrimonio collettivo.

Articolo originale: https://ilbolive.unipd.it/it/news/scienza-ricerca/noi-mare-dune-costiere-patrimonio-non-calpestare

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Mirano: Segnalazione abbattimento alberi in proprietà privata in periodo di nidificazione

Venezia, li 25 agosto 2024

Al Comune di Mirano
Ufficio Relazioni con il Pubblico
urp@comune.mirano.ve.it

E p.c.

Alla Città Metropolitana di Venezia
protocollo@cittametropolitana.ve.it

con preghiera di inoltro alla

Polizia Metropolitana – nucleo ambientale

Oggetto: Lipu, sezione di Venezia, segnalazione di abbattimento alberature e vegetazione arbustiva in periodo di nidificazione in località Mirano, Venezia

Spett.le Ufficio,

sono giunte a questa Associazione alcune segnalazioni da parte della cittadinanza in merito all’abbattimento di una serie di alberature e vegetazione arbustiva in prossimità della proprietà privata situata al civico 237 di Via Cavin di Sala in località Mirano VE), sul lato prospicente la Via Accopè Fratte.

Particolare del tracciato in cui è stato eseguito l’abbattimento

L’accertamento sul posto circa la presenza di nidi non è stato possibile dal momento si tratta di un fondo privato, tuttavia, data la tipologia di alberature abbattute, è presumibile ritenere abbiamo ospitato nidi di Merli (Turdus merula), Cinciallegre (Parus Major), Capinere (Sylvia atricapilla), Cinciarelle (Cyanistes caeruleus), Rigogoli (Oriolus oriolus) ed altri piccoli uccelli, nonché di Pipistrelli della specie Ferro di Cavallo Maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) come dettagliato dalle segnalazioni dei richiedenti.

Cinciallegra (Foto di Luigino Busatto)

Si auspica che in futuro, così come già avviene in ambito pubblico, venga riconosciuto anche in ambito privato un regime di maggior tutela ed attenzione alla gestione delle aree verdi, soprattutto in periodo di nidificazione.

All’uopo si richiama quanto trasmesso dal presidente della Lipu nel 2023 all’ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani.

“Divieto di effettuare, in ambito urbano e periurbano, abbattimenti e potature tra il 1° di marzo e il 30 agosto, ossia durante il periodo di riproduzione degli uccelli. Ed evitare, tutto l’anno, potature drastiche, limitandosi a interventi motivati, selettivi e mirati al rispetto del mantenimento vitale delle piante.

L’appello è contenuto in una lettera inviata oggi dalla Lipu-BirdLife Italia al presidente dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) Antonio De Caro, in vista dell’inizio, tra poco più di un mese, della stagione riproduttiva degli uccelli selvatici che spesso coincide con l’avvio di lavori di abbattimenti e potature drastiche di alberi, siepi e altra vegetazione, in parchi, giardini e altre aree verdi urbane, così come lungo i corsi d’acqua e negli ambienti agricoli vicino alle città.

“Tali interventi – scrive nella lettera Aldo Verner, presidente della Lipu – oltre a causare il danneggiamento e la destabilizzazione delle piante, incidendo negativamente sull’erogazione dei servizi ecosistemici e del connesso capitale naturale, distruggono direttamente i nidi dell’avifauna, la cui gran parte è difficilmente rilevabile anche da ornitologi esperti, poiché molti nidi sono piccoli, abilmente nascosti nella vegetazione, oppure allestiti dentro strette cavità del tronco e delle branche”.

Una raccomandazione, quella di evitare tagli ad alberi e siepi durante il periodo riproduttivo, ribadita anche dall’Ispra con un parere espresso nell’ottobre 2021. Così come assumono rilevanza in questa direzione i contenuti del Decreto del ministero della Transizione ecologica del 10 marzo 2020 sui criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico (Cam), che impongono il rispetto della fauna, soprattutto nei parchi suburbani e nelle aree a forte valenza ambientale, e una manutenzione del patrimonio arboreo e arbustivo garantito da personale competente e in periodi che non arrechino danni alla pianta e disturbo alla fauna.

“Alla luce di tutto questo, considerate la rilevanza della materia e le stesse previsioni della nuova Strategia europea sulla Biodiversità 2020-30, i cui obiettivi specifici e generali in vari casi rimandano, direttamente o indirettamente al tema – conclude Aldo Verner nella lettera al presidente dell’Anci – siamo a domandare un Suo intervento sulla vasta comunità dell’Anci, con la richiesta di rispettare le norme per la tutela della biodiversità, specialmente garantendo l’attività riproduttiva dell’avifauna, e di una corretta gestione del verde urbano”.

Si rammenta che la distruzione dei nidi di uccelli è una pratica vietata come previsto dal dettame normativo della Legge 11 febbraio 1992 nr. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” nonché sanzionata dall’art. 544 bis del Codice Penale.

Ringraziando per l’attenzione si porgono distinti Saluti.

Il delegato della Sezione Lipu di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Osservazioni per ristrutturazione edifici confinanti l’Oasi Ca’ Roman a Pellestrina