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Biacco, il serpente da non temere

Il Biacco (Coluber viridiflavus), è un grande serpente slanciato la colorazione dell’adulto, nelle nostre campagne, è generalmente completamente nera (melanica), da cui il nome dialettale di Carbonasso.  E’ un serpente non velenoso (è completamente sprovvisto di veleno e di denti atti ad iniettarlo) può raggiungere la lunghezza di 150 cm. è amante della luce ed è attivo soprattutto nelle ore diurne. Si difende principalmente con una velocissima fuga. Nel periodo tra aprile e giugno avviene l’accoppiamento e a luglio depone le uova (5-15 deposte sotto le pietre, nelle cavità di tronchi o in buche scavate nel terreno). A fine agosto e durante settembre le uova schiudono e nascono dei piccoli biacchi lunghi 20-25 cm.

Il Biacco (Coluber viridiflavus), è un rettile molto agile e veloce (fino a 11 km all’ora), caccia a vista inseguendo la preda si cibano di lucertole, di piccoli mammiferi, di rane uccelli o di altri serpenti. è il serpente più comune delle nostre regioni e riveste un ruolo nel controllo biologico di insetti, vermi e roditori.

le foto che seguono ritraggono due meravigliosi esemplari di Biacco (Coluber viridiflavus) intenti in un complesso rituale di corteggiamento, una sorta di danza che precede l’accoppiamento.

Specie rigorosamente protetta (Convenzione di Berna all. II)

Foto e testo di Bruno Zavattin

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Mortalità uccelli da impatto su strada

Gia’ dall’inizio di primavera sono giunte alla Sezione LIPU di Venezia diverse segnalazioni di uccelli di varie specie, feriti o uccisi nella viabilità  soprattutto periurbana ed extraurbana. Le famiglie di uccelli più colpite sono gli Ardeidi quale appartengono le specie degli  Aironi, la famiglia dei Rallidi quale ad esempio appartiene la Gallinella d’acqua, investita in quanto cammina a bordo strada in prossimità di aree umide, la famiglia degli Strigidi cui appartiene la Civetta, cui avendo abitudini crepuscolari e notturne rimane abbagliata dai fari dei veicoli. Per quanto riguarda la famiglia degli Ardeidi tra le specie più conosciute annoveriamo l’Airone cenerino, il Tarabuso, il Tarabusino, la Nitticora, la Garzetta, l’Airone guardabuoi, l’Airone bianco maggiore.  Gli Ardeidi hanno la criticità di essere particolarmente vulnerabili nelle collisioni da traffico veicolare, in quanto nell’alzata in volo non hanno inizialmente una traiettoria ben definita e si manifesta incerta, questa rimane una caratteristica della specie. La frammentazione degli habitat, la sottrazione di siepi ed alberi a bordo strada, la vicinanza di canali, rogge, stagni, fiumi rispetto alle strade: tutti fattori che determinano fattori di alta mortalità per gli Aironi. Prendendo in esame l’Airone grigio, questa è una specie svernante e nidificante, è un migratore di medio raggio e la Val Padana ospita tra le più numerose colonie dell’Europa Meridionale, si ciba di pesci, anfibi, bisce l’acqua, piccoli invertebrati. La mortalità di un esemplare adulto in periodo di nidificazione può compromettere l’intera nidiata di giovani aironi che si troverebbero senza sostentamento.

La costruzione di nuove strade,  la crescente urbanizzazione del territorio senza adottare misure di mitigazione e corridoi ecologici per lo spostamento di animali tra territori, sta mettendo in serio pericolo il futuro di alcune specie. Cosa può fare l’automobilista? In prossimità di aree verdi ed umide, cercare di ridurre la velocità del proprio veicolo e nel caso noti un uccello la cui traiettoria incrocia quella della strada percorsa, indipendentemente dal senso di marcia,  ridurre ulteriormente la velocità, anche fermandosi, se notiamo soprattutto uno Strigide che abitualmente si posiziona a terra, in piena carreggiata. In caso di investimento di un animale fermarsi e chiamare un numero di emergenza oppure direttamente di soccorso animali, numero presente nel sito di Sezione www.lipuvenezia.it.

Nelle foto un Airone cenerino Ardea cinerea investito con esiti letali nella zona di Caposile – Venezia, si noti il becco scheggiato da una collisione con un veicolo, che probabilmente viaggiava a forte velocità per cui l’esemplare non è riuscito a commisurare lo spazio – tempo.

Il delegato sezione LIPU Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

Venezia, li 10 maggio  2022

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Guide e manuali Informazioni

Animali, la LIPU lancia una webapp per soccorrere la fauna in difficoltà

Aiuterà a capire cosa fare nel caso di ritrovamento di uccelli o altri animali selvatici feriti.

Ogni anno sono decine di migliaia gli animali soccorsi e ricoverati presso i centri recupero fauna selvatica di tutta Italia. “Cinque richieste della Lipu per migliorare il sistema recupero in tutta Italia”. “Il soccorso della fauna selvatica è una prova della grande sensibilità degli italiani ma al tempo stesso una materia complicata e impegnativa, tra informazioni carenti, amministrazioni non sempre presenti e una normativa che va migliorata. Per questo l’impegno della Lipu crescerà, anche con il nuovo portale informativo per tutti i cittadini”. Lo dichiara la Lipu nel presentare animaliferiti.lipu.it, la webApp realizzata con il contributo della Nando and Elsa Peretti Foundation (https://perettifoundations.org), a disposizione delle persone che trovano un animale selvatico in difficoltà e desiderano prestare soccorso.

Ogni anno sono in effetti decine di migliaia gli uccelli e gli altri animali selvatici, tra cui specie migratrici, a rischio o di particolare interesse conservazionistico, ricoverati nei centri recupero della Lipu e di altre organizzazioni, al fine di curarli e restituirli alla libertà. Molto spesso la filiera del recupero parte da comuni cittadini che, specie in primavera ed estate, si imbattono in rondoni caduti dal nido, falchi feriti, volpi con traumi e molti altri casi analoghi. In queste circostanze, sovente le persone non sanno come comportarsi, tentando a volte invano di rivolgersi direttamente alle amministrazioni pubbliche, che pure dovrebbero disporre di servizi ad hoc, o intervenendo laddove la natura sta semplicemente facendo il proprio corso e ogni ingerenza umana può essere dannosa per l’animale. Ne sono esempio i cuccioli di capriolo o lepre, che devono essere lasciati dove si trovano e non essere in alcun modo toccati, o la maggior parte dei pulcini di uccelli selvatici, che abbandonano naturalmente il nido quando sono ancora incapaci di volare e alimentarsi autonomamente. Contrariamente alle apparenze, questi uccelli continuano a essere seguiti, accuditi e alimentati dai genitori, finché non sono in grado di volare ed essere autonomi.

Per far sì che si evitino errori e in generale si disponga delle informazioni necessarie, è nata la webApp della Lipu animaliferiti.lipu.it, pensata secondo un processo algoritmico che risponderà alle domande più frequenti che i cittadini si pongono: il tipo di animale, le cause della difficoltà in cui versa, il dubbio se raccoglierlo o meno, il pronto soccorso e l’alimentazione di emergenza, le cose assolutamente da non fare e, soprattutto, il centro specializzato più vicino al quale consegnarlo. In questo senso, il sito elenca, divisi per regione, tutti i centri recupero fauna selvatica operanti in Italia, specificando il tipo di attività svolta, gli orari e i contatti, in modo da mettere in condizione i cittadini di svolgere al meglio l’opera meritoria del soccorso e far sì che gli animali siano consegnati ai centri il prima possibile.

“La materia del recupero della fauna in difficoltà è tra le più complicate e impegnative – dichiara Laura Silva, responsabile del Recupero della Fauna della Lipu – pur a fronte della grande sensibilità delle persone che sempre più desiderano aiutare gli animali. Solo nel 2021 la Lipu si è presa cura di 32mila animali selvatici, rispondendo a qualcosa come 107mila richieste telefoniche. I nostri 10 centri recupero sono costantemente impegnati, così come molti dei nostri 100 gruppi e delegazioni locali. “La webApp della Lipu – continua Laura Silva – cui ha contribuito la Nando and Elsa Peretti Foundation, rappresenta uno strumento di grande utilità e persino conforto per le persone, che talvolta si sentono abbandonate a sé stesse. Lo aggiorneremo e arricchiremo costantemente, anche con specifici tutorial, e intensificheremo i corsi di formazione per operatori e volontari. E’ tuttavia necessario che il sistema recupero cresca e migliori in generale, sia sotto il profilo di una normativa uniforme e più efficace, sia sotto quello del sostegno alle associazioni.

“Un passo importante è stata la creazione del Fondo nazionale per il recupero della fauna, previsto dalla legge di Bilancio 2021 e confermato anche quest’anno, che va esteso alle organizzazioni di volontariato che tutelano la fauna e integrato con fondi regionali. Serve tuttavia – conclude Silva – anche un maggiore riconoscimento da parte delle regioni dell’enorme lavoro svolto dai centri, così come un maggior raccordo dei recepimenti normativi regionali, linee guida omogenee nazionali, magari un patentino per gli operatori dei Centri recupero, che potrebbe essere rilasciato da Ispra, e un’attenzione agli aspetti scientifici, di raccolta ed elaborazione dei dati, che possono essere davvero importanti ai fini della conoscenza, della lotta alle illegalità e della conservazione della natura”.

Le 5 richieste della Lipu per migliorare il recupero della fauna selvatica
1. Una cabina di coordinamento tra le regioni italiane sul recupero della fauna selvatica.
2. Un regolamento con linee guida omogenee nazionali emanato dal Ministero della Transizione ecologica.
3. La creazione della figura dell’Operatore del recupero, con patentino rilasciato da Ispra, che supporti veterinari e tecnici esperti.
4. La stabilizzazione del Fondo nazionale per il recupero della fauna, esteso alle organizzazioni di volontariato e ai centri recupero che tutelano la fauna selvatica, ad integrazione dei fondi regionali.
5. L’attenzione agli aspetti scientifici, con l’utilizzo di un database unico per tutti i centri recupero e l’opportuna raccolta ed elaborazione dei dati.

Il recupero della fauna selvatica in 10 cifre

32.719 gli uccelli e altri animali selvatici curati nei centri recupero della Lipu e soccorsi dalle sue oasi, gruppi e delegazioni locali nel 2021.

107.018 le risposte date dalla Lipu alle richieste dei cittadini sul tema della cura e della protezione degli uccelli animali selvatici feriti o in difficoltà nel corso del 2021

10 i centri recupero fauna selvatica gestiti dalla Lipu

706 i volontari attivi all’interno dei Centri recupero della Lipu nel 2021

95.918 le ore dedicate da operatori e volontari della Lipu alla cura della fauna selvatica nel 2021

180 le richieste scritte inviate alle amministrazioni pubbliche competenti in materia nel corso del 2021

36% il tasso di risposta delle amministrazioni pubbliche

1971 l’anno di inaugurazione del primo centro recupero della Lipu (Roma)

1992 l’anno di entrata in vigore della legge nazionale (la n. 157 dell’11 febbraio 1992) che regolamenta la materia

90 i centri recupero presenti nella webApp della Lipu con contatti utili per i cittadini

L’indirizzo della nuova webApp della Lipu per la fauna selvatica in difficoltà animaliferiti.lipu.it.

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Comunicato stampa inerenti potature su giardini ed ambiti privati

La pratica delle potature drastiche su giardini ed ambiti privati rimane degna di attenzione e bisognosa di una riflessione. L’abitudine di eseguire potature severe e capitozzature agli alberi,  rappresenta un costo per il committente, porta ad un danno all’albero stesso oltre che privare gli uccelli di un naturale riparo e spazio vitale per la loro etologia. Mentre nel Verde Pubblico la materia rimane normata in gran parte da Regolamenti sul Verde, da Leggi statali e regionali,  in ambito privato, se gli alberi non sono classificati monumentali o vincolati dalla Soprintendenza alle BB.AA. rimangono solo degli elementi di raccomandazione. Allo scopo si richiamano le “Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile”  del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico”,  queste pratiche svolgono funzione di indirizzo anche per la gestione del verde privato. Tale documento è  consultabile e scaricabile in Rete:alla pagina 40 nel paragrafo Potatura, leggiamo: “Un approfondimento meritano gli interventi di potatura che rappresenta una pratica colturale che maggiormente impatta le condizione di vegetazione degli alberi. Una potatura male eseguita, che nei casi migliori è inutile, può danneggiare irrimediabilmente un albero, accorciandone il ciclo vitale, indebolendolo, anche al punto di renderlo instabile e quindi pericoloso. Ad ogni stagione l’esecuzione di potature scorrette provoca danni economici enormi, oltre che al danno paesaggistico ed all’erosione del nostro patrimonio arboreo. Essendo la potatura un intervento che influisce sulle condizioni energetiche  dell’albero, e può essere anche fonte di diffusione di patologie, è necessario che venga svolta solo da personale qualificato e che le Amministrazioni Comunali adottino Capitolati specifici, mettendoli a disposizione anche dei privati che ne facessero richiesta. (…) a pag. 41 del seguente documento nel paragrafo Capitozzatura riporta:” che consiste , come è noto nel drastico raccorciamento de tronco o delle branche primarie (sbarcatura) fino in prossimità di questo. Tale operazione è una delle principali cause delle cattive condizioni cui versano molti alberi ornamentali. Il tronco capitozzato viene, infatti, lasciato dal taglio senza difese e così i tessuti, anche nelle specie con buon capacità di compartimentalizzazione, iniziano a morire dalla superficie del taglio stesso verso l’interno. La corteccia, inoltre, viene improvvisamente esposta ai raggi solari, con eccessivo riscaldamento dei vasi floematici più superficiali, che sono danneggiati. La capitozzatura è, perciò, un’operazione che deve essere evitata ogni volta che sia possibile. Nel caso in cui cui non esistono alternative, si dovrà operare in modo da ridurre al massimo i danni alla pianta. Si crede erroneamente che un albero capitozzato richieda interventi minori: in realtà è l’opposto. Se l’albero sopravvive  richiederà costanti potature per diversi anni; se l’albero muore dovrà essere abbattuto e rimosso. Infine, considerando che un albero capitozzato  è predisposto a rotture e può essere pericoloso, e quindi la capitozzatura è riconosciuta come una pratica inacettabile di potatura, ogni danno causato dalla caduta dei rami può essere riconosciuta come negligenza presso un tribunale.” (…)

Il patrimonio Verde in ambito privato, sommato al Verde Pubblico costituisce nelle nostre città  un valido schermo  per limitare e frangere le ondate di calore ed inquinamento cui i cambiamenti climatici in atto ci sottoporranno in maniera sempre maggiore. La dott.ssa MENNE Bettiana, coordinatrice delle attività OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) Europa, sullo sviluppo sostenibile e la salute, ha ricordato: (…) l’ondata di calore che ha colpito l’Europa nel 2003 è stata responsabile  della morte di 70.000 persone, quella che ha investito l’Europa dell’Est nel 2010 ne ha uccise 50.000. Nell’arco di una generazione, nel 2050, la differenza tra ignorare il problema delle ondate di calore o adottare la metà delle misure possibili significherà , solo per i cittadini europei con più di 65 anni, sacrificare  o risparmiare 160.000 vite ogni anno (…).

Il delegato sezione LIPU Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

Venezia, li 12 maggio  2022

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Notizie dal territorio Senza categoria

Tessera, taglio vegetazione in località Puntalonga

Venezia,
Prot.Vedi timbratura informatica PG 2022/

Alla c.a.
Lipu ODV Sezione di Venezia
Piazza I Maggio n. 1
30020 Marcon (VE)

e.pc
Spett.le Provveditorato Opere Pubbliche per
le Regioni di Veneto, Trentino A.A. – Sudtirol,
Friuli V.G.
comunicazione via pec

Oggetto: LIPU/BirdLife International, Sezione di Venezia, Venezia – Tessera, area denominata Punta Longa, compresa tra Canale di Tessera e Canale Scolmatore “Bazzera”, Lavori in corso con compromissione di habitat Natura 2000 prioritari e degrado nell’ambito di tutela paesaggistica della Laguna di Venezia. Considerazioni del servizio Valutazioni Ambientali.

Con riferimento alla nota pervenuta in data 16/03/2022 pg 2022/118364, si informa che in merito ai lavori segnalati il rilascio del parere VINCA non è di competenza di questa amministrazione. La valutazione di incidenza rimane in capo all’autorità competente alla approvazione del progetto o intervento.

Cordiali saluti

Il Direttore
Danilo Gerotto

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Cave di Gaggio Nord Oasi e riserve

Sessione inanellamento a scopo scientifico all’Oasi di Gaggio

L’assiolo come nidificante presso l’oasi LIPU “Cave di Gaggio nord”

Presso l’oasi gestita dall’associazione ambientalista è in corso di svolgimento un progetto di monitoraggio scientifico attraverso l’inanellamento, che mira ad indagarela comunità nidificante all’interno del canneto presente nelle cave.

Durante la sessione svoltasi domenica 15 maggio, all’alba è stato catturato ed inanellato un individuo di assiolo. L’attività di inanellamento a scopo scientifico ricade all’interno del progetto nazionale MonitRing coordinato e gestito dal CNI (Centro nazionale inanellamento) dell’ISPRA. Personale opportunamente formato e autorizzato dallo stesso ente e dalla regione Veneto, nei mesi di maggio giugno e luglio, attraverso questo monitoraggio indagherà la consistenza e il successo riproduttivo della comunità avifaunistica presente in oasi con l’obiettivo finale di dare un corretto riscontro alla qualità ambientale dell’area protetta.

In questa occasione, è stata organizzata una visita guidata da parte del responsabile dell’oasi Sandro Stefani, che ha accompagnato i visitatori tra cui 5 entusiasti bambini a vedere da molto vicino l’attività.

Poche le catture nelle 6 ore di attività (come da protocollo di progetto). Si segnalanole prime cannaiole comuni (Acrocephalus scirpaceus) arrivate da poco dai quartieri di svernamento in Africa, capinere (Sylvia atricapilla) nidificanti e una iridescente gazza (Pica pica).

L’assiolo (Otus scops) e’ un piccolo rapace notturno appartenente alla famiglia degli strigidi; delle dimensioni di un merlo, risulta essere il piu’ piccolo della famiglia secondo solo alla civetta nana (Glaucidium passerinum). Durante la nidificazione crea una coppia stabile stagionale con il partner, la cova avviene in cavità di alberi, anfratti di edifici, e occasionalmente occupa nidi non utilizzati di altri uccelli. E’ principalmente insettivoro, ma non disdegna di cacciare anche qualche rettile e anfibio, mentre i micromammiferi sono solo prede occasionali. Presso le cave è presente come specie nidificante. Generalmente migratore transahariano, si segnala come negli ultimi anni stiano aumentando i casi di svernamento in area mediterranea come adattamento ai cambiamenti climatici. E’ una specie termofila, che predelige ambienti caldi, e si adatta bene a zone alberate con frequenti e ampie radure.

Secondo la lista rossa nazionale degli uccelli redatta dal MiTE e da Federparchi sotto l’egida dell‘IUCN (International Union for the Conservation of Nature), l’assiolo risulta classificato come “a minor preoccupazione di estinzione”, negli ultimi vent’anni la sua popolazione è aumentata e si è ampliata sia in ambito urbano che agroforestale planiziale.

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Cave di Gaggio Nord Notizie dal territorio Oasi e riserve

Oasi Cave di Gaggio, il Picchio Nero è tornato

Il Picchio nero (Dryocopus martius) è il più grande  dei picchi d’Europa, si nutre prevalentemente di formiche e larve di coleotteri nascosti all’interno del legno, che ricerca scavando profonde cavità nei tronchi e nelle ceppaie col potente becco. 

Specie prettamente montana, in Italia è presente e ben distribuita nella catena Alpina, nell’Appennino ha diffusione frammentata, con piccoli nuclei, dalle foreste Casentinesi sino al Parco Nazionale della Sila.

Dagli anni 80, la specie risulta in lenta espansione verso il basso  arrivando fino in pianura di Venezia dove avvistamenti e segnalazioni di ornitologi e appassionati si sono fatti sempre più frequenti, sopratutto durante i mesi invernali.

La sua diffusione si riscontra sopratutto nelle Oasi e zone protette dove la tutela permette la formazione e la conservazione di aree boscate con grandi alberi maturi, che attraggono le varie specie di picchi. 

Le grandi dimensioni, la macchia rossa nella parte posteriore del capo nella femmina, il vertice completamente rosso nel maschio, il becco color avorio e l’iride chiara in contrasto con il piumaggio completamente nero, rendono il Picchio nero (Dryocopus martius) inconfondibile all’osservatore attento “armato” di binocolo.

Anche i richiami ed il canto caratteristici della specie sono un importante elemento per accertarne la presenza.

Invece quando decide di stare immobile e in silenzio diventa praticamente invisibile e può passare inosservato anche ai più esperti.

Altre caratteristiche condivise con gli altri picchi sono la forma della zampa, due dita sono rivolte in avanti e due opposte all’indietro e le penne della coda rigide, usate come un vero e proprio puntello, sono adattamenti perfetti per arrampicarsi e muoversi agilmente sulla corteccia degli alberi.

Nell’Oasi Cave di Gaggio, le osservazioni del Picchio nero (Dryocopus martius) si sono fatte sempre più frequenti anche se saltuarie, con pochi rilevamenti durante i mesi invernali.

Quest’anno la presenza all’interno dell’oasi è stata pressoché continua da novembre fino ad oggi.

Si può ritenere che una presenza così prolungata, confermata nel tempo da una nutrita documentazione fotografica, sia indice di buona salute ambientale generale, per la presenza di una copertura arborea importante con vecchi alberi  e tronchi caduti marcescenti.

Situazione ideale per sostenere una buona e vitale popolazione di picchi ben rappresentati dal comune Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), dal colorato Picchio verde (Picus viridis) nella speranza che il nostro Picchio nero (Dryocopus martius) trovi un sicuro rifugio all’interno dell’oasi naturalistica Cave di Gaggio.

Raffaello Pellizzon

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Bosco di Mestre, la LIPU chiede chiarimenti alla Regione sulla compromissione dell’habitat

Spett.le Regione Veneto Ufficio Tutela Biodiversità turismo@pec.regione.veneto.it
Venezia, li 15 marzo 2022

Oggetto: LIPU/Birdlife International, Sezione di Venezia, Bosco di Mestre, richiesta chiarimenti circa la compromissione di habitat prioritari.


Spett.le Ufficio,
è giunta a questa Associazione una segnalazione documentata poi risultata genuina circa la compressione di habitat prioritari presso il Bosco di Mestre in località Venezia – Favaro Veneto.
Da quanto evidenziato nella segnalazione ricevuta, sono state posizionate ex novo a lato nord del manufatto del Forte in oggetto, delle piattaforme in cemento per il tiro con l’arco e relativi camminamenti. Dette strutture sovrastano i prati di interesse naturalistico nonché sono situati a pochi metri dal fossato perimetrale. Tramite rilevamenti è stata accertata la presenza, all’interno dell’area del Forte Cosenz, di specie ad alto valore naturalistico. In particolare, Rana latastei Boulenger, 1879 e Lycaena dispar Haworth, 1803 sono entrambe inserite nell’Allegato II della Direttiva Habitat (DIRETTIVA 92/43/CEE del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche). Si specifica che le specie inserite in Allegato II vengono indicate come “specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione” e come indicato dall’art. 12 della suddetta Direttiva bisognose di adeguate misure di salvaguardia come stabilito dal D.P.R. 357/1997.

Unitamente alle due specie animali, sopra citate, ne sono state rilevate altre due di ambito floristico, inserite nella Lista rossa della IUCN (International Union far Conservation of Nature). Si tratta di: Plantago media L. e Leucojum aestivum L. La relativa vicinanza dell’area analizzata al sito SIC e ZPS del Bosco di Carpenedo, ne inducono ad un significativo carattere di bene tutelato.
Questa Associazione richiede al Vostro Ufficio quali misure sono poste in essere al fine di tutelare le specie in argomento.
Cordialmente

Il delegato LIPU Sezione Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

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Notizie dal territorio

Tessera, compromissione dell’habitat a Punta Longa

Spett.le Provveditorato Opere Pubbliche per le Regioni di Veneto, Trentino A.A. – Sudtirol, Friuli V.G.

Spett.le Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio
Per il Comune di Venezia e Laguna

e,p.c.

Spett.le Comune di Venezia
Ufficio Ambiente

                                                   Venezia, li 15 marzo 2022

Oggetto: LIPU/BirdLife International, Sezione di Venezia, Venezia – Tessera, area denominata Punta Longa, compresa tra Canale di Tessera e Canale Scolmatore “Bazzera”, Lavori in corso con compromissione di habitat Natura 2000 prioritari e degrado nell’ambito di tutela paesaggistica della Laguna di Venezia.

Spett.li Enti in indirizzo,

è giunta alla scrivente Associazione segnalazione da parte di alcuni cittadini residenti dell’abbattimento di circa 500 tra alberi ed arbusti in località Venezia – Tessera, Puntalonga, meglio dettagliata all’oggetto. Dalla documentazione fotografica prodotta si evince l’abbattimento sistematico, neppure selettivo, di alberi di Pioppo nero, Bagolaro, Quercia, Robinia, Biancospino, oltre all’eliminazione di arbusti  di Rosa canina e Prugnolo e di altre specie non meglio censite. 

L’area in questione, parte della Laguna di Venezia, rappresenta un importante sito per la sosta e riposo di uccelli migratori, trovandosi la Laguna di Venezia, in posizione centrale nella rotta migratoria tra l’Europa e l’Africa, nonché, data la stagione, il luogo è particolarmente significativo in quanto alcune specie di uccelli stanno esibendo comportamenti pre–nuziali, o già covando, come alcune coppie di Airone grigio.

Data la presenza della ZSC IT3250031 “Laguna superiore di Venezia” e del vincolo paesaggistico di cui al D.M. 1.08.1985 “Dichiarazione di notevole interesse pubblico riguardante l’ecosistema della laguna Veneziana …”, questa Associazione richiede di avere notizia se l’effettuazione di detti lavori in corso siano stati autorizzati conseguentemente all’acquisizione e applicazione della relativa VINCA (Valutazione di Incidenza Ambientale) oltre che previa autorizzazione paesaggistica. 

Si ricorda che la sola presenza sul luogo dei lavori di alcune specie presenti negli Allegati della Direttiva Habitat 92/43 CEE, fa conseguire, per il relativo art. 12, le misure di salvaguardia di cui al DPR 357/97.

Per i lavori segnalati, si resta pertanto in attesa di notizie in merito alle eventuali  autorizzazioni rilasciate per l’esecuzione delle opere, al parere VINCA e all’autorizzazione paesaggistica rilasciate ed agli eventuali provvedimenti predisposti per sospendere i lavori al fine di impedire ulteriori penalizzazioni della biodiversità e del paesaggio lagunare.

Cordiali saluti

Il delegato LIPU Venezia
Dr. Gianpaolo PAMIO

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Cave di Gaggio Nord Oasi e riserve

Gru all’Oasi di Gaggio

“Sabato 12 marzo,  al calar del sole, una piacevole e rara sorpresa per i volontari dell’Oasi LIPU di Gaggio. Un piccolo stormo di una trentina di Gru Grus gru si è poggiato sul prato confinante con l’Oasi. 

Le Gru sono tra gli uccelli migratori più grandi del mondo e a una velocità tra i 60 e gli 80 km orari coprono, in un solo giorno, distanze tra i 300 e gli 800 km, volando ad altezze tra i 2mila e i 10mila metri da terra. 

Gli stormi possono arrivare a centinaia di individui che volano nella classica formazione a “V”.  

Le Gru hanno una caratteristica sonora che le rende inconfondibili, gridano mentre sono in volo. L’avvicinarsi, anche di un piccolo stormo, è un’emozione per gli occhi e per le orecchie. 

Common Crane

Le Gru che arrivano da noi sono “Gru Cenerine” grandi uccelli leggeri, grigi bianchi e neri, con una macchia rossa sulla testa. Arrivano dall’Africa occidentale passando per Gibilterra, sopra la Spagna, e poi in Italia nei cieli della Sardegna, Toscana e in Pianura Padana in particolare sulla costa tra Venezia e Trieste. Vanno verso le regioni nord temperate e polari, i paesi scandinavi, baltici e fino in Russia dove tra aprile e giugno si riproducono. 

Vederle a terra nelle nostre zone è difficile, di solito preferiscono i grandi spazi indisturbati. E infatti, trascorsa la notte, al primo raggio di sole sono ripartite in volo. Per proseguire il loro viaggio, che in molti paesi del mondo è un segno di buona fortuna, perché annuncia l’arrivo della primavera.” 

Testo di Ferdinando Monachino

Venezia 16 marzo 2022